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Il Terzo settore nel programma dei candidati di Napoli

Finita l'era di De Magistris, la città si trova a dover vivere le solite contraddizioni: miseria e nobiltà di una grande città più attiva e solidale delle sue rappresentazioni. Mentre il centrosinistra punta, oltre che su co-progettazione e co-programmazione, sul coinvolgimento del Terzo settore nella valutazione d'impatto degli investimenti, il centrodestra si richiama all'«interculturalità come patrimonio della comunità»

di Redazione

Finita l'era De Magistris, la città si ritrova con i problemi di sempre. E con sette candidati alla carica di sindaco: l'ex ministro Gaetano Manfredi per il centrosinistra, Catello Maresca per il centrodestra, Antonio Bassolino e l’assessore uscente Alessandra Clemente.

Il centrosinistra e un'idea di welfare allargato

Accademico, rettore della Federico II, già ministro, Gaetano Manfredi è dato come favorito nella corsa alla poltrona di primo cittadini. Gaffes a parte («sono da sempre tifoso della juventus»), il candidato del centrosinistra ha strutturato un piano che qualcuno non ha esitato a definire "dei sogni" per rilanciare la città.

Tra tutti i candidati delle grandi città, il programma di Manfredi è quello che fa più richiami al Terzo settore: il lemma, infatti, ricorre ben 30 volte.

Sul piano strategico, il Terzo Settore viene qualificato come soggetto attivo «nella programmazione, progettazione e gestione delle politiche sociali, o più in generale delle politiche integrate».

Sul piano operativo, il ruolo di cogestione del Terzo settore viene richiamato in tutti gli amini a valenza sociale: dalla transizione ecologica all'educazione, dal reinserimento lavorativo alla lotta alle disuguaglianze, dall'università alla legalità.

Napoli, si legge nel programma, «è la culla dell’educativa di strada, un posto resiliente in cui il Terzo settore ha sviluppato in forme diverse occasioni ed esperienze incredibili. Dappertutto il lavoro con i bambini, con le mamme, nei quartieri, attraverso la rigenerazione urbana, i doposcuola, i laboratori costituiscono un segno tangibile della straordinaria potenza culturale e creativa che ha generato la città in questi anni dal basso».

Napoli, nella visione che emerge dal programma di Manfredi, deve assolutamente appoggiarsi al Terzo settore «per uscire definitivamente dalla crisi». Come? Implementando un nuovo welfare basato su «tre pilastri: la co-progettazione, il partenariato pubblico privato e la valutazione di impatto».

Centrodestra: «l'interculturalità come patrimonio»

C'è chi dice che i giochi siano fatti e che il candidato del centrodestra, il magistrato Catello Maresca, stia di fatto correndo a vuoto. Nel suo programma, però, il candidato dettaglia un'idea precisa di città. Con un Terzo pilastro, oltre Stato e mercato, che dovrebbe essere rappresentato dal Terzo Settore.

In questo senso, «coerentemente con gli obiettivi del PNRR», il centrodestra propone di riorganizzare le partecipate comunali – oggetto, da sempre, di critiche su gestione e funzione – in modo che si possano sfruttare i nuovi scenari apertu «dalla Riforma del Terzo settore». Come? «Aderendo al nuovo Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) per dare un ruolo di imprese sociali alle partecipate e non di presunti imprenditori gestori di stipendi ci politici».

In particolare, il coinvolgimento del Terzo settore è richiamato – oltre che nei classici ambiti – in quello culturale e… interculturale. L'idea di fondo del candidato del centrodestra è, infatti, quella di un'idea – testualmente – «dell’interculturalità come patrimonio di comunità». Solo il Terzo settore e l'associazionismo, si legge nel programma, potrebbe dare a quest'idea la concretezza che merita.


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