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Riforma della giustizia minorile: ma l’ascolto dei bambini non è un interrogatorio

La riforma disegnata non facilita l’accesso per i minorenni e le famiglie perché non è esclusivamente la “vicinanza geografica” a costruire prossimità e ascolto nei confronti dei bambini.

di Redazione

Continua a far discutere la riforma del processo civile, a seguito del disegno di legge approvato con voto di fiducia dal Senato lo scorso 21 settembre 2021, che prevede l’Istituzione del Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie. Una riforma che è stata approvata in pochi giorni, senza alcuna discussione o confronto. «Riteniamo che questa riforma non risponda all’obiettivo di migliorare la giustizia minorile a tutela dell’esigibilità dei diritti dei soggetti di minore età e delle loro famiglie», dicono cinque fra i principali soggetti che ogni giorno lavorano accanto a bambini e ragazzi in situazione di fragilità, ossia SOS Villaggi dei Bambini, CNCM, CNCA, Agevolando e CISMAI. Lo fanno con una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri Orlando, Cartabia, Bonetti e al Parlamento. Le organizzazioni firmatarie chiedono che venga stralciata dalla legge delega la parte relativa alla giustizia minorile e che venga istituito un tavolo di confronto interdisciplinare e interistituzionale rappresentativo di tutti i soggetti pubblici e privati competenti e attivi nell’ambito e nelle azioni di tutela e protezione dei minori per qualsiasi atto venga assunto anche a seguito e in attuazione della presente legge delega, ivi compresi i decreti delegati.

L’istituzione del Tribunale Unico per i minorenni, le persone e le famiglie è «obiettivo unanime, invocato da molti», ammettono nella missiva. Quindi «non si tratta di sostenere l’immodificabilità dell’attuale organizzazione del Tribunale per i minorenni» e si riconosce «la necessità di ricomporre in un unico Organo l’intera materia afferente alla tutela e protezione del soggetto di minore età e delle famiglie»: ma «al di là di quanto si potrebbe credere» questa riforma «non raggiunge l’obiettivo» poiché «di fatto mantiene ancora frammentazione e una forzata separazione tra competenze attribuite all’Organo circondariale (il tribunale Ordinario) e competenze attribuite all’organo distrettuale (l’attuale Tribunale per i minorenni), senza raggiungere l’obiettivo dell’unificazione». Non solo: il contenuto nella legge delega sulla giustizia minorile «impoverisce l’esercizio stesso delle funzioni della magistratura», non facilita l’accesso per i minorenni e le famiglie proprio «perché non è esclusivamente la “vicinanza geografica” garantita dalla sede circondariale a costruire prossimità e ascolto nei confronti dei bambini, dei ragazzi, delle persone in situazione di fragilità, vulnerabilità, solitudine, abbandono, precarietà, disagio grave e molto altro».

Cosa accadrà concretamente, dal punto di vista dei bambini e ragazzi e delle famiglie?

  • La riforma – spiegano nella lettera – «non migliora affatto il sistema sotto il profilo dei tempi, che si allungheranno sensibilmente tenuto conto che questa riforma non prevede risorse aggiuntive, né tanto meno sotto il profilo della complessità della decisione da assumere tenuto conto che in sede circondariale viene meno sia la collegialità sia l’interdisciplinarietà, quale garanzia di ricomposizione di diversi sguardi e competenze necessarie per comprendere e assumere decisioni complesse che incidono sulla vita dei bambini e ragazzi e sulle loro famiglie».
  • La collegialità e l’interdisciplinarietà sono competenza specifica dei tribunali per i minorenni, che viene dispersa senza ragione.
  • «Siamo molto preoccupati da quanto prevede la legge delega circa l’ascolto del minore, funzione riservata al solo giudice e non delegabile: sappiamo quanto delicata sia questa funzione, quante attenzioni vanno poste rispetto ai tempi dell’ascolto, ai luoghi dell’ascolto, al linguaggio: tutto questo sembra non garantito dall’organizzazione monocratica della funzione. Stiamo chiedendo al giudice monocratico di essere esperto in materia di ascolto, che non è un interrogatorio».
  • Un altro snodo snodo critico sarà il trasferimento di competenza tra sezione circondariale e distrettuale nel momento in cui una causa si modificherà, passando a sezioni diverse, ad esempio quando un provvedimento di apertura di adottabilità (competenza sezione distrettuale) si chiude ma permane un provvedimento di limitazione della responsabilità genitoriale (sezione circondariale, giudice monocratico) o viceversa. «In tali contesti (non rari) le persone saranno “rimbalzate” da un organo all’altro con cambi di riferimenti e saranno costretti – molte volte – a ricominciare da capo».

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