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Disabili o no, alla cooperativa Noncello non si fanno “lavoretti”

«Noi formiamo professionalità in grado di stare sul mercato. «Ci occupiamo di pulizie industriali, civili e sanitarie, ma anche di manutenzione degli spazi verdi, di gestione rifiuti, di servizi cimiteriali e logistica», spiega il presidente Stefano Mantovani

di Diletta Grella

D. ha avuto problemi con la giustizia. Due anni fa, è arrivato alla cooperativa Noncello di Roveredo in Piano (Pordenone), per iniziare un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro, al termine del quale è stato assunto. «Mi occupo di smistare, sulla base dei codici, radiatori che arrivano dalla Cina e che vengono commercializzati da un’azienda del territorio che è tra i nostri clienti. Grazie a questo lavoro, ho ritrovato la fiducia in me stesso. Ho capito il valore della fatica che serve per ricominciare. È dura, ma ce la sto facendo. Ciò che mi rende felice è vedere i miei figli fieri del mio percorso», racconta con gli occhi umidi.

D. è tra i 675 lavoratori (di cui 551 sono soci) della cooperativa Noncello, che opera in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel territorio del Veneto Orientale e che quest’anno celebra il suo quarantesimo compleanno. Un’importante realtà del mondo non profit, premiata nel programma “Imprese Vincenti 2020” di Intesa Sanpaolo, dedicato alle eccellenze imprenditoriali italiane.

«Vogliamo essere un luogo di integrazione attraverso il lavoro», spiega Stefano Mantovani, il presidente. «Qui ci sono persone fragili, che sono 189 su 675, e persone “diversamente fragili”, come le chiamo io, che si mettono insieme per costruire qualcosa attraverso il lavoro. Dico “diversamente fragili”, perché se è vero che qualcuno ha obiettivamente più difficoltà di altri, è anche vero che tutti abbiamo le nostre fragilità. Ecco, noi ci impegniamo perché, lavorando insieme, ognuno possa tirare fuori il meglio di sé. Non ci piace parlare di beneficiari, ma di persone che lottano insieme per il riconoscimento dei propri diritti e della propria dignità. Ci impegniamo per creare una società che integri e che curi, con il lavoro»

«Il lavoro», continua il presidente, «è al centro della nostra filosofia, perché è strumento di uguaglianza e di inclusione. Attraverso il lavoro, la persona partecipa allo sviluppo economico, sociale e culturale della società. E quando dico “lavoro”, intendo lavoro vero. La nostra cooperativa è sul mercato e vuole essere competitiva. Non vogliamo organizzare lavoretti per tenere impegnate le persone. Non facciamo terapia occupazione. Ci impegniamo, invece, per dare valore alle competenze dei nostri addetti. Qui credo che stia la nostra innovazione sociale: da quarant’anni cerchiamo di rimanere su un piano di realtà, adeguandoci ai cambiamenti della società e del mercato del lavoro. I nostri ambienti di lavoro sono reali, non sono modificati o edulcorati da una mentalità assistenziale. Il 77% dei nostri dipendenti è assunto con contratto a tempo indeterminato».

«Il core business sono i servizi di facility management» prosegue Davide Cicuttin, responsabile dell’area riabilitazione. «Ci occupiamo di pulizie industriali, civili e sanitarie, ma anche di manutenzione degli spazi verdi, di gestione rifiuti, di servizi cimiteriali e logistica. I nostri clienti sono soprattutto enti pubblici, ma ci stiamo adoperando per incrementare il numero di clienti privati, in una logica di reciproca contaminazione. Grazie all’articolo 14 del decreto legislativo 276/2003, per esempio, al momento impieghiamo quindici persone con disabilità. Le imprese che hanno più di 15 dipendenti, infatti, sono tenute ad assumere questi lavoratori. L’articolo 14 permette alle aziende di adempiere in parte a questo obbligo, attraverso una convenzione con i centri per l’impiego e le cooperative sociali co- me la nostra. E così, tra i nostri clienti, c’è una vetreria del territorio di Venezia, per la quale svolgiamo un servizio di controllo qualità dei manufatti in vetro. E ancora, collaboriamo con un’azienda di piastrelle, per la quale assembliamo i campionari da mostrare ai clienti».

Quest’ultimo lavoro si svolge nella sede di Roveredo in Piano, a fianco di alcuni atelier, come quelli di sartoria, di falegnameria e di ceramica. Qui, tutti i giorni, diverse persone sono impegnate, sotto la supervisione di alcuni maestri. «Si tratta di attività importanti, perché permettono alle persone più fragili, che difficilmente riuscirebbero a reggere lo stress di un lavoro, di mettersi alla prova» continua Cicuttin. Vedendo quanta bellezza può uscire dalle loro mani, ritrovano la voglia di vivere. Così è successo ad A., 41 anni: «Da diversi anni ero chiuso in casa a giocare ai videogiochi. Ho conosciuto la cooperativa e adesso, grazie a questi atelier, sto meglio». C. 52 anni, è fuggito dal Pakistan per motivi politici e religiosi. «Sono arrivato qui depresso, perché avevo perso tutto» racconta commosso, «mi sono sentito accolto, come in una grande famiglia».

«Ci stiamo impegnando per trovare clienti e commesse anche per queste attività, perché quando le perso ne finiscono il periodo di formazione, possano cimentarsi con un lavoro vero, fondamentale per la dignità di ogni essere umano», aggiunge Cicuttin. A fianco dell’atelier di sartoria, c’è la scrivania di Paola, che accoglie tutti con un sorriso contagioso. In testa ha un caschetto puntatore, con cui inserisce dati nel computer. È tetraplegica dalla infanzia. Vive con la sorella, che come lei è una persona con disabilità. «Da quindici anni lavoro alla cooperativa Noncello, nei servizi di segreteria:» spiega, «mi piace perché qui posso essere utile a tante persone». Basta osservare la passione che mette in quello che fa per capire quanto sia positiva la sua presenza.

Da qualche anno, la cooperativa sta poi investendo anche nell’agricoltura sociale. Su cinque ettari di terreno, si coltivano frutta e verdura. Ci sono poi delle serre adibite a floricoltura. Nel 2021 il fatturato della cooperativa Noncello è stato di oltre 14 milioni di euro.


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