Cooperazione & Relazioni internazionali

Karolina Wiguria: «In Polonia siamo solo all’inizio della crisi»

«I respingimenti dei migranti al confine vanno contro la legge internazionale», dice Karolina Wigura, sociologa e giornalista polacca, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Kultura Liberalna. «Ma la situazione è molto complicata, i cittadini polacchi sono divisi: alcuni hanno paura, alcuni sono contrari all’apertura dei confini, altri capiscono quanto sia inaccettabile che le persone muoiano nella foresta e aiutano come possono. Dobbiamo aspettarci che la crisi continuerà, che ci sarà altro caos e nuovi arrivi»

di Anna Spena

Passano le settimane, aumenta il numero delle vittime e la situazione al confine tra la Polonia e Bielorussia rimane tragicamente ferma. Le vite delle persone sono in balia dei giochi politici tra Russia, Bielorussia, Polonia e Unione Europa che condanna a parole quello che sta accadendo al confine poi nel concreto risulta la grande assente. Kuznica, Hajnówka, Białystok, ancora non sappiamo quanti sono i migranti al confine. Quanti riescono a passare e nascondersi nelle foreste e, se non vengono respinti illegalmente, letteralmente muoiono di freddo.

Sarebbero circa 17mila i migranti che si trovano adesso in Bielorussia, 2mila al confine. Impossibile confermare i dati visto che le uniche informazioni che arrivano provengono dai media di stato polacchi e bielorussi. La zona è completamente interdetta ai media internazionali ma anche alle organizzazioni umanitarie: chi aiuta i migranti rischia di finire in prigione con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Come si è arrivati a questo? Mettere a rischio vite umane è una prassi che si ripete da troppi anni ormai e su tutte le rotte migratorie, sia di mare che di terra. La Bielorussa ha strumentalizzato queste persone, le ha usate e le sta usando come vere e proprie armi di pressione contro la Polonia. Il Paese ha concesso una serie di visti e facilitazioni per l’ingresso sul territorio. Una volta arrivate in Bielorussa le persone non hanno avuto nessun tipo di protezione ma sono state spinte verso i confini dell’Unione Europea.

«Molto probabilmente il presidente bielorusso Lukashenko “ha lavorato e lavora” in collaborazione con il presidente russo Putin. Sono stati loro a spingere i migranti al confine polacco», dice Karolina Wigura, sociologa e giornalista direttrice del settimanale Kultura Liberalna, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Kultura Liberalna. «Queste persone arrivano da Siria, Afghanistan e altre regioni del medio oriente e vengono davvero usate come armi». La Russia è un Paese chiave per la Bielorussia, è la sua principale fonte di energia e la destinazione del 40% del suo export.

Lukashenko ha visitato il campo profughi allestito nel centro logistico a Bruzgi vicino al confine polacco ha detto ai migranti che il suo Paese li avrebbe aiutati a tornare a casa se lo avessero voluto, ma non li avrebbe costretti. La situazione è completamente in una fase di stallo: «La Polonia», continua Wigura, «è la frontiera dell’Unione Europea. Unione che è liberale e democratica. E qui c’è un paradosso: il confine esterno dell’Europa è un Paese, la Polonia, illiberale, populista e nazionalista».

Il Paese continua a non chiedere neanche l’intervento di Frontex: «La Polonia», aggiunge Karolina Wigura, «ha deciso di stare sola in questa crisi perché l’Unione Europea è vista dalla propaganda interna come un nemico. E adesso che il Governo avrebbe bisogno di lei non può semplicemente dire “sì grazie, venite ad aiutarci”». Indipendentemente dalle questioni politiche i respingimenti che sta esercitando la Polonia sono illegittimi. Qualunque sia la situazione che porta queste persone al confine polacco, qualunque sia la strumentalizzazione che la Bielorussia sta facendo di queste persone, dobbiamo ricordarci che i migranti che arrivano al confine sono persone di Paesi Terzi che chiedono di entrare in Europa per presentare una domanda di protezione internazionale. Persone che fuggono da situazioni di violenza e rischiano la vita nei Paesi d’origine.

«Ci sono», dice Wigura, «diverse ragioni con cui si vuole giustificare la chiusura dei confini, ma a prescindere da queste, i respingimenti illegali dei migranti vanno contro la legge internazionale. La situazione è molto complicata. E i cittadini polacchi sono molto divisi: «alcuni hanno paura, alcuni sono contrari all’apertura dei confini, altri capiscono quanto sia inaccettabile che le persone stiano morendo nella foresta e aiutano come possono. Ma noi stessi non abbiamo notizie. Se il confine continuerà ad essere chiuso ai giornalisti, continueremo ad avere informazioni incomplete. Dobbiamo aspettarci che la crisi continuerà, ci sarà altra disorganizzazione, altro caos, arriveranno altre persone al confine. La Polonia deve chiedere aiuto, da sola non ce la fa». E sull’Unione Europea: «Non so se sia utile parlare di colpe, dovremmo però avere ruoli, accordi e regole più chiare su accoglienza e immigrazione, ma non ci sono risposte semplici».


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