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Il ministro Bianchi apre alla proposta di finanziare con il pnrr 100 comunità educanti

«Partendo dalle situazioni più fragili, i patti educativi di comunità diventino il luogo e il modo per ripensare il Paese intero», dice il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto questa mattina, in occasione della presentazione del rapporto “Patti educativi territoriali e percorsi abilitanti. Un’indagine esplorativa”. La ricerca è nata con l’obiettivo di porre le basi conoscitive a supporto di un’azione di advocacy del Forum Disuguaglianze e Diversità per la promozione di un’agenda politica sull’uguaglianza e sull’equità in educazione a partire da alcune esperienze territoriali

di Redazione

«Partendo dalle situazioni più fragili, i patti educativi di comunità diventino il luogo e il modo per ripensare il Paese intero». Così il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a proposito della proposta avanza ieri per sostenere nell’ambito del Pnrr le esperienze delle comunità educanti dei territori marginali.

Intervenuto questa mattina, in occasione della presentazione della ricerca del Forum Disuguaglianze e DiversitàPatti educativi territoriali e percorsi abilitanti. Un’indagine esplorativa”, il ministro ha poi aggiunto che le 100 iniziative individuate dal rapporto, possono essere «interventi di spinta» che, potenzialmente, potranno costituirsi come «strutturali nel tempo, per diventare una dinamica ordinaria del territorio e su questo», ha aggiunto, «il Pnrr ci aiuta».

Il rapporto, “Patti Educativi Territoriali e percorsi abilitanti. Un’Indagine Esplorativa”, esplora la natura, le finalità e i cambiamenti generati da 15 patti e alleanze educative attivi sul territorio nazionale, con l’obiettivo di avanzare proposte per costruire un’agenda politica sull’uguaglianza e sull’equità in educazione (intesa come uguaglianza di opportunità), che parta da alcune esperienze territoriali. Proposte che possano orientare l’azione di chi può contribuire a determinare le politiche educative e le risorse con cui realizzarle per raggiungere l’obiettivo comune di una maggiore giustizia sociale.

Forte adesione dunque alla proposta sottoscritta ieri dal gruppo rappresentato da Fabrizio Barca (ForumDD), Antonella Di Bartolo (dirigente scolastica), Franco Lorenzoni (EducAzioni), Raffaela Milano (Save the Children), Andrea Morniroli (ForumDD), Chiara Saraceno (EducAzioni), Alessia Zabatino (ForumDD), Marco De Ponte (Action Aid), Salvatore Morelli (ForumDD), Elena Granaglia (Università di Roma Tre), Katia Scannavini (Action Aid).

«Molto importante la forte apertura alla nostra proposta da parte del Ministro per l’utilizzo di 1,5 miliardi del Pnnr per combattere la gravissima povertà educativa e sofferenza giovanile», ha affermato uno dei Coordinatori del ForumDD Fabrizio Barca, che ha poi aggiunto: «Come farlo? Emerge con chiarezza dalle raccomandazioni della ricerca: prima di tutto sulla relazione tra docenti ed educatrici ed educatori, sul ruolo decisivo degli enti locali e sullo strumento della valutazione, strumento necessario per apprendere e migliorare».

«Il confronto di questa mattina ha fatto capire che non occorre inventarsi nulla», aggiunge Andrea Morniroli, coordinatore insiema a Barca del Forum Disuguaglaize e Diversità. «Basta saper guardare e imparare da quelle alleanze educative che spesso in territori difficili hanno saputo costruire metodi che contrastano la povertà educativa e fanno una scuola più bella. Nei prossimi giorni chiederemo al Ministro un incontro per passare dalla condivisione di una prospettiva alla definizione del processo per concretizzarla».

Due anni di pandemia ci hanno ricordato e messo in risalto l’importanza costituzionale della scuola come luogo non solo centrale nella funzione educativa, di costruzione delle competenze e degli apprendimenti ma anche spazio privilegiato per la costruzione di relazioni tra pari e con gli adulti e per costruire le capacità necessarie all’esercizio consapevole dei propri diritti e doveri di cittadini e cittadine. Al tempo stesso la chiusura delle scuole e l’utilizzo della didattica a distanza ha finito per colpire in modo duro proprio le carriere scolastiche più fragili, le figlie e i figli dei poveri; le alunne e gli alunni con differente abilità o con background migratorio. Il covid-19 ha sottolineato e allargato tutte le disuguaglianze pre-esistenti, comprese quelle educative.

Povertà e divari educativi che nascono e si alimentano in una sorta di interazione in negativo tra fattori economici, culturali, sociali e di contesto. Una complessità che la scuola, pur nella sua centralità, da sola non riesce ad affrontare e che per questo ha bisogno della costruzione di alleanze di senso e prospettiva tra scuola e territorio, in uno scambio di reciproco apprendimento. In altre parole la scuola ha bisogno di una comunità educante attorno a sé con cui lavorare in modo coordinato e condiviso. In diversi luoghi d’Italia questa è già una modalità di lavoro che coinvolge diverse scuole, organizzazioni di cittadinanza attiva e istituzioni locali, che lavorano attorno a Patti e Alleanze educative.


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