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L’Erogatore è diventato poeta

Luigi Maruzzi, direttore area Erogazioni di Fondazione Cariplo debutta con un libro di poesie con Morcelliana. Arnoldo Mosca Mondadori nella bellissima Prefazione alla raccolta parla di “Nascita di un poeta”, e dice che nella raccolta “Ogni parola pronunciata, o scritta, è una vittoria sulla morte”. E il viaggio tra i versi e gli appunti in prosa, spesso in prosa poetica di “Lentamente dolcezza”, titolo mutuato da un verso delle poesie, davvero merita.

di Riccardo Bonacina

“A me piacciono i libri. Leggo da quando avevo quindici anni. Considerato che ne ho persi cinque nel passaggio dalla scuola inglese a quella italiana, direi che non è poco”, si presenta così Luigi Maruzzi sul suo blog, e, in effetti, Luigi è nato e cresciuto a Melbourne, “sino ai 10 anni non ero italiano” ci dice nella chiacchierata fatta intorno al freschissimo libro di poesie edito da Morcelliana e intitolato Lentamente dolcezza (pp 110, euro 12), dove tra l’altro scrive “Non posseggo una lingua madre vera e propria, e da sempre tratto le parole come estranei molto interessanti da frequentare”.

Arnoldo Mosca Mondadori nella bellissima Prefazione alla raccolta parla di “Nascita di un poeta”, e dice che nella raccolta “Ogni parola pronunciata, o scritta, è una vittoria sulla morte”. “Non importa quanto sia stata lunga la gestazione”, scrive ancora Arnoldo Mosca Mondadori, perché, in effetti, lunga è stata davvero. “Prima avevo paura di scrivere, poi di pubblicare”, racconta Maruzzi. Quaderni d’appunti, note e versi dapprima distrutti e poi raccolti in scatole “ordinett”.

Una gestazione alla nascita del Luigi Maruzzi poeta in cui ha avuto parte anche Vita, infatti, Luigi dal gennaio 2013 firma uno dei blog di Vita.it, “L’erogatore”, un titolo che si riferisce alla sua attività, direttore dell’area erogativa di Fondazione Cariplo, ma che è anche occasione per rendere pubblici i suoi amori letterari e artistici, le sue scoperte ed emozioni. Oltre che regalare alcuni brani davvero imperdibili come quello pubblicato il 21 luglio scorso, “Il contributo ritrovato”, che inizia così: «Tra i miei compiti di “Erogatore” è compreso l’esame dei bilanci degli enti finanziati. Il numero dei documenti che sono passati dalle mie mani ha ormai superato la soglia delle 5.000 unità. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, ognuno di questi bilanci continua a riservare (almeno per me) qualche interessante sorpresa, come nell’episodio che ho dovuto gestire pochi giorni fa. Mi è successo, infatti, di trovare all’interno della relazione che accompagnava il bilancio consuntivo 2020 di un’associazione (di cui non direi la denominazione, neppure sotto tortura) questo breve paragrafo. “Si segnala che nel corso dell’anno la nostra associazione ha partecipato al bando XXXX (omissis) e si è vista assegnare un contributo a fondo perso di XXXX euro (omissis)”». Andate a leggerlo vi prego.

Ma torniamo al libro e alla nascita di un nuovo poeta, “Ad un certo punto”, racconta Luigi, “ho detto a me stesso, dì quel che sei, dì quel che senti senza paura, lascia che sia possibile una compenetrazione dei tuoi sentimenti da parte di altri”. E così è stato, prima nella forma di un prezioso libretto consegnato personalmente a 60 amici, tra i quali ho avuto il privilegio e il piacere di potermi annoverare, e poi con un libro per il circuito delle librerie e presentato in forma pubblica al Teatro Franco Parenti nella Sala Testori, un poeta e scrittore amatissimo da Luigi (con Ada Merini, Sandro Penna, Bassani, Novalis, a comporre il suo Pantheon).

“La parola possiede un’energia propria e spesso più potente delle azioni: sono convinto che valga la pena di investire una parte di noi stessi nel frequentarla, conoscerla e amarla”, dice nel corso della presentazione pubblica dove ormai libero da ogni timore Luigi recita con vero piglio e voce d’attore le sue poesie senza censurare le emozioni che le parole muovono innanzitutto in lui. “Ora so che queste poesie non sono più mie. La gioia più grande che provo con questo libro non è tanto la pubblicazione, ma il sapere che ora qualcuno si impossesserà delle mie parole fino, forse, a farle sue”, ci dice.

E il viaggio tra i versi e gli appunti in prosa, spesso in prosa poetica di Lentamente dolcezza, titolo mutuato da un verso delle poesie, davvero merita. Si racconta degli affetti, dell’amicizia, della bellezza, della paura di perdere chi si ama, insomma una lettura che aiuta a riflettere sul mistero della vita fatta di dolori e di gioie, di scoperte e nascondimenti.

A volte la poesia si fa preghiera, a me pare, come nella n. 33 assai simile a un salmo biblico o ad una invocazione del profeta Osea che si reincarna nel nostro 21° secolo. “Udivi il mio grido/raccoglievi il mio corpo/vegliavi il mio cuore sino all’alba./ Mi stringevi al tuo petto/ m’accudivi come un figlio/ mi nutrivi con la manna del perdono./ Mi tenevi tra le mani/ come un giglio abbandonato/ proteggevi la mia fronte dall’arsura./ Mi portavi dove il vento fa rivivere i fiori/ mi donavi il coraggio di morire./ Seguivi le mie orme/ spegnevi la mia sete/ foderavi la mia anima di lino.”

Una poesia che Luigi Maruzzi chiosa così: “Le poesie sono suggestione ma soprattutto desiderio; raccolgono il mio desiderio più profondo che è quello di affidare tutto me stesso a qualcuno che non mi tradirà, a qualcuno che possa accompagnarmi nella vita senza spegnere la mia vita. Poi, la poesia n. 33 l’ho scritta pensando a una statua di Giovanni Strazza, scultore lombardo dell’800, Ismaele abbandonato nel deserto”.

Luigi Maruzzi poeta è nato e cammina con passo spedito, ora è pronto per il secondo libro che aspettiamo.


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