Education & Scuola

Benevento. Docenti, studenti e genitori: «Mastella, riapri le scuole!»

Una città che si è distinta per il record di ordinanze e numero di giorni di chiusura delle scuole. Adesso è in zona bianca, ma il Sindaco Mastella ordina la sospensione della didattica. Lettera accorata e dura degli Insegnanti. Ma anche studenti e genitori non ci stanno, mentre il Codacons denuncia il Sindaco

di Gabriella Debora Giorgione

«Sospensione delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado»: arriva il sabato sera prima di Natale, l’Ordinanza del Sindaco Clemente Mastella. Che pasticcia anche sulla possibilità della DaD. Benevento è zona bianca e il ricordo di tutti torna agli ultimi anni in cui la città si è distinta per il record di ordinanze e numero di giorni di chiusura delle scuole prima per allerte meteo varie e poi per la pandemia.

Ma questa volta la società civile si muove tutta insieme: associazioni di genitori, studenti, docenti, mentre il Codacons che a caldo invita il Sindaco a ripensarci – arriva a depositare in Procura la denuncia nei suoi confronti per interruzione di pubblico servizio perché «il Sindaco Mastella persevera nell’abusare della normativa anti covid».

Il muro compatto di difesa del diritto alla scuola si costruisce spontaneamente intorno ai documenti che viaggiano nelle redazioni giornalistiche e nei social e alle prime manifestazioni davanti alla Prefettura che si annunciano anche nei prossimi giorni. Qualcuno schernisce le proteste, in fondo siamo a Natale, mancano solo due o tre giorni alle vacanze.

«Non è il problema dei tre giorni in meno», a parlare è Francesca Cilento, avvocata e referente cittadina del Comitato per la Scuola, costituitosi l’anno scorso proprio per lottare contro le prolungate chiusure forzate delle attività didattiche. «Ogni giorno in presenza in classe – continua l’avvocata Cilento – è un giorno guadagnato in termini di apprendimento e socializzazione, anche alla luce del fatto che Benevento, lo scorso anno, è stata la città che in Italia ha fatto meno giorni di didattica in presenza. Vorremmo capire quale sia il dato epidemiologico così allarmante che necessita di un provvedimento così rigido, ma poi consente l’effettuazione di manifestazioni natalizie».

E se i meme degli ultimi due anni lo hanno rappresentato come «San Clemente, protettore degli studenti», tanto che nei social gli studenti commentavano scherzosamente i suoi post chiedendo le “chiusure programmate” per evitare compiti in classe e interrogazioni, questa volta la nota stampa degli Studenti di Benevento gela qualunque tentativo di ironia: «Si esprime il malcontento e il disaccordo degli studenti degli istituti superiori di secondo grado della città in merito all’ordinanza che prevede la chiusura delle scuole nei giorni 20, 21 e 22 dicembre. In mancanza di sufficienti dati relativi alla trasmissione del virus all’interno delle scuole superiori di secondo grado, e in mancanza di ulteriori e paralleli interventi restrittivi, la suddetta ordinanza è ritenuta ingiustificata e deleteria, sia sul piano strettamente formativo, in quanto nega agli studenti la possibilità della didattica in presenza, sia e soprattutto sul piano morale e simbolico, in quanto mostra l’infima considerazione che la politica ha della scuola, costringendola a chiudere quando contemporaneamente altre attività che non richiedono nemmeno il fondamentale uso della mascherina, come le discoteche, rimangono operative». Firmato con i nomi di trentasette Rappresentanti di Istituto e di Consulta degli Istituti superiori di Benevento.

È la dimostrazione che questi due anni di chiusure continue, protratte più a lungo rispetto a tante altre città, hanno creato anche negli adolescenti una coscienza forte del valore della “scuola” non solo come luogo di apprendimento didattico. Ma è la “Lettera dei Professori” a rappresentare il punto più alto di questa reazione positiva e attiva di Benevento contro la chiusura di Natale: «Egregio signor Sindaco, siamo gli insegnanti a cui state togliendo la scuola», un incipit che racchiude il senso di uno sdegno educato.

«Non riusciamo a credere – continuano i Docenti – che, dopo quasi due anni di sacrifici e di ferite ancora impresse nelle menti e nei cuori di insegnanti e discenti, non saluteremo le nostre ragazze e i nostri ragazzi prima di Natale. Non riusciamo a pensare che non li abbracceremo con lo sguardo, fissandoli negli occhi, come abbiamo imparato a fare in questi anni di pandemia».

La lettera continua diretta: «Se le sembra eccessivo, chieda a bambini e ragazzi quanta differenza e vicinanza possano generare i gesti concreti, anche minimi, rispetto alla distanza siderale delle lezioni online. Non riusciamo a pensare che nonostante i proclami della politica e gli sforzi fatti da tutto il mondo della Scuola per tornare a rimettere al centro i bisogni educativi e affettivi dei nostri alunni e alunne, ancora una volta il loro benessere mentale e spirituale venga messo al di sotto dell'interesse commerciale. Scuole chiuse e negozi che scoppiano di folla».

Il punto sta, appunto, nella discrasia tra le Scuole chiuse e i centri commerciali aperti, meta di tanti adolescenti che a casa comunque non restano e riparano nei “non luoghi”. «Chiudere le scuole è stato il regalo più orribile che lei potesse fare a noi docenti, alle famiglie, ai ragazzi e alle ragazze prima di Natale; e la cosa che ci fa più soffrire, mettendoci in agitazione, è il terrore che a gennaio, con una scusa qualunque, i banchi continueranno a restare vuoti. Noi docenti ci siamo vaccinati per tre volte, i nostri alunni, nella maggior parte dei casi, hanno ricevuto due dosi e quelli che hanno meno di dieci anni sono stati appena vaccinati o lo saranno a breve. A cosa sarebbe servito tutto questo?», continuano i Docenti.

E a chi sostiene che ai Professori non interessa perché “tanto fanno vacanza”, la lettera risponde: «Lei Sindaco non comprende la stanchezza di coloro ai quali viene impedito, a più riprese, di svolgere in maniera soddisfacente la propria professione. Lei non sa quanto sia faticoso gestire in maniera proficua venti e più bambini o adolescenti nascosti dietro uno schermo. Lei non tiene conto del disagio di bambini e bambine, ragazze e ragazzi, che pagano e continueranno a pagare sulla loro pelle le conseguenze di queste scelte scellerate. Le rimandiamo il grido che da quasi due anni si alza costantemente da parte di pediatri e psicologi!».

Infine, l’affondo: «Siamo stanchi, Sindaco, di essere trattati da lei come se non fossimo professionisti, come se il ruolo sociale che rivestiamo avesse un'importanza pressoché nulla. Lei deve rispetto alla Scuola e al corpo docente. E se davvero, come spesso millanta anche nei suoi lunghi monologhi telefonici, Lei ci tiene ai suoi concittadini, specie quelli più piccoli, deve garantire oggi la riapertura delle scuole a gennaio e metterci in condizione di superare questo momento drammatico nel migliore dei modi, in presenza. Si può fidare, noi docenti insieme a tutto il personale della Scuola, sappiamo bene come fare il nostro lavoro nell'interesse della collettività e dei suoi esponenti più preziosi».

E la telefonata a casa di ciascun cittadino il Sindaco Mastella l’ha fatta anche la domenica successiva all’Ordinanza, come ogni domenica. Questa volta per dire: «Preferisco che ve la prendiate con me piuttosto che consentire che il virus se la prenda con voi. Alla base della mia scelta ci sono valide motivazioni, riconducibili al lockdown che ritorna in numerosi Paesi europei, alla diffusione della variante Omicron e ai contagi in costante aumento. Purtroppo i bambini sono veicolo del virus perché non sono vaccinati e, quindi, la decisione era davvero necessaria, nonostante possa creare qualche disagio alle famiglie con bambini in età scolare».

In risposta, il “Comitato dei Genitori per la Scuola Benevento” ha immediatamente scritto al Direttore della ASL e al Prefetto chiedendo «L’immediato annullamento di tutte le manifestazioni natalizie già previste e programmate in ambito cittadino, nella dichiarata ottica di adozione di misure per la riduzione e il contenimento dei contagi, nonché la trasmissione e diffusione dei dati epidemiologici rilevati in ambito strettamente territoriale, relativi al contesto scolastico e pediatrico, legittimanti l’adozione di misure di prevenzione dei contagi rafforzate rispetto a quelle previste in ambito nazionali, e tutt’ora vigenti». E per domani, annunciate manifestazioni in piazza.