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Manovra: non passa il bonus per pagare lo psicologo

In manovra salta l’emendamento che avrebbe dovuto introdurre il bonus psicologo, per agevolare chi ha bisogno di intraprendere un percorso di psicoterapia nei contesti sanitari, sociali e nella scuola. David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi: «è un grave errore. La psicologia non deve essere un lusso per pochi»

di Sabina Pignataro

C’è un bonus chef; un bonus idrico, uno per i mobili, uno per gli occhiali e le lenti a contatto. In passato c’era stato anche il bonus terme e monopattini. Eppure, tra le novità di stampo sociale contenute nella Legge di Bilancio 2022, non c'è il bonus per coprire le spese di una seduta dallo psicologo. E’ stata bocciata la proposta di introdurre nella manovra un bonus psicologico (50 milioni di euro in totale) per rendere disponibili le competenze psicologiche nei contesti sanitari, sociali e nella scuola e per facilitare, nell’immediato, l’accesso all’aiuto psicologico e psicoterapico da parte dei cittadini meno abbienti.

L'idea era quella di fornire dei voucher, utilizzabili per il pagamento delle prestazioni degli specialisti. Il bonus “avviamento” prevedeva un contributo fino a 150 euro a persona per i cittadini maggiorenni residenti in Italia, a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, senza alcun limite di reddito. Il secondo tipo di bonus, denominato di “sostegno” sarebbe stato vincolato all’Isee: 1.600 euro con Isee inferiore a 15mila; 800 euro con Isee tra 15mila e 50mila; 400 euro con Isee tra i 50mila e i 90mila.

Ad inizio dicembre, David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi, aveva mandato un appello ai Gruppi parlamentari di Camera e Senato e a responsabili Salute dei partiti, sostenendo l’introduzione di questa misura dato che, aveva osservato, «il Paese non dispone di una rete di competenze in grado di agire attraverso una presenza appropriata nelle grandi infrastrutture sociali – la scuola, la sanità, il welfare -per intercettare le forme di disagio in modo precoce ed efficace e per dare ascolto e sostegno a livello familiare ed individuale prima ancora di dover curare».

Secondo dati del Cnop, il bisogno di psicologia è cresciuto molto nel Paese: “Otto italiani su dieci chiedono lo psicologo nella scuola, e tra i ragazzi la percentuale è 9 su 10. Due italiani su tre lo chiedono in aiuto al medico di famiglia, negli ospedali, nei servizi sociali, nelle carceri. Sette lavoratori su dieci lo vorrebbero nelle aziende".

Otto italiani su dieci chiedono lo psicologo nella scuola;
due italiani su tre lo chiedono in aiuto al medico di famiglia, negli ospedali, nei servizi sociali, nelle carceri;
sette lavoratori su dieci lo vorrebbero nelle aziende

Dati Cnop

Ma la risposta pubblica purtroppo è ancora carente. I cinque mila psicologi dipendenti del SSN sono del tutto insufficienti a coprire le richieste e i bisogni, nonostante il supporto psicologico rientri nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè nelle prestazioni e nei servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire. Per questo molti sono costretti a rivolgersi ai terapeuti in libera professione.

«E’ necessario che si abbandoni l’idea della Psicologia come lusso per pochi, che ne ha impedito sinora un uso sociale e adeguato, come risorsa diffusa per potenziare il benessere psicologico individuale e collettivo», conclude Lazzari.

In apertura, foto di Linus Nylund by Unsplash


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