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Lavorare a maglia nei reparti oncologici, ecco la terapia antistress

Il progetto Gomitolorosa, avviato dieci anni fa grazie a un'intuizione dell'oncologo senologo Alberto Costa, approda al Mater Olbia dopo essere stato avviato in altre tredici città italiane. Ai pazienti viene consegnato un kit contenente lana recuperata e uncinetto. Una ricerca della Fondazione IRCCS - Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano studia quanto l’attività di "knitting" possa giovare al nostro cervello

di Luigi Alfonso

I pazienti devono stare al centro di tutto, soprattutto in un periodo difficile come questo. Ed è proprio in quest’ottica, al di là degli aspetti medici e sanitari, che si sviluppa il progetto di lanaterapia dell’associazione Gomitolorosa. La Onlus mira a diffondere la pratica del knitting (lavoro a maglia con i ferri o con l’uncinetto) nei reparti oncologici come attività dalla quale le pazienti possono trarre benefici per la salute fisica e mentale quando sono in attesa di fare una visita o sottoporsi a chemioterapia. Avviata dieci anni fa su intuizione del dottor Alberto Costa, presidente della Onlus e oncologo senologo di fama internazionale, la lanaterapia era già presente in tredici ospedali di tutta l’Italia, dal Nord al Sud, isole comprese, e da ieri è approdata anche al Mater Olbia.

L’attività nella struttura gallurese di proprietà della Qatar Foundation Endowment e della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” è partita nei reparti di Ginecologia, Senologia e Radioterapia ma, come ha annunciato il direttore sanitario Franco Meloni, non si esclude di poterla estendere presto ai reparti di Neurologia e Riabilitazione. «Grazie alla Onlus Gomitolorosa – sottolinea Meloni – le nostre pazienti potranno beneficiare di questa iniziativa mentre sono in attesa di un trattamento o durante il periodo di degenza».

«In prima fase del progetto, i manufatti realizzati dalle nostre pazienti saranno assemblati in morbide coperte e scaldagambe che rimarranno a disposizione dei nostri pazienti», precisa Giorgia Garganese , responsabile UOC Ginecologia e Senologia del Mater Olbia. «In futuro prenderemo accordi con le associazioni del territorio destinando i manufatti a soggetti deboli come anziani, bambini, pazienti disabili e persone con disagi».

«Diversi studi hanno avuto alla base l'osservazione delle risposte emotive all'impegno in attività creative artigianali», spiega Paola Bazzu , psicoterapeuta specializzata in psiconcologia, del Mater Olbia Hospital.

« Le mani occupate orientano l'attenzione sul qui ed ora, restituendo alla calma, favorendo la gestione di stati emotivi intensi e dei pensieri ripetitivi, migliorando il tono dell'umore. L'elemento di interesse di tale approccio risiede nell'attribuzione ai pazienti di un proprio ruolo nella tutela della salute. Una volta superata la curva di apprendimento iniziale, la ritmicità del lavoro a maglia può indurre uno stato di rilassamento, riducendo gli effetti dello stress dannoso nel lungo periodo. Il lavoro a maglia inoltre rende più difficile, alla nostra mente, registrare i segnali di dolore, e promuove processi neuroprotettivi. Le attività artigianali, infine, si traducono in prodotti tangibili utili al senso di efficacia, promuovendo i processi di socializzazione ed impegno sociale».

«Dal 2012 – è il commento di Alberto Costa – i volontari di Gomitolorosa, i medici sostenitori e tanti altri amici promuovono, sostengono e raccomandano la lanaterapia negli ospedali italiani perché credono fortemente che il lavoro a maglia o all’uncinetto costituisca uno strumento integrativo del percorso di cura».
Che il lavoro sia un efficace antidoto allo stress, il dottor Costa lo aveva già intuito nei quarant’anni passati al fianco di Umberto Veronesi, osservando nelle corsie degli ospedali le pazienti che lavoravano con l’uncinetto per ingannare il tempo in attesa di sottoporsi alle cure o agli esami. «Lavorare a maglia distrae dalle preoccupazioni, aiuta a percepire meno il dolore, agevola i processi di socializzazione e migliora l’autostima perché implica un obiettivo e il suo raggiungimento», aggiunge il medico».

Il progetto di lanaterapia è attivo al Policlinico di Milano; ospedale Molinette di Torino;Nuovo Ospedale degli Infermi di Biella, ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ospedale Maggiore di Crema; Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, ospedale Santa Maria Goretti di Latina, Azienda ospedaliera Papardo di Messina; Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna; Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania (insieme ad “ACTO Sicilia – Alleanza Contro il Tumore Ovarico”); Azienda ospedaliera di Cosenza; Presidio ospedaliero Pausilipon di Napoli e IOM – Istituto Oncologico del Mediterraneo di Catania.

Il progetto era stato sospeso a causa della pandemia in tutti gli ospedali italiani ed è stato riattivato nella primavera del 2021. La Onlus ha predisposto un kit individuale per ciascun paziente, che contiene un gomitolo di lana riciclata e un uncinetto. Il kit evita lo scambio di ferri e gomitoli e può essere portato a casa, così da poter essere utilizzato a piacimento. «Le donne continuavano a chiedere di lavorare e ogni volta abbiamo dovuto spiegare che il lavoro che si passa di mano in mano non si poteva più fare, per questioni igieniche legate alla trasmissibilità del virus», racconta Stella Pedilarco, coordinatrice tecnica della Radiologia senologica della Clinica Mangiagalli di Milano. Da qui l’idea del kit personale.

Al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, Gomitolorosa porta avanti il progetto di lanaterapia insieme alla “Loto Onlus”, mettendo in campo una serie di attività destinate alle pazienti che attraversano il percorso di malattia attiva. All’ospedale Papardo di Messina, invece, Gomitolorosa è attiva nel reparto di Oncologia medica diretta da Vincenzo Adamo. «Questa opportunità – sottolinea – sta trovando molto gradimento e si inserisce nell’attività di sostegno e supporto che Asso, l’Associazione Siciliana Sostegno Oncologico, porta avanti da oltre 12 anni grazie all’impegno di medici, operatori sanitari in ambito oncologico, avvocati, psicologi e volontari».
Nell’autunno del 2021, la Onlus Gomitolorosa ha avviato un progetto di ricerca che mira a studiare quanto l’attività di knitting (lavoro a maglia e uncinetto) possa giovare al nostro cervello. Il progetto è realizzato dai neurologi, neurofisiologi e psicologi della Fondazione IRCCS – Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. «Sono stati segnalati numerosi benefici per la salute mentale e il benessere derivanti da un’attività come il lavoro a maglia», spiega il dottor Pietro Tiraboschi del Besta. «Tuttavia, i meccanismi sottesi ad eventuali benefici sono da approfondire. Questo progetto si fonda sull’ipotesi che il lavoro a maglia influisca sull’attenzione in modo simile alla meditazione, la quale a sua volta migliora salute mentale e benessere personale».

Tra gli impegni della Onlus c’è anche la tutela dell’ambiente. Gomitolorosa recupera la lana autoctona italiana considerata prodotto di scarto (altrimenti bruciata o abbandonata nei campi) e crea gomitoli di pura lana vergine, certificata in 14 diversi colori secondo un codice internazionale che attribuisce ad ogni malattia una tonalità differente: ad esempio: arancione per la sclerosi multipla; azzurro per il cancro alla prostata; bianco per il tumore al polmone; blu per il cancro al colon e così via.
Questa lana, recuperata sotto forma di gomitoli, viene in parte utilizzata per la lanaterapia negli ospedali; un’altra parte, invece, viene donata ad Associazioni e amanti del lavoro a maglia. I manufatti realizzati gratuitamente da volontarie e volontari sono poi devoluti ad altre Onlus, le quali utilizzano queste creazioni per la raccolta fondi da destinare ai loro progetti di ricerca.