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Sanità & Ricerca

Far sentire i bambini meno malati

Grazie al Fondo beneficienza di Intesa San Paolo, nasce "Bimbi Ant", progetto di assistenza per 20 piccoli pazienti, che saranno seguiti nei loro spazi e fra i volti dei propri cari, non appena la fase acuta delle malattia lo consentirà. In questo modo garantita assistenza psicologica anche agli altri componenti della famiglia

di Giampaolo Cerri

Cresce la capacità di risposta di Fondazione Ant, la grande realtà dell’assistenza domiciliare ai malati di tumore, creata nel 1978 a Bologna dal professor Franco Pannuti e oggi presente in 11 regioni italiane con 491 i professionisti (medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, farmacisti, operatori socio-sanitari etc.) cui si affiancano oltre 2.000 volontari.

Con un servizio di assistenza medico specialistica domiciliare dedicato, Fondazione Ant si prende cura da anni anche dei piccoli malati di tumore. Bimbi in Ant, questo il nome di un servizio, gestito da medici, infermieri e psicologi specializzati, non sostituisce l’indispensabile lavoro d’équipe medica del Reparto ospedaliero – soprattutto nelle prime fasi della malattia – ma vi si affianca con un’assistenza complementare e a domicilio, riducendo i frequenti ricoveri e le visite ambulatoriali.

Grazie all’erogazione liberale del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, per l’annualità a cavallo tra 2021 e 2022, Fondazione Ant può garantire assistenza medico-specialistica a domicilio a 20 bimbi e ai loro familiari offrendo al piccolo paziente e ai suoi familiari un sostegno medico professionale e psicologico completamente gratuito e attivo in ogni momento, se necessario, anche di notte e nei giorni festivi. Bimbi in Ant permette da un lato ai bambini malati di tumore di ricevere presso il proprio domicilio cure personalizzate e il calore dei propri cari, dall'altro lato il progetto garantisce assistenza psicologica gratuita ai bambini malati in prima persona ma anche che abbiano in famiglia un paziente oncologico (ad esempio genitori, nonni, fratelli e sorelle).

"Riuscire ad affrontare un periodo delicato come quello di una malattia nella propria famiglia non è per nulla scontato e richiede competenze complesse per i piccoli e un'assistenza professionale", dicono da Ant.

Mi è capitato di assistere a domicilio alcuni bambini ed è stata un’esperienza molto forte: credo che il setting domiciliare sia per loro, quando si può, la scelta migliore”: a parlare è Michela Petraro, infermiera di Fondazione Ant che spiega la delicatezza di questa assistenza. “I bimbi”, prosegue Petraro, “in una situazione di malattia si sentono dire tanti no perché avendo le difese immunitarie basse devono stare attenti a non entrare in contatto con troppe persone, a maggior ragione oggi alla luce della pandemia. Inoltre passano la maggior parte del loro tempo in ospedale che diventa per loro il luogo della malattia, dell’essere malati. Poter essere assistiti a casa vuol dire invece ritrovare quotidianità, qualità di vita e qualche sì in più, sentendosi meno malati”.

Un lavoro che è costellato dai volti dei piccoli pazienti: “Ricordo una bimba in particolare: la cosa che la rendeva più felice dell’essere tornata a casa era poter andare a fare la spesa con la sua mamma, spingere il carrello e riempirlo con le cose che desiderava”, dice Petraro, “una bimba che aveva difficoltà a mangiare e che quindi compensava tutto questo cucinando a orari improbabili. Varie volte mi sono fermata con lei, pranzando anche a metà mattina se voleva, mangiando quello che lei aveva scelto di cucinare. Credo”, conclude l’infermiera, “che la casa sia il luogo migliore per i bambini, dove possono stare con i propri genitori e i fratelli e sentirsi un po’ più normali e meno malati”.

Foto di Phil Hearing on Unsplash


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