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La lotteria del Piano Nazionale Borghi

Il Piano destina oltre 1 miliardo di euro a 250 borghi storici su 5.532 comuni con meno di 5mila abitanti: solo una frazione del totale dei piccoli municipi con borgo storico potrà quindi beneficiare delle risorse messe in campo e, diciamolo sottovoce, non è detto che serviranno per “vincere la sfida del ripopolamento”, come auspica il ministro Franceschini. Anzi è facile prevedere che...

di Angelo Palmieri* e Vittorio Tarparelli

“La fortuna di Trevinano, il borgo disabitato che ha vinto 20 milioni alla lotteria del Pnrr”. Così titolava lunedì 7 febbraio 2022 repubblica.it alla notizia della scelta della Regione Lazio di destinare 20 milioni di euro alla “rigenerazione” di un piccolo borgo – una frazione di Acquapendente – dove risiedono oggi 142 persone. Le risorse arrivano quindi dal Pnrr “Investimento 2.1 Attrattività dei Borghi”: 1.080 mln di cui 420 destinati a 21 Progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei Borghi a rischio abbandono e abbandonati (uno per ciascuna regione e provincia autonoma) e 580 mln per finanziare Progetti locali per la Rigenerazione Culturale e Sociale di 229 borghi storici (in comuni sotto 5mila abitanti) selezionati tramite bandi.

Obiettivi encomiabili resi con parole roboanti e in perfetto stile nazional-popolare. Una ricetta perfetta. “Stiamo gestendo – ha detto il ministro della Cultura Enrico Franceschini (foto), intestandosi il merito dell’intrapresa – una grande operazione di valenza culturale e sociale. Si è parlato per molti anni nel nostro Paese di recupero delle aree interne e dei borghi, ma non ci sono stati grandi interventi finalizzati a concretizzare questo obiettivo. Le nuove condizioni tecnologiche consentono di far diventare dei luoghi di lavoro reali delle realtà che fino a pochi anni fa non potevano attrarre né persone, né occupazione. Il Piano Nazionale Borghi va in questa direzione con risorse molto importanti, pari a 1 miliardo di euro, per vincere la sfida del ripopolamento”.

Bè, taccuino e matita in mano facciamo due conti: 229 progetti finanziati con la linea B e 21 con la linea A per un totale di 250 comuni. Sono 5.532 i comuni italiani sotto i 5mila abitanti potenzialmente ammissibili al bando (quasi quasi è una fortuna che non tutti possano esibire un “borgo storico”). I comuni oggetto della prima selezione SNAI (Aree Interne) sono invece 1.077 che però non sembrano avere una qualche premialità da questa misura del Pnrr. Pertanto, solo una frazione del totale dei piccoli comuni con borgo storico potrà beneficiare delle risorse messe in campo e, diciamolo sottovoce, non è detto che serviranno per “vincere la sfida del ripopolamento”. La sensazione è che il pur bravo ministro, travestito da Dulcamara, stia vendendo un elisir d’amore, prodigioso solo per chi ci crede…
E già, i borghi diventano di moda. La pandemia di Covid-19 rende improvvisamente minacciosa la stimolante e desiderata densità delle città e pian piano, inesorabilmente, comincia un lento esodo verso l’aperto. Stefano Boeri, riflettendo sugli effetti della pandemia e quindi sull’abitare e sulla sostenibilità anche sanitaria delle città, rende il “borgo” –ormai diventato favola – ancora più “cool”. I media si lanciano alla ricerca scatenata del pittoresco e i politici si adeguano al mood.

Torniamo al titolo, dove alberga uno dei topoi della eterna letteratura seriale. C’è una figura dolente (borgo disabitato) che trova per effetto di un sortilegio un tesoro (20 milioni dalla lotteria del Pnrr) cambiando segno ad inclemente destino. Ma il titolo descrive anche la logica che presiede all’assegnazione delle risorse (ripetiamo: 420 milioni di euro) della linea A del Piano Nazionale Borghi. Ossia quella di una lotteria. Ma possiamo abbinare la politica alla logica della lotteria? Si può vincere la sfida del ripopolamento con 21 progetti pilota da 20 mln ciascuno? Forse no, però potremmo in pompa magna (forse) celebrare i fasti di 21 casi di successo. Una cosa più semplice, veloce e di immediata comprensione. E più conforme alla vera immagine dei borghi, per la quale la “realtà” è un supporto tutt’ al più paesaggistico ad uno storytelling pieno di gioia e privo di noie e “durezze del vivere”. Insomma, siamo immersi, ci perdoni il grande filosofo, in un platonismo imperfetto, per cui la terapia si applica all’Idea da redimere – che corrisponde alla luminosa verità – e non alle ombre contaminate dal mondo. Curata l’idea, s’intende, è salvo il mondo…

Nel bando si legge che i progetti potranno riguardare “scuole o accademie di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (Rsa) dove sviluppare anche programmi a matrice culturale, residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali”. Ma a chi si rivolge allora Franceschini? Agli abitanti dei borghi negletti oppure alla “classe creativa” che ha le possibilità e gli strumenti necessari per fare questo salto di paradigma? Al tempo di Richard Florida si magnificavano le grandi città perché luoghi d’elezione delle tre “T” (tecnologia, talento, tolleranza) destinate a cambiare il mondo. Ora c’è il “contrordine compagni”: tutti ad abitare i borghi grazie al bando nel Pnrr.

“È un piano-lotteria da azzerare. Tra società che cercano speculazione e acquisti facili di case abbandonate nei borghi, assistenze tecniche che arrivano da mezz’Europa, finanza che con cacciatori di progetti corteggia i Comuni e i Sindaci”. Lo ha detto Marco Bussone, uno che di borghi se ne intende. È infatti presidente nazionale di Uncem, l'unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.
Anche per Bussone il problema è quello che abbiamo chiamato “platonismo imperfetto”: “Se i borghi sono quelli che ha inteso qualcuno, compreso dentro il Ministero della Cultura, noi non li chiameremo più borghi” Ben inteso: di questi tempi, il qualcosa è sempre meglio di niente. Però risparmiamoci il bel racconto della favola che è sufficiente un albergo diffuso o una scuola di arti e mestieri della cultura per risolvere il problema del ripopolamento delle aree interne. Proviamo a dire la verità? Queste risorse andranno a chi ha già dalla sua non poche risorse, relazioni e competenze da utilizzare? A chi ha energie e proposte. Insomma a chi ha vinto. Per gli altri, i sommersi, neppure il brivido di un “gratta e vinci”. È vero che ci si può pur sempre consolare con i brividi sanremesi!


*Sociologo **Giornalista

Foto: Agenzia Sintesi


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