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Nel mondo solo il 35% degli iscritti alle facoltà Stem sono donne

«Scienza e parità di genere sono fondamentali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030», dice Elena Caneva, Responsabile centro studi di WeWorld. «Oggi tuttavia le donne continuano a essere sottorappresentate negli studi e nelle carriere Stem rispetto agli uomini. Una disparità che ha ripercussioni sociali ed economiche evidenti»

di Redazione

“Scienza e parità di genere sono fondamentali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030” commenta Elena Caneva, Responsabile centro studi di WeWorld, organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 25 Paesi. “Oggi tuttavia – sottolinea Elena Caneva – le donne continuano a essere sottorappresentate negli studi e nelle carriere STEM rispetto agli uomini. Una disparità che ha ripercussioni sociali ed economiche evidenti: le innovazioni nelle STEM giocano infatti un ruolo centrale nell’affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico o la stessa emergenza sanitaria che stiamo vivendo, nel facilitare l’accesso all’energia, nell’identificare le fonti rinnovabili, nello sviluppo della ricerca”.

Uno scenario allarmante
I numeri sono allarmanti e WeWorld li analizza nel report We Stem for Our Future. Colmare il divario di genere nelle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, che verrà presentato l’11 febbraio in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza.

Attualmente, nel mondo, solo il 35% degli iscritti alle facoltà STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering, Mathematics) sono donne, con differenze rilevanti se si considerano le diverse discipline: solo il 7% delle donne decide di studiare ingegneria, rispetto al 22% degli uomini (World Bank, 2020). Solo il39% dei ricercatori accademici e il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali sono donne, sebbene costituiscano rispettivamente il 55% degli iscritti ai master e ai corsi di dottorato (UN Women, 2021).

La sottorappresentazione delle donne nelle materie STEM si riflette anche nel mondo del lavoro, tanto che oggi, a livello globale, solo il 6% di chi lavora nello sviluppo di applicazioni mobile e software è donna. Nelle 20 principali economie del mondo la presenza femminile negli ambiti data science e artificial intelligence arriva appena al 26%, al 15% in campo ingegneristico e al 12% nel cloud computing (ORWH, 2021).

In Italia, da tempo, le donne sono oltre la metà dei laureati: il 58,7% del totale nel 2020. Eppure, se si prendono in considerazione solo le materie STEM, i numeri sono allarmanti: su 100 donne laureate, solo 16 hanno un titolo in discipline STEM, contro 35 uomini (Istat, 2021). La presenza di donne oscilla tra l’82% nel gruppo Letterario, filosofico, artistico e storico – che comprende i corsi di laurea in Conservazione dei beni culturali classificati come STEM – e il 22%del gruppo di ingegneria, mentre in quelli di informatica scende addirittura al 13% (Assolombarda, 2020).

Oggi nel nostro Paese chi si laurea in discipline STEM raggiunge un tasso di occupazione dell’89,3%, 4,1% in più rispetto a chi si laurea in altre discipline (Istat, 2021). Guardando, però, al tasso di occupazione per genere nelle professioni STEM, il divario risulta evidente: 92,5% per gli uomini e 85% per le donne (AlmaLaurea, 2021). Nelle professioni STEM, nel 63% dei casi i contratti di lavoro a tempo indeterminato vengono offerti a uomini, il cui stipendio si aggira in media intorno ai 1.600 euro mensili, contro i 1.300 euro delle colleghe donne (AlmaLaurea, 2021).

“Sradicare gli stereotipi e i pregiudizi, attraverso una cultura della parità e del rispetto delle differenze nelle famiglie, a scuola, sui luoghi di lavoro e nello spazio pubblico, è la chiave per raggiungere l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, anche nell’accesso e partecipazione alle discipline STEM. L’educazione a scuola – conclude Elena Caneva – diventa quindi il primo grande passo per garantire a tutte le bambine la possibilità di conoscersi, sperimentarsi e perseguire i propri sogni, così da colmare una volta per tutte il dream gap, che impedisce loro di diventare ciò che vogliono essere e realizzare pienamente il proprio potenziale”.

Di seguito riportiamo le testimonianze, contenute insieme a diverse altre nel report We Stem for Our Future, di due ragazze che frequentano il programma nazionale di WeWorld contro la dispersione scolastica: Frequenza200, nato per contrastare la povertà educativa e favorire l’inclusione e il benessere degli adolescenti che vivono in contesti difficili.

La voce di D., 16 anni, studentessa di un Istituto industriale
“L’informatica è una materia che mi ispira proprio, ed è anche una delle cose con cui siamo più in contatto oggi. Io mi considero abbastanza femminista e non credo ci siano diversità, per questo penso anche che ragazze e ragazzi possano fare tutte le materie. Ci saranno sicuramente persone più brave o meno brave a fare qualcosa, ma non dipende dal genere. Io studio in un ambiente prevalentemente maschile: nella mia classe siamo in 17 ragazzi e 3 ragazze. Le materie che studio al mio istituto sono considerate più da maschi, ma noi ragazze siamo qui per dimostrare che valiamo ugualmente. Fortunatamente io non ho mai trovato difficoltà in classe per il fatto di essere una ragazza, perché i miei insegnanti sono corretti e cercano di trattarci allo stesso modo. Nella mia vita ho subito più discriminazioni per la mia origine marocchina, che per il mio genere, ma questo mi ha sempre spinta a impegnarmi ancora di più”.

La voce di C., 15 anni, studentessa di un Istituto per operatori socio-sanitari
“Secondo me il capire che uomini e donne sono uguali e che non ci sono cose che gli uni o le altre possono o non possono fare dipende molto dai genitori, ma anche dal gruppo di amici che frequenti. Le compagnie infatti possono influenzarti molto. Io, ad esempio, frequento un istituto per operatori socio-sanitari e i miei compagni maschi hanno abbandonato le compagnie con cui uscivano per via della scelta della scuola. Quelle compagnie gli dicevano che frequentando la scuola da OSS sarebbero diventati femmine. Penso che in generale gli uomini vengano più influenzati dagli stereotipi perché hanno quella cosa del “maschio alfa”.


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