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Cooperazione & Relazioni internazionali

Quella strana voglia di guerra di uncle Joe

Dalla Casa Bianca un'escalation di allerta sull'Ucraina che, alla fine, stanno mettendo in imbarazzo lo stesso presidente dello Stato da proteggere, l'ucraino Zelensky. E in Siria Biden ordina l'attacco delle forze speciali all'Isis, facendo però strage di civili. Calo di consensi interno, situazione del debito federale e desidero di rintuzzare la grandeur putiniana per dare scacco geopolitico anche a Pechino dietro il clamoroso dietrofront in politica estera

di Paolo Manzo

I continui avvertimenti del presidente degli Stati Uniti Joe Biden sul fatto che la Russia potrebbe invadere l'Ucraina sembrano la ripetizione della retorica guerrafondaia usata dall'amministrazione di George W. Bush per spodestare Saddam Hussein e Gheddafi dal potere con accuse, rivelatesi infondate, che fossero in possesso di armi di distruzione di massa. Ne parla anche il Guardian.

Una conferma arriva oggi in un editoriale il quotidiano francese Le Monde che, dopo avere sottolineato come "nelle ultime settimane la Casa Bianca si è affidata a una drammatizzazione della minaccia russa all'Ucraina, arrivando ad annunciare un'invasione imminente”, chiarisce che "le accuse di Washington non sono state supportate da prove. Nei variabili pronostici dell'amministrazione Biden, l'attacco russo potrebbe avvenire “oggi, domani, tra qualche settimana o mai più", ma "per quasi tre mesi, attraverso regolari fughe di notizie sulla stampa e dichiarazioni pubbliche, Washington non ha smesso di lanciare l'allarme sui preparativi", critica Le Monde.

Per evitare di essere trascinato in un'altra guerra guidata dagli Stati Uniti o di essere usato come una pedina politica di Washington, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito, nei giorni scorsi, che gli attuali problemi del suo paese "provengono dall'Occidente piuttosto che dall’Oriente", accusando i media di seminare il panico e creare disinformazione (qui un'analisi de Il Manifesto.

Zelensky ha detto che la destabilizzazione all'interno del suo paese è la vera minaccia, e non la Russia. Anche il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, è intervenuto per mettere in discussione la valutazione degli Stati Uniti sulla "minaccia" posta dalla Russia, esortando la gente a non credere alle "previsioni apocalittiche", e ha sottolineato che l'Ucraina ha un forte esercito e un sostegno internazionale senza precedenti. "In poche parole", analizza Joseph Nathan, il fondatore di Asia Strategic Consulting, "l'Ucraina sta lottando per affrontare le crescenti sfide che le pongono i separatisti filo-russi, mentre gli Stati Uniti ed il Regno Unito stanno cercando di trarre qualche vantaggio dalla situazione".

Ma perché gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato sono così ansiosi di “spingere" verso un'altra guerra, facendo affluire truppe nella regione, quando gli Stati Uniti si sono appena ritirati in modo disastroso da una guerra ventennale in Afghanistan, e non hanno vinto nessun conflitto in modo decisivo dalla seconda guerra mondiale (se si esclude le invasioni di Grenada e Panama)?

La Russia sta attualmente fornendo più di un terzo del gas naturale europeo e, dunque, i paesi dell'Unione Europea non dovrebbero avere interesse per un conflitto.

Per gli Stati Uniti, invece, l'interesse sta più nell'usare l'Ucraina come una pedina politica per assicurarsi che la Russia, il suo vecchio antagonista della Guerra Fredda, non diventi un successo economico, troppo grande come la Cina per minacciare la sua leadership globale. Gravati da un debito di 30mila miliardi di dollari, gli Stati Uniti non hanno molte opzioni finanziarie per sfidare i cinesi sulla base del dollaro e hanno bisogno di usare le loro limitate risorse finanziarie in modo strategico se vogliono colmare il divario economico con Pechino. Tuttavia, il loro ultimo coinvolgimento nel conflitto ucraino non ha alcun senso, dal momento che qualsiasi escalation della crisi farà salire i prezzi del petrolio, il che causerà inevitabilmente un aumento dell'inflazione a livello globale, il che è dannoso anche per la "salute fiscale" degli Stati Uniti.

Forse la verità su questa “voglia guerrafondaia" del presidente Biden, allora, è dovuta al grande calo nei suoi indici di gradimento ad appena un anno di mandato? Di certo la sua amministrazione sta disperatamente cercando di trovare modi per puntellare la popolarità di Biden, ma schierarsi per una guerra è follia pura. La verità è che la politica estera degli Stati Uniti è un disastro e la sua ossessione nel contenere la Cina usando la vecchia mentalità della guerra fredda sta solo accelerando la sua caduta come superpotenza globale del mondo, e porterà molti dei suoi alleati nelle braccia dei cinesi.

Al pari di Biden, anche il primo ministro britannico Boris Johnson, il cui indice è sceso a un misero 24% negli ultimi giorni per lo scandalo "Partygate", spinge per la "mano dura" contro la fantomatica invasione russa dell’Ucraina, negata dallo stesso presidente Zelensky. Invece di lavorare con l'Unione europea sulle molte questioni irrisolte della Brexit, è sconsolante che i leader dell'UE permettano a Boris di immischiarsi negli affari degli ucraini.

Se si escludono Biden e Johnson, nessun paese in Europa vuole che il conflitto in Ucraina degeneri in una guerra, perché ciò significherebbe che la Russia interromperà la fornitura di gas naturale, con annessi prevedibili disagi dei consumatori del Vecchio Continente

"A rincarare la dose ansiogena Usa, che in questi giorni ha viaggiato di concerto con l’alleato britannico Boris Johnson che a sua volta continua ad alzare i toni del confronto, è anche il segretario di Stato americano Antony Blinken”, há scritto nei giorni scorsi il giornale della Cei, Avvenire. "La Russia – ha detto il capo della diplomazia statunitense – può invadere l'Ucraina in qualsiasi momento, anche durante i Giochi olimpici invernali in corso a Pechino” . Folle, visto che il Cremlino ha risposto subito a Blinken e Biden, continuando a negare qualsiasi ipotesi di invasione all’Ucraina.

Una postilla a supporto del profilo guerrafondaio di Biden. Ad un mese dal suo insediamento, alla fine del febbraio dell’anno scorso, il presidente statunitense ha ripreso i bombardamenti in Siria, che Washington aveva interrotto durante la precedente amministrazione. L’ultimo attacco che ha ucciso un capo dell’Isis, annunciato dallo stesso Biden come un grande successo all’inizio di febbraio di quest’anno, ha provocato invece 13 morti, tra cui 6 bambini e 4 donne, secondo quanto denunciato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani.


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