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Napoli, l’arte contemporanea diventa strumento educativo

Parte oggi, e rimarrà allestita fino al 26 febbraio, la mostra diffusa di Habitart. Sei giorni in giro per la città di Napoli per scoprire il progetto di educazione formale e informale della cooperativa sociale Dedalus

di Redazione

Parte oggi, e rimarrà allestita fino al 26 febbraio, la mostra diffusa di Habitart. L’iniziativa fa parte di Aula dei legami, un progetto della cooperativa sociale Dedalus realizzato anche grazie al contributo del Dipartimento per le Politiche della Famiglia. L’iniziativa guarda in particolare a situazioni di fragilità, inasprite dai periodi di lockdown, con l’obiettivo di ripristinare legami di fiducia tra adolescenti, famiglie, istituzioni educative e territorio, attraverso l’offerta di luoghi e attività in grado di coniugare l’apprendimento formale e informale con azioni di socialità, e lavorando sul protagonismo e la co-partecipazione dei destinatari, utilizzando in positivo il meticciato culturale e etnico che caratterizza il territorio come chiave di convivenza positiva e come strumento per dissodare bellezza, talenti e creatività.

«HabitArt è uno spazio di apprendimento e di socialità nato all’interno del Centro Interculturale Officine Gomitoli», spiega Alessia Montefusco, coordinatrice artistica del centro interculturale. «HabitArt è un concetto che tiene insieme due parole chiave, abitare e arte. Con l’arte impariamo ad abitare il corpo, il quartiere, la scuola, la città. HabitArt è un habitat sia fisico che emotivo che con il linguaggio artistico accoglie adolescenti di diverse origini e provenienza proponendo una convivenza positiva attraverso la bellezza, lo sviluppo dei talenti e la creatività. L’habitat nel quale i ragazzi e le ragazze si sono mossi è stato organizzato in aule tematiche con diversi percorsi di apprendimento tenuti insieme dal comune obiettivo di sviluppo della personalità e delle capacità di relazioni con l’esterno».

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Adolescenti italiani, stranieri e con background migratorio.Oltre 50 ragazzi che frequentano il centro hanno partecipato al progetto e rimesso al centro il tema dell’abitare «e quello della casa, del quartiere, di come vivere», aggiunge Montefusco. «Abbiamo affrontato e continueremo ad affrontare questi temi attraverso l’arte contemporanea che è il nostro linguaggio, il nostro strumento educativo».

Durante gli scorsi mesi, insieme ai laboratori pratici, i ragazzi sono andati alla scoperta degli spazi della città: «I luoghi li abbiamo raggiunti perchè lì c’era qualcosa di concettuale e artistico che poteva essere sviluppato in modo creativo. Dal Vesuvio al museo di San Martino, passando per Capodimonte fino al Museo Madre. Luoghi che i ragazzi difficilmente avrebbero visitato, mentre adesso sono diventati per loro uno strumento per misurare la città, orientarsi».

Da questi viaggi dentro Napoli sono nate idee, progetti, iniziative che hanno costruito la mostra diffusa: da quella fotografica allestita al centro officina Gomitoli nel quartiere di San Lorenzo al vernissage delle mostre a Palazzo Venezia. E poi ancora la Fondazione Morra Greco con la mostra “About almost home the Rosa Parks Project” fino al Museo Madre con l'installazione Pillar di Alfredo e Isabel Aquilizan, che i ragazzi hanno contribuito a realizzare, nell’ambito della mostra Rethinking Nature.