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Al Festival della lentezza un reading per Mimmo Lucano

La rassegna "La porta accanto" apre l'ottava edizione a Novellara. Mara Redeghieri, ex voce degli Ustmamò propone il 12 marzo, brani del suo ultimo lavoro discografico “Recidiva”, canti partigiani e anarchici di rivolta, scritti e poesie che narrano l’identica disperazione e tribolazione dei poveri e degli oppressi in un reading concerto dal titolo: “Futura umanità – Canti e poesie di libertà e rivolta – dedicato a Mimmo Lucano”

di Laura Solieri

Dal 10 al 13 marzo, al Teatro della Rocca “Franco Tagliavini” di Novellara (Re), la rassegna “La porta accanto” apre il percorso dell’ottava edizione del Festival della Lentezza attraverso il nuovo anno. Più che di un’anteprima, si tratta della costola di un corpo di eventi che, mescolando i linguaggi e le forme artistiche, porterà la manifestazione in giro per l’Italia per tutto il 2022. Tentando di non limitarsi a puntare il dito sulle criticità, per suggerire invece una rotta da seguire con l’obiettivo di ottenere un cambiamento in meglio, il programma si articola in incontri, concerti ed eventi teatrali; da Murubutu a Mariangela Gualtieri e Mara Redeghieri che abbiamo incontrato in anteprima fino a Elly Schlein, marzo 2022 regala un assaggio del Festival della Lentezza per indagare le emergenze della contemporaneità e gli errori sistemici che continuano a produrre disastri umanitari, climatici e sociali.

“Futura umanità – Canti e poesie di libertà e rivolta – dedicato a Mimmo Lucano” è il reading-concerto con cui il 12 marzo, Mara Redeghieri e il suo trio elettroacustico si esibiranno. La prestigiosa produzione artistica di Stefano Melone arricchisce la resa di quello che si presenta come un inno alla libertà e alla resistenza senza tempo, in cui l’ex voce degli Ustmamò propone brani del suo ultimo lavoro discografico “Recidiva”, canti partigiani e anarchici di rivolta, scritti e poesie che narrano l’identica disperazione e tribolazione dei poveri e degli oppressi.


Redeghieri, quello ispirato alla lentezza è un modo di stare al mondo in cui si ritrova?
Penso che tornare lenti sia l’unica soluzione, credo sia stato anche un messaggio del Covid. È importante tornare a fare delle cose lentamente, cercare di capire dove siamo diretti, chi dobbiamo aiutare. La lumaca, speriamo, sarà il nostro animale portafortuna.

Questo Festival è l’occasione per indagare le emergenze e le sfide della contemporaneità. Per lei, quali sono?
Per me hanno a che fare con i nostri tre elementi di base: aria, acqua, terra. Finché continueremo ad inquinarli, inquinamento avremo come risposta, malattie e virus. E dobbiamo impegnarci a trovare un nuovo modo per tornare a diventare coltivatori.

Cosa vuole dire essere umani nel 2022?
Significa rivolgerci al nostro prossimo sofferente, alle persone che in questo momento consideriamo bisognose di aiuto e accorgerci che ne sono davanti a casa nostra, le abbiamo sotto il naso tutti i giorni. Significa rispettare le nostre fonti di energia pulita. “Futura umanità” nasce perché il filo conduttore che hanno tessuto i nostri avi, le persone che hanno combattuto non solo le guerre ma anche la miseria e le ingiustizie, ci parlano. Noi dobbiamo ascoltarli e tornare a pensare di fare quello che loro hanno provato a fare, certo nella nostra maniera, ma con lo stesso animo: l’animo di chi sceglie di schierarsi dalla parte giusta.

Con Mimmo Lucano vi conoscete personalmente?
Purtroppo non l’ho ancora conosciuto di persona. Credo che il messaggio del suo lavoro a Riace sia molto condivisibile anche per la mia terra, l’Appennino Reggiano, attualmente spopolato, un territorio che avrebbe bisogno di nuove energie e progetti che solo noi siamo capaci di inventare: non è un pensiero politico, è prima di tutto un pensiero umano. Se vediamo che ci sono terre disabitate e non coltivate è il momento che ognuno di noi pensi a chi potrebbe abitarci dentro e quale campo fare coltivare, perché è necessario ricominciare a ragionare in forma base. Sembra semplice quello che ha fatto Mimmo Lucano: io lo dico, canto le sue meraviglie, lui lo ha fatto. Mimmo Lucano è una scuola di vita, è un bravo maestro e i maestri come lui devono prosperare.

Ha detto che rimanere affidata a quello che l’ha commosso nella vita, nella poesia e nella musica, è per lei fondamentale. Che ruolo gioca la commozione nella sua arte?
Quando scrivo i miei testi devo essere commossa, ciò che scrivo parte da un livello di commozione che trovo in tante cose, in primis negli affetti umani, nell’amore che puoi provare per i tuoi simili, per i legami che hai tessuto durante la vita. Poi, sono nata in un posto benedetto che è l’Appennino Reggiano circondato da foreste, un polmone vivente, e l’altra cosa che mi commuove alle lacrime è la bellezza della natura. E cercherò di dedicarmi al meglio a questa fetta di mondo.

Ad esempio, pulendo i fossi.
Da diversi anni vado in giro da sola a pulire i fossi dai rifiuti, voglio vedere chi si ferma ad aiutarmi, è un progetto a lunga scadenza. Ho raccolto quintali di roba, di tutti i tipi. Mi piacerebbe fare sensibilizzazione per i giovani e anche portare i miei ragazzi (è insegnante di inglese alle scuole medie di Busana, ndr) a ripulire i nostri fossi e i nostri boschi. I giovani non hanno bisogno di parole ma di azioni, è importante far vedere loro che cosa si può fare: non glielo devi dire, ma mostrare.

Immagini di G. Simoni


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