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Cooperazione & Relazioni internazionali

Chi ha più bisogno è chi è ancora in coda per entrare in Romania

Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca è a Siret, sul confine con l’Ucraina insieme all’associazione Remar. Partito da Milano lunedì con un camper, la cucina mobile e tre furgoni è impegnato nella primissima accoglienza di persone che arrivano scosse dopo il lungo viaggio. «Il nostro aiuto forse è più necessario al di là della frontiera dove si stanno ammassando migliaia di persone»

di Antonietta Nembri

Le persone nella palestra di Siret, cittadina rumena sul confine con l’Ucraina, non restano a lungo. «L’altro giorno erano in 1.500, adesso sono un terzo, sono quasi tutti indiani. Oggi (mercoledì 2 marzo, ndr) ne sono arrivati 300. Poi nell’altra palestra ci sono donne, bambini e anziani», Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca è arrivato a Siret con alcuni volontari, cinque mezzi (tra cui una cucina mobile e un camper – lo avevamo scritto qui ) e un carico di primi aiuti.
«I flussi per il momento si muovono velocemente da questa parte del confine, perché le persone vengono indirizzate in altri luoghi di accoglienza», spiega. Gli indiani sono soprattutto studenti che arrivano da Kiev, mentre la popolazione ucraina «arriva soprattutto dal sud del Paese» fa sapere Sinigallia.


Nelle immagini la palestra che accoglie gli studenti indiani provenienti da Kiev a Siret in Romania

«È dall’altra parte del confine che invece le cose vanno lentamente. Adesso ancora in Ucraina ci sono oltre 100mila persone che vogliono entrare in Romania già ammassate sul confine, ma le fanno passare lentamente per questo stiamo ipotizzando di andare ad aiutarle dalla parte ucraina anche perché si parla di 300mila persone in arrivo per scappare dalla guerra». A complicare il tutto sono le situazioni meteorologiche: nevica e la temperatura scende anche a meno 10 gradi «soprattutto per i bambini e gli anziani è molto difficile», chiosa Sinigallia.

Da qui l’idea di andare dall’altra parte, «Qui lasceremo la cucina mobile che è stata molto apprezzata e si è dimostrata molto utile», continua Sinigallia.
Questi primissimi giorni sul confine «sono una ricognizione per capire che cosa serve e cosa invece no», continua il presidente di Progetto Arca «per esempio al momento non serve mandare altro cibo, se non gli alimenti per i bambini. quello che serve sono abiti. A breve organizzeremo una vera e propria colonna di aiuti umanitari» annuncia ricordando che a Milano, in via Sammartini 106, è stata avviata la raccolta di aiuti quali omogeneizzati per bambini, latte prima infanzia preferibilmente liquido, pannolini e pannoloni per adulti (per conoscere l’elenco completo e gli orari per consegnare gli aiuti qui).
«A breve capiremo anche se servono brandine, tende, sacchi a pelo… la prossima settimana grazie a un nostro volontario che ci mette a disposizione un camion faremo un carico con le donazioni che stanno arrivando». Mentre parliamo si sentono centinaia di voci «alcune volontarie rumene stanno distribuendo il tè», spiega.

E il campo, dove lo monterete? «Non abbiamo ancora deciso, ma una delle ipotesi è quella di montare le tende dall’altra parte del confine… Vedremo come si evolve la situazione» conclude Sinigallia.


Le foto sono state realizzate da Alberto Sinigallia a Siret a pochi km dal confine ucraino


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