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Nella Terra dei fuochi la solidarietà si declina al femminile

Un'imprenditrice, Stefania Brancaccio, ha accolto l'appello del console ucraino di Napoli e dato ospitalità a una mamma e ai suoi quattro figli minori. Un gesto che ha poi coinvolto altre donne. Una storia al femminile, che unisce la tangibile solidarietà in tempo di guerra con la voglia di riscatto di un territorio che vuole svincolarsi dalle sopraffazioni e dal malaffare

di Luigi Alfonso

«La Terra dei Fuochi stavolta arde d’amore». Stefania Brancaccio ne è profondamente convinta. La vicepresidente nazionale dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti d’azienda (Ucid) non è rimasta indifferente di fronte alla tragedia che si sta consumando in Ucraina. Nei giorni scorsi ha accolto una famiglia, mettendole a disposizione la casa dell’ex custode all’interno dello stabilimento “Coelmo” di Acerra (a 30 km da Napoli), dove vengono fabbricati gruppi elettrogeni industriali. Uno spazio che si è liberato da qualche tempo e che l’imprenditrice e Cavaliere del lavoro ha messo a disposizione.

«Ho raccolto l’allarme lanciato dal Console generale dell’Ucraina di Napoli, Maksym Kovalenko, e adottato una donna, mamma Natalia, e i suoi quattro figli più giovani: Alla, Hanna, Nana e Roman», racconta Brancaccio. «Il quinto è rimasto in Ucraina, con il padre, a combattere per la sua gente, la sua terra. Una storia terribile, ci fa capire che in guerra potremmo esserci noi. Abbiamo cercato di mettere in pratica ciò di cui abbiamo parlato in occasione della 49esima Settimana Sociale, che si è tenuta lo scorso ottobre a Taranto. Lì abbiamo preso l’impegno di diffondere messaggi di pace. Come aveva detto l’economista Leonardo Becchetti, componente del Comitato scientifico e organizzatore di quell’evento, “le buone pratiche che abbiamo ascoltato rappresentano un mondo abbastanza vasto di aziende che cominciano a capire che coesione e sostenibilità ambientale sono fattori competitivi”. Bene, vogliamo condividere quei valori in maniera tangibile».

Stefania Brancaccio è soddisfatta della risposta del territorio di Acerra. «Stiamo cercando di combattere la fama terrificante della Terra dei Fuochi, e stavolta lo facciamo in una declinazione tutta al femminile. Ho parlato dell’iniziativa con un gruppo di donne che hanno risposto in maniera entusiastica: le dirigenti della scuola media “Gaetano Caporale” e della scuola materna ed elementare “Primo Circolo didattico Montessori”, Rosa Esca e Isabella Bonfiglio, l’assessora alle Politiche dell’istruzione e dell’educazione del Comune di Acerra, Milena Petrella, l’assessora alle Politiche educative e diritto allo studio del Comune di Cerignola, Rossella Bruno, l’ispettrice della stazione di polizia, Annalisa Di Meo. L’assistenza legale ci è stata fornita dall’avvocato Federica Marzullo. Una catena umanitaria bellissima che cancella, almeno in parte, la cattiva nomea che parla da decenni di inquinamento, sopraffazioni e malaffare».

«Abbiamo messo a loro disposizione indumenti e altri beni di prima necessità», prosegue Brancaccio. «Ma, al di là dell’accoglienza, è una lezione di pace che abbiamo imparato dalle lacrime di questa mamma. Le scuole hanno accolto immediatamente i bambini ucraini, mettendo a punto a tempo di record iscrizioni ed inserimento. Lo stesso ha fatto la Asl 2 Nord di Acerra, con procedure rapidissime. Le donne sono sempre protagoniste, quando sono chiamate ad essere costruttrici di pace. Non è un caso, credo, che questa parola sia di genere femminile. Pace per noi, donne al lavoro per cancellare l’odio e ricostruire quella fraternità e solidarietà che è andata distrutta in pochi giorni. Becchetti mi ha detto: “Che questa accoglienza sia un messaggio di pace. Le donne di Acerra sono il simbolo della pace stessa”».

Il 21 marzo, la Bandiera della Pace sarà portata in tutte le scuole di Acerra, nell’ambito della staffetta organizzata dal Comune: saranno proprio i quattro bambini ucraini ad accogliere la bandiera arcobaleno, in coincidenza con il loro ingresso nella nuova realtà scolastica.