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Un padiglione della nostalgia russa alla Biennale di Venezia

La proposta del Collettivo “Nostalghia” dopo la decisione di escludere la Russia dalla 59esima edizione della rassegna: «Un modo per colmare questa straziante assenza con un’azione artistica che si contrapponga alla chiusura per continuare a dare presenza a una cultura che non potrà essere annebbiata dalle immagini di guerra e di dolore»

di Giovanni Calabrese

La gente a volte pretende un cambiamento, quasi mai pretende l’arte”. Cosi Zadie Smith scrittrice e saggista britannica, mette in evidenza il tentativo dell’arte di rispondere alle richieste di un cambiamento senza necessariamente riuscirci. Anche perché quando provi a cambiare qualcosa c’è sempre il rischio che tutto possa rimanere cosi com'è. Il cambiamento è anche questo!

Ogni aspetto della vita può essere affrontato e potenzialmente trasformato attraverso l’arte, senza immaginare nessun “monumento alla riuscita” come Zadie Smith lo definisce.Oggi è tempo di sfide creative, che richiedono sperimentazione e coraggio, quell’intraprendenza che si declina attraverso pratiche per il cambiamento, che possono riemergere proprio nelle difficoltà del nostro tempo, coniugando la visione politica con l’arte per provare ad abituarsi alla negoziazione e creare uno spazio intermedio di dialogo: “una politicizzazione dell’impotenza”.

In questo momento storico, caratterizzato da una pandemia che forse stiamo per lasciarci alle spalle e guerre che continuano a dividere popoli, spesso viviamo una forte senso di impotenza nell’agire come singoli individui.

L’arte può fornire strumenti per “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, farlo durare e dargli spazio” riprendendo l’epilogo de Le città invisibili di Calvino. L’arte è un potentissimo strumento di conversazione che non può e non deve fermarsi, soprattutto in un momento in cui l’angoscia e la paura creano divisioni. L’arte ha più volte dimostrato di poter innescare processi di coesione e spazi di dialogo che sconfinano il campo artistico per rispondere alle necessità sociali più urgenti del mondo; non per intrattenere, per riempire i vuoti di dolore, per soddisfare l’impotenza, o per seguire l’onda emotiva di qualcun altro. L’arte ha un ruolo cruciale se non decisivo nel plasmare le società ed offrire spazi di dialogo e di visione. Per tutte queste ragioni non possiamo restare indifferenti rispetto alla grande assenza del padiglione della Russia alla 59ª biennale di Venezia, non possiamo non essere solidali con gli straordinari artisti di quel popolo, soprattutto a seguito delle parole rilasciate dall'artista Kirill Savchenkov, «Non c’è nulla da dire, non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto le bombe, quando la popolazione ucraina si nasconde nei rifugi, quando i dissenzienti russi sono ridotti al silenzio». Un’azione politica di rottura tra il popolo russo ed il mondo.
Il padiglione russo avrebbe potuto esserci, lasciando la porta aperta e accogliendo chiunque al suo interno, per mostrarsi presente e disponibile al dialogo, anche solo per il sano spirito di partecipazione, in nome di una cultura che inevitabilmente parteciperà, in un silenzio che sarà più assordante della guerra.

Con questa premessa vorremmo proporre a tutta la direzione della Biennale 2022, alla curatrice Cecilia Alemani e al Presidente Roberto Cicutto, la possibilità di colmare questa straziante assenza con un’azione artistica che si contrapponga alla chiusura per continuare a dare presenza a una cultura che non potrà essere annebbiata dalle immagini di guerra e di dolore, dimenticando tutto ciò che la Russia ha fatto e ha contribuito a fare per l’arte e per la cultura.

A tal proposito, l’idea del nostro collettivo beneventano è installare nello spazio esterno del padiglione russo uno stendardo che indichi la presenza di un “padiglione della nostalgia”: “Nostalghia Pavilion”, che si ispira al titolo del film del regista russo Tarkovsky. La mancata partecipazione del padiglione associata ad un sentimento di nostalgia potrebbe suscitare una reazione di apparente ironia, ma in realtà è un sentimento reale, che si manifesta spesso prima di un cambiamento di cui forse non siamo ancora consapevoli.

Dietro quella nostalgia però, si nasconde anche la possibilità che nulla possa cambiare e che tutto resti così com’è.
Lo stendardo che verrà posto dinanzi al padiglione, segnalerà ai visitatori un QR code per accedere “al suo interno”, uno spazio pubblico online dove i visitatori e tutti gli artisti potranno fare delle proposte per il padiglione seguendo le istruzioni indicate. In questo spazio di condivisione raccoglieremo tutte le proposte, contenuti, possibilità e intuizioni forniti dai visitatori per il padiglione russo, che, attraverso questa alterità, manifesterà il tentativo di esserci comunque, affinchè nessuno smetta di parlare al popolo russo; un modo per prodigarsi tra i piccoli per implorare ai "grandi" di tornare al dialogo di pace.

Il “Nostalghia Pavilion” sarà inoltre segnalato su Google Maps ed inserito con una nuova voce anche su Wikipedia per dare un chiaro segnale di costruzione del dialogo di pace che non è legato solo ad una fase emergenziale ed emotiva ma che potrà continuare ad esistere nel tempo attraverso un’opera partecipata e condivisa sul web anche oltre la biennale. Un dialogo costante che si alimenta e si modifica; come i contenuti wikipedia che possano essere creati, modificati e soprattutto saranno lì per esistere. Saranno lì per restare come dialogo per la pace, nonostante la “nostalgia”.
Questo approccio permetterà di sconfinare l’opera oltre lo spazio della biennale e genererà anche uno spazio diffuso e simultaneo che allo stesso tempo convogli e amplifichi lo spirito di presenza e assenza del padiglione.

Questa proposta è in fase di sviluppo ma viene condivisa per intercettare maggiore partecipazione nella sperimentazione e nella realizzazione affinché l’intera azione artistica possa farsi richiesta di cambiamento: “la gente a volte pretende un cambiamento, quasi mai pretende l’arte”.



Il Collettivo “Nostalghia” è composto da: Giovanni Calabrese, Roberta Capuano, Aurora Lobina, Chiara Bollo, Francesco Boffa, Luca Daniele


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