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Bari, ragazzi con disabilità diventano Sommelier Astemi

Il progetto “Il Sommelier Astemio”, promosso dalla Delegazione di Bari dell’Associazione Italiana Sommelier, punta a formare persone con disabilità affinché siano in grado di descrivere le caratteristiche visive e olfattive del vino, pur non potendolo assaggiare, per favorire la loro inclusione sociale e lavorativa

di Emiliano Moccia

Non possono assaggiare il vino a causa delle loro diverse fragilità psico-fisiche, ma possono valutarne il colore ed i profumi, descriverne le caratteristiche visive ed olfattive, per poi servirlo con sapienza e precisione nei calici di chi lo berrà. Per i ragazzi con disabilità coinvolti dalla Delegazione di Bari dell’Associazione Italiana Sommelier, il progetto “Il Sommelier Astemio” è più di una suggestione. Perché può diventare una concreta occasione di lavoro e di inclusione sociale, a partire dalla formazione, elemento indispensabile per potere trasformare un’idea nata quasi per caso in opportunità reale. Per questo, dopo aver valutato con attenzione gli effetti benefici che negli anni pre-pandemia da covid-19 ha prodotto il progetto realizzato nel ristorante “Testecalde” di Rutigliano, adesso è il tempo di fare il salto di qualità e di mettere a sistema l’esperienza maturata.

«Abbiamo deciso di renderci utili per un gruppo di ragazzi con disabilità, alcuni con forme di autismo altri con ritardi mentali più lievi, che lavoravano in un ristorante della provincia di Bari, con l’intento di arricchire le loro competenze, insegnando loro a raccontare un vino ai tavoli utilizzando solo vista ed olfatto» spiega Raffaele Massa, sommelier e delegato Ais Bari. «I risultati di questa iniziativa nata come un gioco sono stati incredibili, incoraggianti. I ragazzi hanno partecipato con grande entusiasmo, mostrando attenzione, conoscenza e preparazione, ripetendo fedelmente tutto quello che è stato loro insegnato. Hanno dimostrato di essere veramente molto affidabili. L’obiettivo, dunque, è far sì che il Sommelier Astemio possa svolgere la sua funzione nell’ambito lavorativo, nei locali in cui ci auguriamo possano poi andare a lavorare questi ragazzi una volta completato il ciclo di formazione».

Nato dall’intuizione di adattare la tecnica di degustazione del vino alle condizioni psico-fisiche di giovani con disabilità e farne strumento di inclusione sociale e di inserimento nel mondo del lavoro, il percorso per diventare un Sommelier Astemio sta ora entrando nella sua fase attuativa. «Dopo una prima fase sperimentale» racconta Massa «adesso quindici ragazzi con disabilità inizieranno uno specifico corso di formazione tenuto da docenti Ais, da sommelier professionisti, trasfuso nel libro di testo “Io Valgo – Imparo a raccontare il Vino”, nel quale, attraverso 14 lezioni, con didascalie ed illustrazioni, vengono sviluppati in maniera semplice i temi fondamentali della didattica Ais, insegnando agli aspiranti sommelier astemi a servire il vino e a descriverlo».

Il progetto, però, ha un’ambizione più ampia. E vuole anche «sensibilizzare le realtà enogastronomiche del territorio a considerare con attenzione il riconoscimento degli incentivi alle aziende che assumono persone con disabilità in base alla Legge 68/99. Il prossimo passo» rileva Massa «sarà la costituzione di una scuola di formazione per ragazzi con disabilità che vogliono diventare sommelier, a cui sarà affiancata un’enoteca con cucina in modo da poter svolgere prima un percorso didattico di 14 settimane e poi un tirocinio formativo servendo ai tavoli, facendo esperienza, imparando a relazionarsi con i clienti. I nostri Sommelier Astemi sanno aprire le bottiglie, sanno servire il vino nei calaci e sono in grado di raccontarlo utilizzando esclusivamente vista ed olfatto. Abbiamo già individuato a Bari un locale che il Comune metterà a disposizione per realizzare questa iniziativa di inclusione sociale». Non solo. L’altro sogno è quello di «esportare il modello che stiamo mettendo in piedi anche fuori regione, in altre territori, per formare altri Sommelier Astemi e favorire l’inclusione sociale e lavorativa di persone con disabilità attraverso queste nuove competenze».