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I 400 milioni del Pnrr per gli asili nido che nessuno vuole

È scaduta il 31 marzo la proroga per richiedere i fondi del Pnrr per gli asili nido: 400 milioni di euro restano senza destinazione. Dove finiranno? Secondo le regole del Piano, vanno ridistribuiti fra chi ha presentato più domande, in buona parte Comuni del Nord Italia o di grandi dimensioni. Così facendo però otterremmo un aumento della differenza tra Nord e Sud, il contrario di quel che il Pnrr voleva. E se invece li destinassimo al Sud, aprendo i bandi non solo ai Comuni ma anche al Terzo settore?

di Alberto Alberani

È scaduta il 31 marzo la proroga alla presentazione di proposte per le candidature a ottenere i fondi Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati agli asili nido. Il rinvio si era reso necessario perché dei 2,4 miliardi messi a disposizione solo 1,2 erano stati richiesti. Di questi, altri 800 milioni sono stati richiesti, mentre 400 milioni di euro restano senza destinazione.

Nell’attesa di conoscere l’esito della proroga si è sviluppato un dibattito sulle motivazioni che hanno indotto molti Comuni, in particolare del Sud Italia, a non presentare domande. Si apre ora un altro dibattito relativo a dove finiranno le risorse che non sono state richieste e che, secondo le regole del Pnrr, dovrebbero essere ridistribuite a chi ha presentato più domande, probabilmente molti Comuni del Nord Italia e i Comuni di grandi dimensioni.

Se ciò avvenisse avremmo l’ effetto contrario alle aspettative con più bimbi al nido nelle regioni che già hanno un'offerta struttura e un aumento della differenza Nord-Sud. Questo scenario potrebbe però non presentarsi qualora le scelte politiche modificassero i destinatari dei bandi: non solo i Comuni ma anche gli Enti del Terzo Settore autorizzati o accreditati nella gestione dei servizi alla prima infanzia previsti dal Decreto 65.

Giuridicamente si può fare, come hanno fatto altri paesi europei e altri bandi Pnrr, e sarebbe un’ottima occasione di co-programmazione (non solo co-progettazione) richiedendo che la proposta formulata da un Ente del Terzo Settore preveda anche accordi di partenariato con i Comuni, in questo caso del Sud Italia.

Anche grazie al lavoro dell’ Impresa sociale “Con i bambini” gli enti del Terzo Settore hanno da tempo dimostrato serietà e affidabilità in questo campo e grazie ai 28 milioni di euro del recente bando Comincio da zero si realizzeranno 35 progetti, molti dei quali collocati al Sud. Il Terzo Settore c’è.

Per sviluppare una nuova rete di servizi per l’infanzia in molti Comuni (il 70% dei Comuni ha meno di 5.000 abitanti) non è indispensabile pensare solo al “nidone” gestito direttamente dal Comune, ma a servizi-poli per l’infanzia progettati anche strutturalmente e coerentemente alle recenti "Linee pedagogiche per il sistema integrato 0/6" da Enti del Terzo Settore autorizzati e accreditati che, grazie a dinamismo, flessibilità, personale competente e motivato, scarsa burocrazia, possono probabilmente rispondere al meglio ai bisogni delle bambine, dei bambini e delle famiglie del territorio.

*​Alberto Alberani Vice Presidente Legacoopsociali – Coordinatore gruppo 0-6 del Forum Terzo Settore


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