Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Ucraina: denazificazione, deucrainizzazione, genocidio

Ciò che sta avvenendo in Ucraina è davvero genocidio come detto da Joe Biden? Se ne discute, ma se ancora non lo si può dire con certezza ci stiamo avvicinando a grandi passi. La discussione non è vana, perchè come dice il Papa “non c'è pace senza verità”

di Paul Ricard

Svetlana Panič, filologa, traduttrice, è ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn a Mosca, in un recente articolo per “La Nuova Europa” scrive che «oggi dire pace significa dire la verità». Ragiona così la Panič: “Una pace cattiva, si sa, è sempre meglio di un buon litigio e, a maggior ragione, di sparatorie e bombardamenti. Su questo non si discute, e tuttavia un pacifismo astratto, come qualsiasi moralismo astratto, nasconde un tranello pericolosissimo: se il male non viene smascherato nella sua estrema concretezza, se non viene chiamata per nome la sua causa, esso squarcerà inevitabilmente i veli delle migliori e più sincere intenzioni, e si ripeterà. L’attuale «operazione speciale» è di fatto una guerra estremamente, paurosamente trasparente, e proprio con la sua trasparenza sfida l’intelletto e la coscienza di chiunque si metta a ragionarci sopra. L’Ucraina difende la propria terra, la propria dignità, la propria casa e la propria libertà da ospiti violenti e indesiderati, spinti dalle assurde ambizioni del regime russo. Il movimento contro la guerra in Russia non consiste nelle manifestazioni pacifiste, ma è una disperata protesta contro una politica predatoria nella forma e colonialista nel contenuto, che sta cercando di riportare indietro il tempo. Se non si riconosce questa realtà, tutti i discorsi sulla pace saranno un florilegio di parole alate che deliziano l’udito e calmano i nervi, ma rimangono sterili”. (Qui l’articolo integrale)

La sfida della studiosa russa va presa seriamente, del resto anche i papi, e per ultimo papa Francesco (discorso ai diplomatici 22 marzo 2013), sottolineano che “non c’è pace senza verità”. Per questo non è inutile interrogarsi su quanto detto da Joe Biden, quando ha definito gli atti compiuti da Putin in Ucraina un genocidio: «Il budget familiare, la capacità dei cittadini di riempire i loro serbatoi, non dovrebbero dipendere dal fatto che un dittatore dichiari guerra e commetta un genocidio dall'altra parte del mondo», ribadendo come nelle ultime settimane sia diventato sempre più chiaro che Putin sta cercando di spazzare via l'idea stessa di poter essere ucraino.

Appurato che questa volta non si tratta di una gaffe, si tratta di pura polemica politica, di escalation e strategia della tensione o c’è del vero in questa affermazione?

Lo Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte penale internazionale (CPI) nel 2002, definisce genocidio gli «atti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».

Tommaso Rodano, intervistato oggi Marcello Flores su Il Fatto quotidiano, è storico e studioso del genocidio, e dice: “Fino a qualche giorno fa gli studiosi del diritto internazionale ritenevano che non si potesse assolutamente parlare di genocidio in Ucraina, ma al limite di crimini di guerra o contro l'umanità. Ad alcuni importanti storici e giuristi sono venuti dei dubbi, dopo aver letto il documento del 3 aprile pubblicato dall'agenzia del Cremlino Ria Novosti, il piano su cosa dovrebbe fare la Russia dell'Ucraina. Si propone, in pratica, di distruggerla come Stato nazionale e si vuole negare agli ucraini la possibilità di esistere come popolo indipendente. Secondo Eugene Finkel, uno dei massimi studiosi di Olocausto al mondo, la combinazione tra la negazione al diritto di esistere dell'Ucraina e il deliberato attacco ai civili, è la spia che questa guerra potrebbe rischiare davvero di scivolare verso il genocidio”.

Anche Bohdan Vitvitsky, che ha servito come consulente legale presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Kiev e ha lavorato come procuratore federale negli Stati Uniti citato oggi da Francesca Mannocchi su La Stampa, dice che se non è genocidio ci siamo assai vicini: «da anni Putin mette in dubbio la legittimità della statualità ucraina, insistendo sul fatto che gli ucraini siano davvero russi, e sostenendo che l'intera nozione di un'Ucraina separata dalla Russia sia stata creata artificialmente da potenze straniere. Vitvisky ripercorre le affermazioni di Putin a partire dal saggio del 2021 "Sull'unità storica di russi e ucraini", il cui il presidente russo nega l'esistenza della nazione ucraina. Il saggio, non casualmente, è stato reso lettura obbligatoria per tutti i membri dell'esercito. «Il messaggio all'esercito invasore – scrive Vitvisky – non avrebbe potuto essere più chiaro: l'Ucraina è uno stato illegittimo e tutti gli ucraini che insistono diversamente sono traditori e nemici della Russia che dovrebbero essere trattati in modo appropriato».

Ci sono poi i discorsi di Putin del 2022, pensati per giustificare l'invasione. Putin passa a definire gli ucraini neo-nazisti e tossicodipendenti e promette di denazificare il paese. I media russi lo seguono e cominciano a predicare il genocidio. Quando emergono le immagini dell'eccidio di Bucha l'agenzia statale russa Ria Novosti pubblica, il 3 aprile, un articolo titolato “Cosa la Russia dovrebbe fare con l'Ucraina”, articolo che spiega in sostanza che de-nazificare significhi de-ucrainizzare, la stessa indipendenza del paese viene denunciata come un atto criminale e nazista. «Denazificazione», scrive Ria Novosti, «è inevitabilmente anche deucrainizzazione».

Ecco, qui siamo alla classica ideologia genocida: corrisponde ai tipi di giustificazioni che si trovano nell'Olocausto, nel genocidio ruandese, nel genocidio armeno e in tutti gli altri casi principali.

Cosa deve fare la Russia dell’Ucraina” è firmato dall’editorialista Timofey Sergeytsev, che stila una sorta di ‘road map’ del processo di denazificazione del Paese. L’articolo di Sergeytsev prova a descrivere cosa vuol dire per Mosca il processo di denazificazione più volte evocato da Vladimir Putin e dai suoi sodali.

L’articolo, tra le altre cose, parla di «liquidare» le élite ucraine, e sostiene che la popolazione ucraina dovrà sottostare a un processo di «rieducazione» e «repressione ideologica» che comporterà la «deucrainizzazione» e la «deeuropeizzazione» del paese, che di fatto perderà la propria identità nazionale e perfino il nome di “Ucraina”. Questo processo dovrebbe durare 25 anni e dovrà essere compiuto dal vincitore della guerra, cioè la Russia.

Eccone un passaggio, al di là del delirio, resti l atestimonianza del pensiero del potere russo:

“La denazificazione può essere effettuata solo da un vincitore, e ciò implica che questi abbia il controllo assoluto sul processo stesso di denazificazione e la capacità di garantirlo. Per questo un paese denazificato non può essere sovrano. Lo stato che elimina il nazismo, in questo caso la Russia, non può avere un approccio lasco nei termini della denazificazione. […]

I tempi della denazificazione non possono essere in alcun modo inferiori a una generazione, in modo che questa possa nascere, crescere e diventare matura in un contesto denazificato. L’Ucraina si è nazificata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino fu riconosciuto e legittimato, guidando il movimento per una “indipendenza” e verso il nazismo. […]
Nessuna entità statale completamente denazificata in un territorio liberato da un regime nazista potrà apparentemente mantenere il nome di “Ucraina”. […]
La denazificazione sarà inevitabilmente una deucrainizzazione […] Per esempio, come la storia ha ormai dimostrato, a differenza della Georgia e dei paesi baltici, l’Ucraina non esiste come stato nazionale e i tentativi di “costruirne uno” portano inevitabilmente al nazismo. L’ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà […]. La denazificazione dell’Ucraina comporta anche inevitabilmente la sua deeuropeizzazione
.”

Soltanto alla fine della guerra si potrà dare una risposta certa alla domanda sul genocidio, quando saranno contati i morti, quando la somma di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità saranno messi in fila. Certo l'ideologia propugnata in Russia spaventa e indica quello come obiettivo.

Foto Avalon Sintesi


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA