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“Koza Nostra”, la commedia che mette in crisi la famiglia mafiosa

Nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 5 maggio, “Koza Nostra” è una co-produzione italo-ucraina girata nel ragusano durante la seconda ondata Covid. Un film che parla di genitori e figli attraverso le vicissitudini di un nucleo familiare mafioso nel quale arriverà, come governante, una donna ucraina

di Gilda Sciortino

Le mamme apprensive e invadenti non esistono solo in Italia. Non deteniamo il primato in tal senso. Ce lo dimostrerà Vlada Koza, la donna ucraina protagonista del film “Koza Nostra”, in uscita nelle sale italiane il 5 maggio. Una commedia gangster, genere amato dal regista Giovanni Dota, che in maniera ironica e anche irriverente, racconta di una famiglia di Cosa Nostra, ma senza sovrastrutture e super eroi come purtroppo accade quando il filone è quello dei film di mafia, le cui produzioni ripropongono tutti quei cliché dei quali non solo i siciliani ormai prendono le distanze.

Vlada non si aspetta il corso che prenderà la sua vita. Quando scopre di essere diventata nonna, decide di raggiungere la figlia che vive in Italia. Non attesa, irrompe nelle dinamiche familiari della ragazza che ben presto, stanca delle eccessive attenzioni, la mette alla porta. Non volendo tornare a casa per non dovere ammettere la verità, comincia a vagare nell’entroterra siciliano sino a quando verrà coinvolta in un incidente stradale. Sarà in questa occasione che conoscerà Don Fredo, capo clan dei Laganà, famiglia mafiosa del posto che cerca di resistere a tutti i tentativi di smantellamento dell'organizzazione. Vlada finirà per fargli da governante e, grazie alla sua invadenza e al suo voler sempre aiutare gli altri prendendosene cura, porterà tra i Laganà molta serenità. Un benessere destinato a rompersi, quando Vlada scoprirà la vera identità criminale di Don Fredo e della sua famiglia.

Di grande attualità l’incontro tra l’Italia e l’Ucraina, non solo rispetto alla scelta dei personaggi, ma anche in quanto co-produzione tra i due paesi grazie all’incontro tra Pepito Produzioni e Film.UA con Rai Cinema. Il film, però, è stato realizzato in piena seconda ondata Covid, tra settembre e ottobre 2020, quindi molto prima che scoppiasse la guerra, tardando a uscire solo a causa della pandemia.

«L’attuale questione geopolitica non viene affrontata – spiega Giovanni Dota, il regista -, ma ci tocca parecchio perché, anche dalle cose più superficiali come invitare in Italia le persone che hanno partecipato al film per la promozione, sta diventando una vera impresa. Stiamo cercando di capire come coinvolgerle perché per loro questa era stata una bella opportunità. Lo dico in modo particolare per la nostra attrice protagonista che ha fatto un lavoro eccezionale e anche molto coraggioso con la lingua italiana, imparando le battute molto velocemente».

Aldilà delle questioni legate al Covid e alla guerra in corso, “Koza Nostra” è un film che dice molto altro.

«È sostanzialmente un film che parla di genitori e figli. La mafia ci è sembrato il contenitore giusto per raccontare dell’estrema crisi della famiglia tradizionale secondo il punto di vista di quella mafiosa perchè pensiamo che possa evolversi anche in virtù delle questioni di genere e di ciò che sta cambiando nella società. Il boss si troverà, infatti, ad affrontare anche temi di estrema attualità con i quali si dovrà confrontare. Il personaggio maschile, Fredo Laganà, è un mafioso che è stato in carcere negli ultimi 20 anni, torna e trova il quartiere invaso dai nigeriani, ma soprattutto i suoi tre bambini che sono cresciuti sbandati senza avere portato avanti la tradizione criminale della famiglia. In questo circuito Vlada diventa la loro governante, senza rendersi conto della loro natura».

Criminali un po' da strapazzo che si inventano un'impresa di pulizie, tenendo ben presente che la pulizia è solo quella che fanno sul territorio dal punto di vista criminale. Arriverà, però, il momento in cui Vlada dovrà fare i conti con la realtà.

«Quello che ci interessava non era un film di denuncia, anche perché sapevamo di avere tra le mani un’arena pericolosa. Abbiamo affrontato la storia nella maniera più sincera possibile, senza schieramenti obsoleti. Ovvio che non potevamo essere alla parte della mafia, ma era necessario raccontare i sentimenti dei personaggi, anche utilizzando un linguaggio scurrile, per restituire quanto più possibile la realtà».

Importante questa co-produzione, grazie alla quale è nato un gruppo nel quale sono emerse le peculiarità di entrambi i paesi.

«Un grande team che ci ha fatto capire l’impostazione produttiva differente dalla nostra degli ucraini. Non avrei mai immaginato che la loro fosse una struttura produttiva più americana che russa; e questo, sia dal punto di vista televisivo sia cinematografico. Il loro tentativo è di emergere da una condizione di sottomissione rispetto alla Russia e all’Est che esiste dal 1990. Sono tutti molto patriottici e uniti nel proporre una forte personalità. Il loro è un cinema molto ambizioso, pronto a esplodere. È stato chiaro sin da subito e ci è piaciuto molto».

;L’idea di questa co-produzione é stata di Anastasiia Lodkina, una ragazza ucraina che ha portato il soggetto in Italia. La Pepito lo ha scelto insieme al regista, all’epoca un giovane esordiente.

«Avevo realizzato solo un corto del genere comedy gangster, “Fino alla fine”, ambientato a Napoli con la camorra. La Pepito ha voluto investire su di me e la ringrazio. Poi sono arrivati la mia sceneggiatrice storica, Giulia Magda Martinez, e Matteo Visconti che stava già lavorando con Anastasia. È stata una bellissima avventura che dal 5 maggio spero potrà viaggiare e arrivare lontano».

Sul set, insieme a Irma Vitovskaya (Vlada), ci sono: Giovanni Calcagno, Giuditta Vasile, Lorenzo Scalzo, Gabriele Cicirello, Maurizio Bologna, Adriano Pantaleo, Yuliia Sobol, Vincenzo Pirrotta, Jimi Durotoye, Prince Obi, Lorenzo Pompei e Vincenzo Pirrtotta La fotografia di “Koza Nostra “ è di Andrea Benjamin Manenti e Carlo Rinaldi, il montaggio di Giorgia Currà, mentre le musiche di Andreas Russo.