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Risoluzione Cese: maggior sostegno per la società civile ucraina

Il Comitato economico e sociale europeo ha adottato una risoluzione sulla guerra in Ucraina e il suo impatto economico e sociale, durante la sua sessione plenaria. Al dibattito hanno partecipato membri del Cese ed esponenti della società civile russa e ucraina. Il Gruppo Diversità Europa ha organizzato un dibattito tematico cui sono intervenuti rappresentanti di Osc di Polonia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Ucraina, e rappresentanti della Commissione europea

di Cristina Barbetta

Nell’ambito della sua sessione plenaria, il Cese ha adottato una risoluzione sulla guerra in Ucraina e il suo impatto economico e sociale, in cui “condanna fortemente l'aggressione unilaterale contro l’Ucraina ordinata dal Presidente della Federazione russa” , chiede a tutti i governi di fare tutto quello che è in loro potere per assicurare cibo, acqua e aiuto umanitario nelle zone di guerra, e “chiede un maggiore supporto per la società civile ucraina, sia all’interno sia all’esterno dell’Ucraina”. “L’Ue deve considerare”, prosegue il testo della risoluzione, “di coinvolgere la società civile ucraina in tutte le discussioni relative all’Ucraina; la società civile ucraina sarà direttamente coinvolta nell’alleviare l’impatto della guerra e nel ricostruire il tessuto socio-economico del Paese; in questo contesto il Cese chiede di consolidare e migliorare gli esistenti schemi di finanziamento ideati per supportare l’Ucraina".

I membri del Comitato hanno espresso la loro solidarietà all'Ucraina e sottolineato il ruolo della società civile nel prestare aiuto e soccorso al popolo ucraino e ai profughi che fuggono dal paese.

Nell'aprire il dibattito sulla risoluzione la Presidente del Cese Christa Schweng ha affermato che l'Ue è a fianco dell'Ucraina con una risposta unita e solidale e che «la società civile organizzata dell'Unione è uno degli elementi costitutivi della nostra democrazia: è in prima linea nell'affrontare le conseguenze umanitarie, economiche e sociali di questa guerra e sta dando prova della sua determinazione ad aiutare il popolo ucraino a difendere i valori europei».

La commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson ha evidenziato il ruolo estremamente importante che il Cese svolge avvalendosi delle sue conoscenze sul campo. La solidarietà dimostrata dalle organizzazioni della società civile, dai cittadini e dalle autorità a coloro che fuggono dalla guerra in Ucraina è degna di nota e senza precedenti, ha dichiarato Johansson, che ha sottolineato che «Putin attacca i nostri valori fondamentali mentre l'Ucraina li difende. E ha bisogno del nostro aiuto e sostegno». La commissaria europea per gli Affari interni ha anche spiegato che «l’Ue ha agito a livello politico, applicando la direttiva sulla protezione temporanea», per coloro che scappano dalla guerra in Ucraina. «Una decisione storica», ha affermato. Si tratta di una direttiva che si applica a cittadini e residenti in Ucraina, e ai loro familiari, sfollati a causa del conflitto, e offre immediata protezione e uno status legale chiaro con accesso all’alloggio, al mercato del lavoro, all'assistenza sanitaria, ai diritti sociali e alla scuola per i bambini.

Stefano Mallia, Oliver Röpke e Séamus Boland, relatori della risoluzione e presidenti dei tre gruppi del Cese, hanno parlato delle sfide cruciali che l'Europa deve affrontare a causa della guerra e hanno invitato i leader dell'Ue ad assumere iniziative riguardo alla politica migratoria, all'inflazione, all'impennata dei prezzi dell'energia, alla realizzazione di un sistema alimentare sostenibile, alla riduzione delle dipendenze, e alla costruzione dell'autonomia strategica e tecnologica dell'Unione europea.

  • Stefano Mallia, presidente del gruppo Datori di lavoro del Cese, ha evidenziato le enormi conseguenze economiche, sociali e ambientali della guerra, e ha dichiarato: «Nella nostra risoluzione plaudiamo alle azioni umanitarie intraprese finora, ma esortiamo anche gli Stati membri a fare di più per aiutare l'Ucraina, che combatte in prima linea in difesa della democrazia. Nel 2013, durante il movimento di piazza Maidan, gli ucraini guardavano all'Europa per trarne ispirazione, oggi è l'Europa a fare lo stesso con l'Ucraina».
  • Oliver Röpke, presidente del gruppo Lavoratori del Cese, ha dichiarato: «Uno dei miei messaggi di fondo è che la comunità internazionale e l'Europa devono rimanere unite nel fronteggiare questa situazione. L’Europa deve dimostrare che è una comunità di valori e mostrare solidarietà agli ucraini. Tutti i tentativi di Putin di creare divisioni tra noi, tra gli Stati membri, devono fallire. In una guerra come questa, il nostro Comitato deve battersi prima di tutto per un approccio umanitario, per dare sostegno alla società civile e per una soluzione negoziata, anche se al momento quest'ultima sembra tutt'altro che realistica».
  • Séamus Boland, presidente del gruppo Diversità Europa del Cese, ha dichiarato: «L'invasione russa dell'Ucraina è l'aggressione non provocata più violenta e di più vaste proporzioni mai avvenuta nel continente europeo dal 1939, e noi dobbiamo opporci ad essa. Dobbiamo denunciare Putin e cercare sempre e in ogni momento la pace», ha affermato. «Nella proposta di risoluzione sulla guerra in Ucraina noi relatori abbiamo cercato di descrivere l’enormità del costo umano dell’invasione. Abbiamo lodato i cittadini e le organizzazioni della società civile che si sono assunti un grande rischio in maniera disinteressata per aiutare i rifugiati. E abbiamo insistito sulla necessità che l’Europa realizzi sempre il suo obiettivo ultimo, che è il mantenimento della pace. «Tuttavia», ha aggiunto, non dobbiamo neanche dimenticare i cittadini russi, che hanno visto i loro diritti politici, sociali ed economici completamente calpestati dal regime di Putin e che stanno ora fuggendo dal Paese a migliaia”.

Sono poi intervenuti esponenti della società civile ucraina e russa, con testimonianze dirette sulla guerra.

Il fondatore del movimento Open Russia, Mikhail Khodorkovsky, ha insistito sulle disastrose conseguenze della disinformazione. «Abbiamo costituito un comitato contro la guerra. Siamo tutti animati dallo stesso desiderio di far avere le informazioni ai nostri concittadini russi. Cercare di lottare contro la disinformazione è la nostra prerogativa, anche fuori dei confini della Russia».

Il presidente del Consiglio sociale ed economico nazionale tripartito dell'Ucraina, Anatoliy Kinakh ha definito questa tragedia «un crimine contro la civiltà, non solo un'aggressione militare», e ha aggiunto: «Dovremo ricostruire l'Ucraina, la nostra industria e la nostra economia. Siamo già al lavoro, e tutta la nostra gratitudine va ai nostri partner europei che hanno varato una sorta di piano Marshall per l'Ucraina».

Alexander Shubin, presidente della Piattaforma della società civile ucraina, ha chiesto all'Europa di continuare a sostenere l'Ucraina e le sue aspirazioni a far parte della famiglia europea.

Gennadiy Chyzhykov, presidente della Camera di commercio e dell'industria ucraina, ha invitato i datori di lavoro e le organizzazioni imprenditoriali dell'Ue a dare il loro sostegno alle imprese ucraine. Chyzhykov ha espresso gratitudine per le sanzioni contro il Paese aggressore, per l’aiuto umanitario e l’accoglienza dei profughi e ha anche esortato a cessare le attività in Russia, e a non finanziare il regime di Putin.

Yevgenya Pavlova, rappresentante dell'Assemblea nazionale delle persone con disabilità dell'Ucraina, ha esortato a non dimenticare la popolazione ucraina con disabilità, un gruppo estremamente vulnerabile e che necessita di un'attenzione particolare. L'Assemblea nazionale delle persone con disabilità dell'Ucraina rappresenta 120 Ong di persone con disabilità provenienti da tutte le regioni dell’Ucraina. Yevgenya Pavlova ha parlato dell’attività, durante la guerra in corso, dell'Assemblea nazionale, che aiuta le persone con disabilità e le loro famiglie, anche nell’evacuazione, fornisce accoglienza alle persone con disabilità, e le evacua da posti pericolosi. Fornisce anche medicine e cibo, supporto logistico e pratico, e monitora le violazioni di diritti umani nei confronti di persone con disabilità

Nell’ambito della plenaria del Cese i rappresentanti di organizzazioni delle società civile che lavorano sul campo in 5 Paesi confinanti con l’Ucraina hanno parlato della loro attività durante la guerra in un dibattito tematico organizzato dal Gruppo Diversità Europa del Cese. I loro interventi hanno dimostrato il ruolo cruciale delle organizzazioni della società civile nell'assistere la popolazione ucraina durante la guerra.

Paulina Gajownik di The Polish Scouting and Guiding Association, associazione polacca che fa educazione non formale a ragazzi e ragazze dai 6 ai 25 anni, ha spiegato che «la gente spesso arriva a mani vuote. Le stazioni dei treni sono la loro prima destinazione, ed è qui che interveniamo. Gestiamo migliaia di volontari, indirizzando i rifugiati a strutture per il pernottamento, ma anche ad alloggi privati. Ci assicuriamo che tutti abbiano del cibo e che nessuno abbia più fame. Il nostro lavoro è anche quello di offrire supporto e denaro», ha detto. «I rifugiati sono soprattutto madri con i loro bambini e quando arrivano sono indirizzati in città più grandi, come Varsavia», ha affermato Paulina Gajownik.

Mihaela Munteanu della Federazione per i Servizi Sociali (FONSS-NGOs) e del centro per le emergenze sociali a Iaşi, in Romania, ha spiegato che la loro azione al centro per le emergenze è coordinata da sei federazioni, che comprendono più di 300 ong provenienti da tutta la Romania. «Vogliamo essere in grado di offrire ai rifugiati l'opportunità di integrarsi all’interno della società. Abbiamo bisogno di aiuto , perché i servizi sociali rumeni non ricevono molti finanziamenti».

«Lavoriamo giorno e notte», ha detto Doina Cernavca della "Casa Buna" (“Casa buona” in italiano) di Chisinau in Moldavia. «Abbiamo iniziato a raccogliere immediatamente donazioni, il 24 febbraio, e a mandare convogli in Ucraina». (..) «La Moldavia è un piccolo Paese ma siamo orgogliosi del fatto che siamo aperti a tutti», ha affermato Doina Cernavca. «Inizialmente abbiamo aiutato i bambini», ha affermato. «In soli 3 giorni abbiamo distribuito 45 tonnellate di beni di prima necessità. I ristoranti hanno offerto del cibo e la gente comune ha iniziato a ospitare i profughi. Vogliamo dare un po’ di pace alla gente in modo che possano superare queste sofferenze che sono loro inflitte».

Patrik Karsa dell’organizzazione Hungarian Reformed Church Aid ha sottolineato il ruolo dei volontari: «90% di coloro che lavorano con noi sono volontari». L’organizzazione offre anche aiuto psicologico ai rifugiati, traumatizzati dalla guerra. «Vogliamo aiutarli anche nel lungo periodo», ha detto Patrik Karsa, «per esempio per quanto riguarda l’integrazione nel mercato del lavoro». Karsa ha spiegato che Hungarian Reformed Church Aid lavora in 120 luoghi diversi in Ungheria e accoglie coloro che arrivano dalla Romania attraverso treni internazionali. Si occupano di fornire beni di prima necessità e di offrire un alloggio ai profughi.

Zuzana Suchová di “Who helps Ukraine”, un network di circa 40 ong slovacche, ha spiegato che il network finanzia le sue attività con l’aiuto delle piattaforme di fundraising. «Avremo bisogno di circa 800 volontari al mese per fare il nostro lavoro. A questo punto, molti professionisti e volontari stanno arrivando allo sfinimento», ha avvertito.

Nadiya Makushynska, professoressa alla Scuola professionale superiore d’arte №5 di Chernivtsi, in Ucraina, a 30 km dalla Romania, ha affermato che, oltre a fornire alloggio e altri tipi di assistenza, gli insegnanti della sua scuola organizzano classi creative per i bambini migranti. La professoressa ha specificato che ogni scuola professionale in Ucraina accoglie i rifugiati. «Disegnare e dipingere aiuta i bambini a riprendersi dall’esperienza traumatica di vivere in rifugi antiaerei e sotto le esplosioni».

Al dibattito sono intervenuti anche rappresentanti della Commissione europea che hanno presentato la strategia complessiva della Commissione.

Martin Muehleck, della Direzione generale della Politica europea di vicinato e dei negoziati di allargamento della Commissione europea, ha parlato dell’aiuto finanziario che la Commissione ha dato rapidamente al governo ucraino. «I colleghi stanno ora esaminando il riconoscimento delle qualifiche professionali degli ucraini che stanno entrando nell’Ue e stanno anche esaminando la loro integrazione nel mercato del lavoro e nel sistema educativo». La Commissione ha anche iniziato a fare una prima valutazione della domanda dell’Ucraina e della Moldavia di diventare Paesi candidati all’adesione Ue. Muehleck ha anche evidenziato il fatto che l’Ucraina sia un Paese con una società molto varia e ricca. Ci sono molte minoranze nazionali-ha spiegato- ungheresi, russi, greci, polacchi, romeno-moldavi, bulgari, bielorussi. E c’è una società civile molto impegnata. È un Paese sotto attacco ma molto resiliente. «Prima della guerra», ha spiegato Martin Muehleck , «supportavamo la società civile ucraina, le minoranze, e ci occupavamo di tematiche di genere. Ora il focus è aiutare e sostenere il Paese e la sua modernizzazione», ha spiegato. Il nostro programma è diventato di supporto per la situazione di guerra (..) «Dobbiamo adattarci alla situazione il più velocemente possibile».

Cristina Martinez, della Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee della Commissione europea, ha affermato che la Commissione europea sta fornendo sia aiuto umanitario, sia supporto grazie al meccanismo della protezione civile. L’Ue con gli Stati membri è il più grande donatore all’Ucraina dal 2014, ha sottolineato Martinez. È anche essenziale che l'Ue continui a sostenere la necessità dell’accesso degli aiuti umanitari e dei corridori umanitari per assicurare un passaggio sicuro e fornire beni di prima necessità alle persone che ne hanno bisogno ed evacuare i civili da città sotto assedio. Incoraggiamo anche i donatori a passare dalle promesse alle azioni.

«C’è una crisi nella crisi», ha concluso il vicepresidente del gruppo Diversità Europa del Cese, Ioannis Vardakastanis. «Le persone con disabilità in Ucraina fanno molta fatica a spostarsi nei rifugi, a scappare dalla guerra muovendosi all’interno dell’Ucraina o in un Paese terzo. La Commissione europea e l’Onu devono dare maggiore priorità a queste persone».

Foto: ©UE


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