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Economia & Impresa sociale 

Filiera socio-sanitaria: la Toscana può essere un laboratorio

Il19 maggio a Firenze è in programma “Su la testa”, l’assemblea elettiva che ospiterà i rappresentanti delle 293 cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà Toscana a cui per la prima volta si aggiungeranno anche le 17 realtà che in Regione fanno capo al coordinamento di Confcooperative di Sanità. Intervista al presidente Alberto Grilli

di Redazione

Si intitola “Su la testa” l’assemblea elettiva che il 19 maggio a Firenze ospiterà al cinema teatro “La Compagnia” i rappresentanti delle 293 cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà Toscana a cui per la prima volta si aggiungeranno anche le 17 realtà che in Regione fanno capo al coordinamento di Confcooperative di Sanità. Una rappresentazione plastica di come nel mondo della cooperazione la necessità di costruire un fronte comune fra sociale e sanitario sia fortemente sentita: all’evento infatti parteciperanno, fra gli altri, il presidente nazionale di Confcooperative/Federsolidarietà Stefano Granata e il suo omologo di Confcooperative Sanità Giuseppe Milanese che parteciperanno al focus su non autosufficienza e assistenza territoriale (qui il programma completo). A fare gli onori di casa Alberto Grilli, presidente di Federsolidarietà Toscana.

Presidente, l’assemblea arriva in un frangente storico complicato: due anni di pandemia e poi la guerra scatenata dall’invasione russa in Ucraina si sono fatti sentire anche nel mondo della cooperazione sociale…
I problemi ci sono e sono rilevanti, l’impatto dell’aumento dei costi energetici per esempio è un fenomeno che impatta in modo pesante, sia direttamente sui costi delle coop sia indirettamente riducendo le disponibilità economiche delle amministrazioni locali, le quali potrebbero essere spinte a tagliare anche sui servizi che abbiamo in gestione.

L’assemblea metterà in particolare a tema due snodi cruciali: la riforma sulla non autosufficienza e il lavoro sociale. Partiamo dal primo…
In Toscana sono 263 gli enti della nostra rete fra coop sociali (il 50% di tipo A) e coop sanitarie (il 7%) coinvolti nella filiera socio-sanitaria. Questa assemblea congiunta rappresenta plasticamente una sinergia che nei fatti esiste già e che deve essere una prospettiva di politica regionale nell’ottica della riforma della sanità territoriale prevista dal Pnrr. In questa regione l’assistenza domiciliare è gestita esclusivamente dalla cooperazione sociale. Ci sono le basi per cambiare davvero marcia e costruire un pezzo di futuro: una filiera sanitaria integrata col sociale dove le Rsa possono costituire un nodo delle rete, ma inserite in un quadro di assistenza territoriale. Per farlo però le Case delle comunità vanno gestite in questa prospettiva, con le professionalità adeguate. Tirar su muri non basta. Si parla tanto di co-progettazione. Bene questo è un banco di prova cruciale. La Toscana può essere un laboratorio. Ma occorre lavorare in questa direzione. Poi c’è l’altro punto.

Credo non basti più essere considerati quelli che “includono” i soggetti fragili. Occorre tornare ad essere attrattivi per le giovani generazioni

Ovvero?
Il lavoro. Qui la cooperazione sociale, credo, debba farsi un esame di coscienza. Credo non basti più essere considerati quelli che “includono” i soggetti fragili. Occorre tornare ad essere attrattivi per le giovani generazioni, che ormai non costituiscono più nuove coop e si avvicinano a noi per offrirsi come lavoratori, mettendo in secondo piano la possibilità di diventare soci. E invece il mutualismo deve essere il nostro tratto distintivo. Altrimenti, come succede oggi con infermieri e Oss, sarà molto complicato fare argine alla concorrenza del pubblico.


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