Economia & Impresa sociale 

Lavoro sociale? Pochi soldi e una vita piena di incertezze e imprevisti

Federica ha quarant’anni, una laurea in psicologia, e oggi coordina un centro diurno. In questa lettera ci racconta le sue preoccupazioni economiche e professionali: «Andando avanti mi sono resa conto che le fatiche dovute allo stress mentale e al non avere la vita privata che hanno gli altri non sono bilanciate da nulla». Anche quel tipo di lavoro nel sociale che lei sognava forse non esiste: «i fondi sono troppo pochi, lo stress nelle amministrazioni delle cooperative troppo alto, i tagli al personale continui e alla fine ci si ritrovava in pochi: pochissimi educatori che devono lavorare con scarse risorse e in equipe ridotte all’osso»

di Sabina Pignataro

«Sono Federica, laureata in Psicologia Clinica, dello sviluppo e neuropsicologia nel 2014, durante il mio tirocinio post laurea mi hanno offerto delle ore lavorative in ambito educativo in concomitanza con le ore di tirocinio e così sono entrata in contatto con il mondo dell’educazione. Inizialmente ho lavorato in centri diurni per persone con disabilità dopodiché mi sono lanciata nel mondo della residenzialità. Ero entusiasta di lavorare in un contesto così dinamico e poco strutturato dove la cura e gli interventi educativi devono essere messi a disposizione 24h su 24h 7su7 senza sabati e domeniche o festività.

Sono una di quelle educatrici che ha dovuto fare l’adeguamento al titolo attraverso la legge Iori pagato dalla sottoscritta altrimenti avrei perso il lavoro. Già a quel punto qualche domanda iniziava a sorgere spontanea “ma sono una risorsa o un numero?”.

Difficile gestire una vita piena di incertezze e imprevisti

«Andando avanti mi sono sempre più resa conto che le fatiche dovute allo stress mentale e al non avere la vita privata che hanno gli altri, non poter programmare weekend fuori porta, dover rispondere alle emergenze stravolgendo i tuoi piani, non erano bilanciate da nulla. La richiesta era estrema e continua ma non c’erano benefit per noi educatori. Quando la necessità di essere economicamente indipendente è arrivata mi sono resa conto che ero in grado di sopravvivere e di camminare con le mie gambe solo perché avevo un’altra persona di fianco che aveva uno stipendio dignitoso e soprattutto un contratto a tempo indeterminato. Sì perché altrimenti io da sola con il mio contratto a tempo determinato e i 1250€ al mese che prendevo non avrei assolutamente avuto un mutuo per poter acquistare una casa».

A vacillare, racconta Federica, è anche l’idea del lavoro che lei si era immaginata: «Il mondo del sociale così come me l’ero figurato io che punta al valore umano e non al profit si sgretolava man mano. I fondi erano troppo pochi, lo stress nelle amministrazioni delle cooperative troppo alto, i tagli al personale continui e alla base ci si ritrovava pochi, pochissimi educatori che dovevano lavorare con scarse risorse e in equipe ridotte all’osso».

Il mondo del sociale così come me l’ero figurato io che punta al valore umano e non al profit si sgretolava man mano. ​I fondi erano troppo pochi, lo stress nelle amministrazioni delle cooperative troppo alto, i tagli al personale continui e alla base ci si ritrovava pochi, pochissimi educatori che dovevano lavorare con scarse risorse e in equipe ridotte all’osso

Federica

Meglio non fare carriera

«Nel sociale non è auspicabile nemmeno salire di livello e diventare coordinatore dei servizi, poiché la responsabilità è immensa, noi lavoriamo con persone fragili, spesso minorenni, spesso con difficoltà di carattere psicologico, ma l’aumento di livello sempre previsto dal contratto nazionale delle cooperative prevede un aumento di stipendio di un massimo di 200€. Nessun aumento di stipendio possibile, il contratto nazionale delle cooperative parla chiaro, nessuna 14esima, spesso le supervisioni, unico momento per l’educatore di esprimere dubbi, perplessità, sfogare frustrazioni e stress, venivano dedicate a ore di formazione oppure per riorganizzare il servizio.

Riassumendo per essere educatore oggi devi:

· Avere un titolo (giustamente) adeguato alla professione
· Essere disposto a sacrificare il tempo libero e a lavorare nei weekend, a fare notti passive e a lavorare nei giorni di festa
· Essere multitasking poiché l’educatore oltre a educare deve saper cucinare, guidare furgoni 9 posti, avere cura dell’igiene personale altrui ecc ma anche avere comunicazioni con la rete sociale composta da assistenti sociali, tutori, psicologi ecc
· Saper lavorare in condizioni di forte stress
· Avere ottime capacità di problem solving

Il tutto per 1250€ al mese se lavori full time e con scarse prospettive di crescita.

Ad oggi sono riuscita finalmente a trovare una cooperativa che crede ancora nel valore umano, sono diventata coordinatrice ma resta il fatto che per nemmeno 200 euro in più al mese non mi sembra corretto avere un così grosso carico di responsabilità sulle spalle. Vivo da sola con il mio solo stipendio e nonostante la mia formazione, un’esperienza di quasi 10 anni nel mio settore, scatti di anzianità e di livello fatico comunque ad arrivare alla fine del mese. Oggi gli educatori sono introvabili, ma il loro valore sul mercato non cresce come succede di solito nel mondo del lavoro, al di fuori del sociale perché?».

In apertura, immagine di Dan Farrell by Unsplash


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