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5 per mille: il pdl Rufa va cancellato, non corretto

Lo diciamo ad alta voce: il pdl Rufa va cancellato, non emendato. Ogni altra soluzione sarebbe una rapina nei confronti del mondo del sociale e del Terzo settore di cui i parlamentari che hanno dato e daranno disco verde a questa aberrazione porteranno la responsabilità

di Redazione

Sono sinceramenti deludenti le prime reazioni dei politici alla campagna lanciata da Vita con gli hashtag #NopdlRufa #Difendiamoil5permille. “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore”, ci ha insegnato Cicerone.

Al contrario dai primi riscontri e dagli emendamenti presentati sembra emergere la volontà di correggere il testo invece che cancellarlo senza se e senza ma, come sarebbe sacrosanto fare.

Come denunciato da Vita e dal Forum del Terzo settore l’approvazione della proposta di legge Rufa è stata una clamorosa topica del Senato, che la Camera dei deputati è chiamata a cassare, non certo a emendare (fra l'altro un intervento del Governo e del ministro Andrea Orlando sarebbe auspicabile, visto che nei corridoi del palazzo si racconta che il pdl abbia "la copertura dell'esecutivo").

Lo abbiamo scritto tante volte in questi mesi. Il testo del senatore Gianfranco Rufa non ha nè capo, nè coda e stravolgerebbe uno strumento di sussidiarietà fiscale che dal 2006 al 2020 ha consentito ai cittadini contribuenti di destinare oltre 6,5 miliardi di euro ai quasi 69mila enti iscritti alle liste del 5 per mille (per saperne di più potete consultare lo speciale in allegato a Vita magazine di giugno in uscita in questi giorni). Risorse destinate al sostegno di enti del Terzo settore, ricerca scientifica e università, ricerca sanitaria, tutela dei beni culturali e paesaggistici, attività sociali dei comuni, associazioni sportive dilettantistiche e sostegno delle aree protette.

Oggi il tema è allargare la capienza del fondo del 5 per mille (lo Stato negli anni fra il 2017 e il 2021 ha versato al Terzo settore 48 milioni di euro in meno rispetto a quelli che sarebbe stato tenuto a fare) e a questo dovrebbero servire i 25 milioni richiesti da un emendamento del Partito democratico, non certo a introdurre nuove finalità (sostegno delle Forze dell’ordine e ai familiari dei caduti in servizio) che nulla hanno a che fare con lo spirito della norma (e che eventualmente potrebbe definire una norma a se stante, non si capisce perché il “veicolo” debba essere la legge sul 5 per mille). Alcune stime spannometriche e preliminari ipotizzano che il “furto” del pdl Rufa potrebbe arrivare a valere fino al 20% del fondo per il 5 per mille.

Lo diciamo ad alta voce: il pdl Rufa va cancellato. Ogni altra soluzione sarebbe una rapina nei confronti del mondo del sociale e del Terzo settore di cui i parlamentari che hanno dato e daranno disco verde a questa aberrazione ne porteranno la responsabilità.


Foto: il senatore Gianfranco Rufa in parlamento durante le elezioni per il presidente della Repubblica (Facebook)


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