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La spirito buono dello sport

Un libro ispirato dall’enciclica di papa Francesco “Laudato, si’”, e scritto da Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, rilancia il dibattito sul fondamentale ruolo sociale dello sport. Specialmente in questa stagione post pandemica. Se ne è parlato a Fondazione Milan con i responsabili di alcune tra le maggiori associazioni

di Redazione

«Lo sport con il suo linguaggio universale può costruire ponti di amicizia e di solidarietà tra persone e popoli di ogni cultura e religione»: parole di papa Francesco pronunciate il 2 febbraio scorso davanti agli atleti della nazionale paralimpica che si apprestava a partire per i Giochi invernali di Pechino. È partendo da questa convinzione che Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport ha scritto un libro intitolato non a caso “Laudato si’, sport!” (edito da AVE). «La parola “sport” in realtà non appare mai nell’enciclica di Papa Francesco», puntualizza l’autore, «ma si possono cogliere diversi spunti. L’ecologia umana integrale, infatti, riguarda anche l’universo sportivo, soprattutto in un periodo come quello della pandemia durante il quale questo mondo è stato sacrificato e ha avuto molte restrizioni. La “Laudato si’” per questo mondo è una bussola che aiuta a riscoprire il senso profondo della pratica sportiva, che dal mio punto di vista tante volte si lascia sopraffare da logiche economiche, commerciali e troppo spettacolari».


Un momento dell'incontro a Casa Milan

È quindi molto significativo che del libro di Pasquini si sia voluto parlare nella sede di una delle società sportive più importanti d’Italia: Casa Milan. L’incontro è stato voluto e organizzato da Fondazione Milan e si è sviluppato attraverso un dialogo tra i protagonisti presenti che hanno posto il focus su tre concetti principali – sport, inclusione e alleanza – facendo emergere la necessità di costruire una società collaborativa composta da cittadini che partecipano attivamente agli impegni di sviluppo comune.
Tra questi impegni c’è lo sport, e in particolare lo sport di base, che attraverso una nuova proposta deve “riaccendere la passione, la motivazione e i sogni” che, a causa della pandemia, sono stati spenti.

Tanti gli ospiti che hanno preso parte al dialogo moderato da Katia Arrighi, Consigliere nazionale del Comitato Italiano Paralimpico: Andrea Abodi, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, Marco Riva, presidente Coni Lombardia, Massimo Achini, presidente Csi Milano, Don Gionatan De Marco, direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale del Turismo, Sport e Tempo libero della Cei, Marco Rasconi, Coordinatore Commissione Servizi alla persona della Fondazione Cariplo e Pierangelo Santelli, presidente Cip Regione Lombardia. Ad aprire l’incontro è intervenuto Rocco Giorgianni Segretario generale di Fondazione Milan e portavoce di Sport for Inclusion Network che ha invitato le associazioni presenti a riflettere su alcuni aspetti: «Ripensare ai modelli organizzativi, formativi, anche associativi, è ormai palesemente una necessità, che si scontra fatalmente con il “si è sempre fatto così”. Siamo di fronte quindi ad una sfida, che è anche una grande opportunità: quello di far evolvere il mondo sportivo».
Come ha detto Francesco, «non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia». E così non ci può essere un’adeguata antropologia senza lo sport, un’esperienza che riesce a far vibrare nel profondo tutte le dimensioni della persona: corpo, anima e spirito.

In apertura i partecipanti all'incontro


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