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Sostenibilità sociale e ambientale

Tra musica e territorio: la rete italiana della World Music

Il debutto martedì 5 luglio, con un evento a Palazzo Orsini Taverna di Roma, tra i suoi obiettivi: mappare e far emergere gli eventi di settore, promuovere un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, e supportare lo sviluppo capillare di un turismo legato al patrimonio musicale popolare (anche grazie al Pnrr)

di Redazione

Sviluppo sostenibile, rivalutazione dei territori e turismo locale passano anche attraverso il supporto e la promozione della world music, il patrimonio di musica folk e popolare di cui l’Italia è ricca. È uno degli obiettivi principali della Rete Italiana della World Music, associazione promossa da alcuni tra i più importanti festival di settore, che ha debuttato a Roma martedì 5 luglio con una conferenza a Palazzo Orsini Taverna di Roma, sede di Eiis- European Institute of Innovation for Sustainability.

Alla presentazione sono intervenuti: Ambrogio Sparagna, musicista ed etnomusicologo; Felice Liperi, giornalista e critico musicale; Maddalena Scagnelli, direttrice artistica Appennino Festival; Vincenzo Santoro, responsabile Dipartimento Cultura e turismo Anci; Flaminia Santarelli, dirigente Regione Lazio; Fabrizio Montanari, professore di organizzazione Università Modena e Reggio Emilia; e Jacopo Tomatis direttore artistico Premio Loano per la Musica Tradizionale Italiana. Dopo i saluti di apertura di Andrea Geremicca, direttore Eiis il dibatto è stato moderato da Filippo Giordano, professore di Economia aziendale e presidente Rete Italiana World Music.

Un patrimonio da (ri)scoprire

L’Italia non è ricca solo a livello museale e monumentale, ma vanta anche un patrimonio di musica popolare che- al pari di quello che si fa, ad esempio, con i prodotti enogastronomici- deve essere tutelato, valorizzato e promosso nel modo giusto. Laddove questo viene fatto, la risposta del pubblico è piena di entusiasmo: basti citare l’esempio della Notte della Taranta, che nel mese di agosto, da oltre vent’anni, richiama migliaia di appassionati e decine di artisti internazionali nelle piazze del Salento e nel grande concerto di chiusura di Melpignano, ricorda una nota.
Per questo, uno degli obiettivi principali dell’associazione è proprio quello di mappare e far emergere gli eventi di settore e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo che abbia la world music al centro.

Significativo, in questo senso, il Piano Borghi previsto dal Pnrr, che nasce per creare una crescita sostenibile e di qualità su tutto il territorio nazionale, così come ricordato durante i lavori da Flaminia Santarelli, dirigente Regione Lazio.

Sono già 19, in 12 regioni d’Italia, gli enti che hanno scelto di supportare l’associazione: alcuni tra i più importanti festival di world music, folk e musica popolare italiani. Insieme per mettere in rete e promuovere l’attività di associazioni e operatori culturali che- si sottolinea – svolgono un importante lavoro di tutela, diffusione e valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese. Alcuni di loro sono intervenuti in collegamento durante l’incontro romano.

Tra gli obiettivi della Rete Italiana della World Music anche quello di dare voce a un comparto non ancora rappresentato a livello associativo, senza rappresentanti che ne portino avanti le istanze e le rivendicazioni.

«I festival sono i luoghi di fruizione della musica per eccellenza, i luoghi dove la musica incontra gli spettatori, le comunità, il pubblico, la natura e il patrimonio artistico: sono veri e propri momenti culturali in cui si crea il maggior valore sociale della filiera» spiega Giordano. «Le musiche, i canti e i dialetti, gli strumenti e le tradizioni popolari rappresentano la biodiversità culturale dei territori e delle comunità. Tutelare e rivitalizzare questo patrimonio è un ingrediente fondamentale delle politiche di recupero e valorizzazione dei borghi e del patrimonio culturale, di supporto al turismo, di contrasto allo spopolamento della montagna e delle zone rurali, di educazione all'inclusione sociale e a stili di vita sostenibili».

Mentre Sparagna ha commentato: «Questa associazione è uno spiraglio profondo di luce dopo due anni e mezzo di grande buio. Veniamo da momenti di grande difficoltà, e quindi l’idea di rimetterci insieme e riprendere il viaggio oggi è entusiasmante, anche perché ci piace constatare il percorso che questo genere di musica ha compiuto. Oggi entrano nelle orchestre strumenti che fino a vent’anni fa erano legati esclusivamente alla musica popolare, e questo per noi è un valore enorme anche perché non abbiamo comunque perduto quello da cui siamo partiti: la voglia di stare in strada a fare musica costituisce la base di tutto quello che facciamo, e io rivendico il mio essere musicista di strada perché è il nostro segno distintivo. La musica popolare è un vero patrimonio del nostro paese, una vera bellezza, e dobbiamo sostenerla in tutti i modi».

Nei saluti di apertura il direttore di Eiis, Geremicca nel dichiarare di credere nel valore del progetto della Rete Italiana della World Music che sia lui sia l’Eiis supportano ha detto: «Questo perché è incredibilmente in linea con noi, per due ragioni principali. La prima è che, quando parliamo di sostenibilità, parliamo di qualcosa che dura nel tempo: questo è l’unico significato possibile della parola, che racchiude tutti gli altri. World music vuol dire cultura, quindi qualcosa che dura nel tempo. Il secondo è che associarsi è un passo fondamentale per progredire: come EIIS ci ci teniamo a sottolineare sempre che nessuno da solo cambia le cose, per farlo è necessario unirsi con i progetti e gli obiettivi».

Immagini da italiaworldmusic.it


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