Politica & Istituzioni

Elezioni, la società civile è spettatrice o parte del processo democratico?

«Una democrazia piena», spiega Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia, «si costruisce anche attraverso la selezione delle rappresentanze. I partiti dovranno presentare le liste entro il 20 agosto e quindi lo spazio per un dialogo aperto ed informato su chi meglio possa rappresentare le istanze della società sarà davvero limitato. Si può rassegnarsi all’idea che le liste di candidati vengano finalizzate dai segretari di partito e poco più? Se così fosse, la distanza tra il parlamento e le aspirazioni vere del Paese rischia di aumentare. Ma si può evitare»

di Anna Spena

“Draghi se ne va e il Paese è nudo. Memorandum per le elezioni”, ha scritto Riccardo Bonacina, potete rileggere qui il suo pezzo. Elezioni che alla fine si terranno il prossimo 25 settembre, l’inizio dell’autunno (preludio dell’ennesimo inverno politico italiano?). E le liste? Bisogna chiuderle entro il 20 agosto. «Potenzialmente un disastro per la partecipazione civica all’identificazione delle rappresentanze», dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia e membro del coordinamento Forum delle Disuguaglianze Diversità.

Così corriamo il rischio di lasciare indietro la società civile a discapito della democrazia?
Ogni giorno numerose organizzazioni civiche contribuiscono a cercare di migliorare la qualità della democrazia: da un lato si lavora per la partecipazione consapevole alla formazione delle priorità che è il compito dei cosiddetti corpi intermedi, al di fuori del contesto elettorale; dall’altro naturalmente la democrazia si sostanzia anche attraverso la qualità delle rappresentanze. In qualsiasi assemblea ci si può sedere rappresentando sé stessi, un gruppo di potere o istanze fatte emergere in maniera compiuta attraverso un dialogo aperto, ragionevole, informato con i cittadini. A seconda di come ci si muove, chi si muove e con quale mandato cambia tutto. Quindi le organizzazioni civiche dovrebbero poter dialogare con i partiti per determinare come meglio rappresentare in Parlamento le preoccupazioni e le ambizioni generate ogni giorno dalla fertilità del dialogo sociale. I partiti sono pronti a questo esercizio, in generale e tanto più nel pieno dell’estate? Questa non è una domanda retorica, ma l’oggetto di una preoccupazione vera a cui è necessario dare risposte serie.

Consegnare le liste entro il 20 agosto creerà un problema di rappresentanza?
Non è ineluttabile ma è probabile, che ci venga indicato che non ci sono i tempi per coinvolgere i corpi intermedi, in particolare le organizzazioni civiche. Con il Forum delle Disuguaglianze Diversità, anche in occasione delle scorse elezioni amministrative, abbiamo sostenuto l’iniziativa “Ti candido” cercando di esemplificare un metodo sano di selezione delle rappresentanze locali capace di passare per l’esplicitazione di alcuni punti di programma e la condivisione del proprio curriculum d’impegno civico. Insomma abbiamo invitato i candidati a dimostrare chi fossero, da dove venissero, per conto di chi … e non solo “per quale squadra giocassero” ed a fianco di quale altra formazione. Crediamo che questo sia il modo sano di rappresentare comunità da attivare anche dopo il momento dell’elezione. Il Forum ha articolato negli ultimi tre anni quasi una ventina di proposte attuabili che i candidati a livello locale hanno deciso di fare proprie assolutamente senza fare del Forum stesso un mediatore di rappresentanza politica (che è il ruolo dei partiti) ma riconoscendo che la rappresentanza deve riflettere i contenuti, non le cordate, altrimenti non è davvero tale. Pari opportunità in una prospettiva informata dall’analisi di genere, salario minimo e lavoro più stabile, una revisione della tassazione sui patrimoni, incentivi ai giovani perché possano reimmaginare il proprio futuro, più servizi garantiti da pubbliche amministrazioni propositive, maggior accesso ai diritti sociali (istruzione, casa, cura, trasporto e infanzia), più democrazia sui nei luoghi di lavoro, investimenti pubblici coerenti per creare sviluppo e innovazione, transizione ecologica e giustizia climatica, lotta al dissesto ambientale, sociale e demografico delle aree rurali e di quelle depresse; su queste cose è necessario restituire centralità alla società civile ed ai cittadini tutti, se vogliamo evitare che finiscano con il disertare il voto. “Ti Candido” con il Forum Diseguaglianze ha sostenuto l’impegno sul piano locale di persone i cui nomi sono il risultato di processi aperti e collettivi di emersione delle necessità di rappresentanza. In assenza di partiti davvero capaci o anche solo interessati ad impegnarsi nel lavoro duro di dialogo continuativo con i cittadini, abbiamo sostenuto anche economicamente candidati che – in partiti o coalizioni civiche – sono portatori e rappresentanti di quegli interessi e valori e soprattutto hanno dimostrato in maniera chiara la linearità del proprio percorso di impegno civico. Si può mettere in piedi un processo simile in 20 giorni? No. Quei processi o sono già avvenuti ed i partiti si affidano davvero ai corpi intermedi per far si che le istanze rappresentate da poche persone in parlamento siano quelle sentite come prioritarie, oppure – se non è così – il rischio o forse la certezza è che tutto si decida tra pochissime persone scegliendo pochi garanti della linea di queste ultime, piuttosto che delle esigenze dei più.

C’è una via d’uscita?
C’è davvero troppo poco tempo per produrre ora un dialogo tra i partiti e la società nel suo insieme se già non c’è stato. Questa cosa è scoraggiante perché nelle prossime settimane risulta impensabile mettere in piedi un cantiere nuovo e presumere che ne esca un monumento sfavillante alla democrazia. Bisogna dunque ragionare su come raccogliere quanto il formicolio della società ha già messo a disposizione delle forze che ambiscono alla rappresentanza. Certo in altre tornate elettorali i partiti hanno interpellato e raccolto nomi della società civile, ma non è bastato se poi i nomi non sono stati messi nelle condizioni di lavorare davvero sulle questioni che in teoria avrebbero dovuto rappresentare, se sono stati chiamati di fatto solo a legittimare alleanze e gruppi nei fatti oligarchici di potere. Bisogna dunque evitare di fare le veline di sistemi di potere controllati da pochissimi attraverso le alleanze e garantire davvero che siano le questioni e non i simboli il centro dello sforzo di sintesi delle prossime tre settimane. Se si creeranno liste assemblate con i nomi "di chi è alleato con chi mi è amico” invece che con i nomi di chi rappresenta una battaglia, un territorio, una ambizione o una competenza… beh il potere del popolo, la democrazia sostanziale, sarà svilita. Il dialogo in Italia è già difficile, figuriamoci ad agosto, se avverrà tra poche dozzine di persone, cosa produrrà: maggiore scollamento tra il parlamento e la società. Sono preoccupato che questo possa essere un risultato “ineluttabile” ma fiducioso che si possa sforzarsi perché così non sia. Sono pronti i partiti a lanciare domani una chiamata aperta a candidarsi fondata sull’adesione a quattro-cinque missioni strategiche che il partito, movimento o lista ha scritto nella pietra? Sono pronti i partiti a chiedere a ogni candidata e ad ogni candidato di indicare in modo verificabile le principali esperienze di lotta, di amministrazione, guida, ma anche di advocacy e mediazione, nell’ambito di quelle missioni strategiche, in cui si è distinta o distinto, a livello nazionale o territoriale, con particolare attenzione alla capacità di costruire dialogo sociale, combinare saperi e interessi, trovare un punto di caduta. Ed ancora sono pronti a chiedere a ognuna e ognuno di descrivere come concretamente intenda realizzare durante il mandato un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione: quanti giorni e ore settimanali, in quali “spazi di democrazia”, con quale modalità di reporting verso l’alto e il basso. Se così davvero sono pronti a fare (e vorrei tanto che rispondessero!) allora una volta raccolte le candidature a essere candidate e candidati, ai partiti andrebbe anche chiesto di esplicitare chi sarà ad esaminare tutte le candidature sintetizzando per le persone selezionate i motivi della selezione, ed a renderli pubblici. In questo modo si darà dimostrazione di chiarezza e trasparenza. Se qualcuno si impegnerà in un simile meccanismo, allora a sua volta quella società civile che vuole essere trasformatrice e non si accontenta di supplire alle mancanze dello Stato per mera solidarietà, vivrà questa tornata elettorale in maniera più sensata, non solo da spettatrice. Solo se così fosse, si eviterebbe di essere marginalmente utilizzati all’interno di cordate chiuse e la selezione delle rappresentanze diverrebbe un momento, ancorché breve, di partecipazione generativa alla vita democratica del Paese. Aspetto ed aspettiamo risposte dalle forze politiche non “dopo”, ma ora!


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