Media, Arte, Cultura

Accessibilità museale, 2022 sarà l’anno buono?

Nei musei italiani c'è sempre maggior interesse per l'accessibilità per le persone con disabilità fisica, sensoriale o cognitiva, ma c'è ancora molto da fare. Tactile Vision e Lettura agevolata sono due Onlus che da anni lavorano su questo tema, proponendo soluzioni innovative e inclusive

di Veronica Rossi

La cultura è un patrimonio di tutti e di tutte. Per sua stessa natura, quindi, deve essere inclusiva, aperta e accessibile. Non sempre, tuttavia, i musei e i luoghi d’arte hanno le caratteristiche adatte per essere fruibili anche da chi ha qualche difficoltà, di tipo fisico, sensoriale o cognitivo. L’interesse attorno a questo tema, però, sta aumentando: diversi enti e associazioni in tutta la Penisola stanno lavorando per dare la possibilità a chiunque di godere di monumenti ed esposizioni. “Noi siamo partiti 40 anni fa, iniziando dal tema della cecità”, racconta Rocco Rolli, architetto e presidente di una delle più antiche realtà impegnate nell’accessibilità della cultura, Tactile Vision Onlus, “Ora ci occupiamo un po’ di tutte le difficoltà sensoriali, coniugando innovazione e attenzione ai bisogni di ciascuno. Siamo impegnati per i non vedenti e i sordi, ma anche per chi fa fatica a leggere perché è dislessico o è autistico”. La onlus ha sede a Torino, città che, storicamente, ha fatto molto per abbattere le barriere all’interno delle proprie esposizioni. Basti pensare che il famosissimo Museo Egizio, punta di diamante della cultura italiana, ha permesso ai visitatori di toccare alcune statue in modo da essere inclusivo per le persone ipovedenti già nel 1984.

L’attenzione alle esigenze di chi ha bisogni particolari di fruizione dei musei non è diffusa in maniera uniforme in tutta la Penisola. Le linee guida riguardanti le barriere architettoniche, di tipo fisico e di tipo sensoriale, nel campo dei beni culturali sono state diramate dal ministero della Cultura nel 2008; da quella data fino al 2018 si sono poi aggiunte altre indicazioni riguardanti le limitazioni di tipo percettivo e cognitivo. La ricezione di queste direttive, però, è avvenuta a macchia di leopardo: se quasi ovunque ci sono rampe, ascensori e altri accorgimenti per chi ha impedimenti di tipo motorio, non si può dire la stessa cosa dei dispositivi che dovrebbero aiutare chi ha esigenze sensoriali particolari. Oggi, però, le cose potrebbero evolversi velocemente in meglio. “I fondi stanziati dal Pnrr sono una grande risorsa”, continua Rolli. “Solo la nostra onlus sta facendo 38 consulenze per migliorare l’accessibilità in diversi musei. Credo che questo 2022 potrebbe portare dei grandi passi avanti”.

La direzione verso cui ci si sta muovendo non è quella di creare dei canali di fruizione paralleli per chi ha bisogni particolari. “Il concetto chiave è quello di universal design”, commenta Lucia Baracco, architetta veneziana ipovedente presidente di Lettura agevolata, associazione che persegue il diritto all’informazione e alla cultura per chiunque e che ha collaborato con Tactile Vision per la realizzazione di pannelli per alcune chiese venete. “La comunicazione che mettiamo in pratica deve essere inclusiva: non ci si deve dimenticare di nessuno, senza diventare troppo specialistici: bisogna adottare degli accorgimenti per permettere a tutti di comprendere la bellezza di alcuni luoghi artistici e monumentali”.

I pannelli, quindi, integrano scrittura a inchiostro e braille, realizzati attraverso una tecnica sviluppata negli anni dalla onlus torinese. “Utilizziamo delle resine trasparenti, in modo da sovrapporre alle immagini o alla scrittura dei rilievi che possono essere letti dalle persone non vedenti”, dice il presidente di Tactile Vision. “Questa modalità di lavoro ha svariate applicazioni: prendiamo per esempio una maestra che non conosce il braille ma deve insegnare a un bambino cieco che invece lo conosce: così possono leggere contemporaneamente lo stesso brano”.

Per avere delle difficoltà di lettura, però, non necessariamente bisogna avere problemi di vista. I dislessici, per esempio, faticano a decifrare un testo, soprattutto quando è scritto in maniera poco chiara. “Spesso tanti prodotti di comunicazione sono autoreferenziali”, afferma Baracco, “sembra non siano fatti per essere comprensibili, ma per creare un bell’effetto grafico”. Per questo motivo le associazioni che si occupano di accessibilità tendono a utilizzare dei font che siano il più possibile puliti, approvati da specialisti, come psicologi o pedagogisti, che seguono il team di lavoro in tutti gli aspetti della progettazione.

Una spinta in avanti notevole nella direzione dell’accessibilità museale è stata data dall’arrivo della tecnologia. “Integriamo nei nostri pannelli anche nfc (comunicazione di prossimità attraverso ricetrasmissione, ndr) e qr code”, spiega Rolli, “grazie ai quali riusciamo a inserire dei link che portano a contenuti multimediali”. In questo modo vengono intercettate le necessità di diverse categorie di persone. I sordi, per esempio, possono beneficiare di un interprete in lingua dei segni, che gli descriva monumenti, affreschi e opere d’arte di diverso tipo.

Anche le persone con esigenze di tipo cognitivo – pensiamo, per esempio, agli autistici – possono beneficiare di un’informazione inclusiva sia sui supporti analogici che su quelli digitali, grazie alla comunicazione aumentativa alternativa, un tipo di narrazione basata su semplici sequenze di immagini e sviluppata da esperti del settore. “Da poco abbiamo lavorato sul parco Bertoli di Milano, per renderlo accessibile anche a bambini e ragazzi con disabilità sensoriali o cognitive anche gravi”, racconta il presidente di Tactile Vision. “Abbiamo realizzato dei cartelli sulle modalità di utilizzo dei giochi, in cui si possono trovare le indicazioni per non vedenti, ma anche i link per i video in Lis per i sordi e semplici video in comunicazione aumentativa alternativa per i bimbi autistici”.

La cultura può e deve diventare, quindi, uno strumento di inclusione e il momento di fruizione delle opere d’arte un’occasione per coinvolgere tutti. “Quando si comunicano l’arte e i beni culturali”, conclude Baracco, “nessuno deve essere lasciato indietro, ci deve essere attenzione per tutte le categorie di persone”.


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