Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Non è possibile occuparsi di disuguaglianza senza occuparsi di fisco

L'intervento della docente di Scienza delle Finanze all'Università di Roma Tre e membro del Forum Disuguaglianze e Diversità a partire dalla proposta di aumentare le imposte di successione per finanziare un fondo per i giovani: "L’imposta sulle successioni è assai meno distorsiva delle imposte sul lavoro"

di Elena Granaglia

È bastato che il segretario del PD Letta tornasse a difendere il rafforzamento delle imposte sulle successioni (e donazioni fra membri della stessa famiglia) e la connessa erogazione di una dote ai diciottenni e subito è scoppiato il solito coro di critiche contro la sinistra che tassa. Da Forza Italia, Mulè: “Letta butta giù la maschera e svela la vera anima inossidabile della sinistra: tassare, tassare, tassare…. Oggi rilancia la sua proposta: inseguire con le tasse gli italiani anche dopo la morte”. Nella stessa vena, gli fa eco Renzi: “aumentare la tassa di successione è folle, paghiamo tante tasse, possiamo almeno morire gratis?” E Calenda rileva: è una proposta che non funziona, perché se minacci di tassare i grandi patrimoni, quelli scappano e, ancora, ai giovani servono lavoro e istruzione, non soldi.

Siamo abituati a queste reazioni. Ma, il loro perdurare non le rende meno sbagliate. Le imposte sono il prezzo da pagare per potere beneficiare delle tante finalità di cui non potremmo beneficiare in assenza di finanziamento pubblico. Non a caso, chi se la prende con le imposte poi chiede servizi e trasferimenti.

Nella fattispecie, poi, l’imposta sulle successioni è l’imposta che più dovrebbe unire liberali e socialdemocratici. Tassando i regali, tassa quella che potremmo definire una manna dal cielo. Chi riceve regali non fa nulla per meritarli. Semplicemente è stato fortunato. Inoltre, con la crescita della disuguaglianza di ricchezza, i regali non solo sono aumentati di valore, ma sono diventati sempre più concentrati nelle mani di pochi, con grave danno per l’uguaglianza di opportunità. Ricordo, al riguardo, la crescita dellla quota di ricchezza netta personale detenuta dall’1% più ricco della popolazione adulta, dal 18% nel 1995 al 25% circa nel 2016. Ancora, proprio in quanto tassa regali, l’imposta sulle successioni è assai meno distorsiva delle imposte sul lavoro.

Il che non significa non riconoscere il diritto dei genitori di lasciare ai propri figli una base sufficiente di ricchezza, ma a tal fine esistono gli istituti delle esenzioni e della progressività delle aliquote. E, comunque, l’Italia ha una delle tassazioni delle successioni e delle donazioni fra familiari che è non solo fra le più basse all’interno dei paesi Ocse, ma anche in calo nel tempo. Negli anni in cui aumentava la disuguaglianza di ricchezza, le entrate dell’imposta di successione sono scese dallo 0, 15% allo 0,05% delle entrate totali. L’innovazione tecnologica, dal canto suo, permette controlli un tempo più complessi. I modi per non fare scappare i ricchi esistono: basta volerli ricercare.

Rispetto poi al trasferimento, è ovvio che ai giovani e alle giovani servono istruzione e un lavoro decente e aggiungerei servizi per la cura. Ma anche i soldi servono come i ricchi sanno. Limitarsi a tagliare a chi più è operazione monca ai fini dell’uguaglianza di opportunità, se non si interviene anche innalzando le condizioni di chi sta peggio. Al riguardo, la certezza di una somma di ricchezza all’età adulta potrebbe anche fungere da incentivo a studiare, grazie a un effetto positivo sulle aspettative.

Certo, esistono modi diversi di disegnare la tassazione e il trasferimento. Come Forum Disuguaglianze e Diversità, abbiamo disegnato una proposta che a noi sembra superiore rispetto sia alla tassazione, che escluderebbe dal pagamento molti soggetti nella parte bassa e avrebbe un andamento più continuo delle aliquote, sia al trasferimento, che sarebbe universale e incondizionato . Tale proposta è, peraltro, arrivata fra le prime alle Agorà del PD.

A prescindere dalle distinzioni, però, è cruciale mettere in discussione l’infondatezza e la pericolosità del guardare alla tassazione e alla redistribuzione di denaro come mali. La tassazione va ben disegnata, oggi alcuni pagano troppo e altri troppo, ma è l’anima dell’azione democratica. Al contempo, redistribuire ricchezza (e reddito) non coincide necessariamente con la “cultura dei bonus” e l’assistenzialismo. E’ elemento essenziale, seppure non esclusivo, per evitare che il contrasto delle disuguaglianze sia un richiamo meramente retorico e forse anche un tantino ipocrita.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA