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Politica & Istituzioni

Persone con disabilità, un’agenda possibile per la prossima legislatura

Dopo l'appello della Fish l’impegno di serietà che dovremmo assumerci tutti - come partiti e singoli esponenti politici in questa campagna elettorale - è di evitare la propaganda e confrontarci con le persone con disabilità e le associazioni che le rappresentano, mettendo alla prova del loro giudizio proposte concrete e realizzabili

di Lisa Noja

Dopo gli anni drammatici di pandemia che ha colpito tutto il Paese, ma in modo particolare le persone più vulnerabili, l’impegno di serietà che dovremmo assumerci tutti – come partiti e singoli esponenti politici – è di evitare la propaganda e confrontarci con le persone con disabilità e le associazioni che le rappresentano, mettendo alla prova del loro giudizio proposte concrete e realizzabili.

Per questo, accogliendo l’appello di FISH, formulo alcune proposte concrete su cui penso dovrebbe concentrarsi il lavoro del prossimo Parlamento.

È ovvio partire dal PNRR, che prevede numerosi interventi riguardanti le persone con disabilità, a cominciare dalla Legge delega, la cui implementazione dovrà essere completata in tempi brevi, rispettandone appieno lo spirito innovativo, frutto di un grande lavoro trasversale del Parlamento uscente. Così come è prioritario riprendere da subito l’iter della legge sulle tutele dei caregiver familiari, rimasta incagliata in Senato. Accanto a questo, però, occorre affrontare alcuni nodi fondamentali che attualmente impediscono la piena realizzazione dei diritti all’inclusione e all’autodeterminazione delle persone con disabilità.

Il primo riguarda l’accessibilità, definita dalla giurisprudenza costituzionale diritto umano in sé e diritto funzionale all’esercizio di tutti gli altri. Non garantire l’accessibilità degli spazi, fisici e virtuali, non soltanto costituisce una violazione degli impegni assunti dall’Italia con la ratifica dela Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ma si traduce altresì in un pesante deficit per il tessuto socio-economico , non permettendo a milioni di persone di accedere al lavoro e produrre reddito, fruire di servizi e beni, partecipare alla vita collettiva del Paese. Per questo è venuto il momento di lanciare un grande piano nazionale per la piena accessibilità di edifici e servizi pubblici, dando priorità a scuole e università, ospedali e luoghi di cura e assistenza, mezzi di trasporto, impianti sportivi. Un piano che individui scadenze, obiettivi puntuali e risorse dedicate, da integrare rispetto a quelle già stanziate dal PNRR per alcuni settori (quali patrimonio culturale, trasporto pubblico locale e linee ferroviarie) e la cui progressiva realizzazione sia verificabile direttamente dai cittadini. Insieme a questo grande intervento, è necessario adottare forme di incentivazione destinate a negozianti e gestori di pubblici esercizi che, in aggiunta all’adempimento degli obblighi di legge in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, realizzino interventi per consentire l’accessibilità dei loro spazi e servizi alle persone con disabilità.

Il secondo nodo riguarda il tema delle non autosufficienze. La Legge delega contiene già una serie di indirizzi fondamentali e il PNRR prevede una riforma per “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”, che però non è stata adottata e concerne soprattutto l’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, occorre anche affrontare le esigenze specifiche delle persone non autosufficienti di giovane età. Nella Legislatura che si sta chiudendo avevo presentato un proposta di legge per l’istituzione di un assegno di cura funzionale alla vita indipendente, svincolato dal FNNA. L’idea – che andrebbe riproposta nella nuova legislatura – è quella di un supporto che vada ad aggiungersi all’indennità di accompagnamento e sia destinato a favorire l’autonomia, anche abitativa, delle persone con disabilità non autosufficienti di età più giovane, prevenendo l’istituzionalizzazione e favorendo la deistituzionalizzazione.

Inoltre, se è vero, come è vero, che l’effettivo esercizio del diritto al lavoro per le persone con disabilità costituisce forse il più importante strumento di inclusione, gli studi in materia purtroppo attestano che il collocamento del lavoratore con disabilità all’interno dell’organigramma aziendale è spesso legato a una sorta di “rassegnazione” datoriale nel dover adempiere a un obbligo giuridico. È pertanto essenziale predisporre politiche che riconoscano nelle persone con disabilità in età lavorativa risorse – anche economiche, oltre che sociali – fondamentali per il benessere della collettività. Occorre rendere strutturali istituti, quale il lavoro agile, sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili e utili a conciliare i bisogni anche di cura quotidiana delle persone con disabilità con l’attività lavorativa, dare piena attuazione ai decreti attuativi del Jobs Act (con riferimento, ad esempio, alla figura del disability manager) e incentivare l’assunzione di persone specificamente formate al collocamento di persone con disabilità.

Vi sono poi due temi che la pandemia ha evidenziato in tutta la loro drammaticità.

Il primo riguarda il diritto alla salute, anche psicofisica, delle persone con disabilità ricoverate o coinvolte in trattamenti sanitari. Occorre, infatti, una normativa per assicurare l’adozione di accomodamenti ragionevoli che garantiscano il loro diritto di essere visitati e assistiti da familiari e caregiver, di veder accertata appieno la loro volontà e di essere sempre pienamente informate delle procedure diagnostico-terapeutiche. Inoltre, una particolare attenzione va dedicata al fattore genere, con riferimento all’accessibilità dei servizi di ginecologia e ostetricia e a tutti i presidi di sostegno alle donne con disabilità che abbiano subito violenza.

Il secondo tema riguarda l’adozione di misure per garantire un’adeguata protezione delle persone con disabilità in caso di catastrofi naturali ed epidemie, anche attraverso corsi di formazione specifica e protocolli ad hoc predisposti dalla protezione civile. Su questo fronte, la pandemia ci ha colto totalmente impreparati. Non può più accadere.

*deputata di Italia Viva


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