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Falabella fatto scendere dal taxi: «Ci sono le auto per voi»

Il racconto dell'episodio vissuto a Verona dal presidente della Fish. «Oggi più di ieri mi rendo conto che il lavoro da fare per sensibilizzare e contaminare è ancora tanto».

di Sara De Carli

Lo diceva già ad aprile, quando 27 persone con disabilità vennero lasciate giù dal treno da Genova a Milano: il problema più grande era che non si trattava né di un'eccezione né di un caso raro. La stessa cosa Vincenzo Falabella, presidente della Fish, la ripete ora che è capitato a lui di essere lasciato giù da un taxi. «Sono arrivate tantissime mail in Fish che raccontano situazioni analoghe. Per questo credo che si debba ripartire dalla cultura e dalla formazione».

L’episodio è accaduto venerdì 30 settembre, alla stazione dei Verona. Falabella lo ha raccontato sulla propria pagina Facebook. «Arrivavo da un convegno a Firenze, l’assistente di Trenitalia mi ha accompagnato alla pensilina dei taxi e la macchina è avanzata. Pioveva. Io mi sono avvicinato e sono salito in auto, il taxista intanto è sceso passando dietro all’auto per caricare il bagaglio e solo in quel momento si è reso conto che ero in sedia a rotelle. Mi ha detto “lei non può prendere questo taxi”, “io non prendo persone in sedia a rotelle”, “voi dovete chiamare le macchine per voi”», racconta. «Ho provato a spiegare che non mi serviva un’auto attrezzata, che io non salgo in auto seduto sulla carrozzina, tant’è che ero già seduto in auto… Certo, avrebbe dovuto caricare la mia carrozzina nel portabagagli – ci stava e preciso che pesa 4 kg – e poi a destinazione avrebbe dovuto solo portare la carrozzina vicino al sedile per farmi scendere. Ma non c’è stato modo, lui ha ripetuto quel “decido io chi far salire, ci sono le macchine per voi”». È quel “voi” che risuona nelle orecchie di Falabella: «Parole violente, come a categorizzarmi… ci siamo noi e ci siete voi. Il problema è che nel comportamento di quel taxista ho visto stigmi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità, come se io non fossi un cittadino come tutti gli altri. Io non voglio generalizzare né strumentalizzare, ma nemmeno potevo far finta di niente. È stato un atteggiamento discriminatorio, grave, dato da una mancanza di cultura».

Dal taxi Falabella è sceso, «un po’ perché forse in quel momento mi sembrava di vivere una scena così surreale che non potevo credere fosse vera, non potevo credere che mi stesse facendo scendere dal taxi e un po’ perché come sa bene chi vive la disabilità ci sono dei giorni che sei così stanco che lasci perdere. Ma poi in hotel ho capito che non potevo lasciar perdere. Soprattutto perché quando, nello scendere, ho chiesto il numero di licenza avvertendo che avrei chiamato il servizio clienti, lui mi ha dato una licenza sbagliata. Mi ha detto un numero con tre cifre, mentre sulla fiancata del taxi il numero di licenza c’era ed era a due cifre. L’ho fotografato. Se pensava di essere nel giusto, se le persone con disabilità dovessero obbligatoriamente – come sosteneva lui – salire solo sul taxi attrezzato, che bisogno c’era di dare una licenza falsa?».

Falabella scende sotto la pioggia e chiama il radio taxi. Nel frattempo si è creata una piccola coda di persone – «non so dire se abbiano fatto commenti, se abbiano capito quel che era successo» – e la prima auto che arriva viene un po’ presa d’assalto. «Il taxista appena arrivato mi ha visto lì e ha detto “il signore ha la precedenza”. Ha completamente ribaltato la situazione, per cortesia e gentilezza. Questo per dire esplicitamente ancora una volta che non sto facendo alcuna generalizzazione. So che i taxisti non sono tutti uguali e so che i veronesi non sono tutti uguali, anzi, io Verona la amo, ci vado spesso, ho sempre trovato un’accoglienza meravigliosa, non è questo il punto».

A tarda sera, in hotel, Falabella ha chiamato la centrale, spiegando quel che era accaduto e chiedendo di essere ricontattato. «Non mi hanno richiamato. Mi ha chiamato il sindaco Tommasi, il capo della Polizia municipale, hanno espresso la loro vicinanza il governatore Zaia e la ministra Stefani. Domenica però ho letto che il presidente della centrale radio taxi ha rilasciato delle dichiarazioni alla stampa locale in cui dice di credere alla versione fornitagli del collega – e mi piacerebbe sapere quale sia l’altra versione, ero in macchina e sono stato fatto scendere, in che modo ci può essere un’altra versione? – e che sono intenzionati ad agire penalmente contro chi ha postato la foto dell’auto. Parole che mi hanno fatto anche più male dell’episodio, perché hanno mostrato una difesa corporativa, come se io fossi contro qualcuno. Io non ce l’ho con nessuno, voglio solo segnalare un fatto grave che è accaduto, far capire che il servizio pubblico deve rapportarsi in maniera differente con persone con disabilità. Ho risposto con un post, dicendo che ho postato il numero di licenza, che è pubblico, non l’auto e che non ho paura di essere portati in tribunale perché ho tutti gli elementi per supportare l’azione che ho compiuto», conclude Falabella. «Oggi più di ieri mi rendo conto che il lavoro da fare per sensibilizzare e contaminare è ancora tanto».


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