Sostenibilità sociale e ambientale

Crisi climatica, cosa pensano i ragazzi?

Tra maggio e agosto di quest'anno, Save The Children ha diffuso un questionario a cui hanno preso parte oltre 42mila bambini e ragazzi di 15 Paesi, tra cui anche l’Italia. Tra quelli intervistati nel nostro Paese il 90% ritiene che gli Stati debbano lavorare insieme per fronteggiare il cambiamento climatico e il 77% ritiene che alcuni Paesi abbiano più responsabilità rispetto ad altri

di Redazione

L'83% dei bambini e dei ragazzi di 15 Paesi diversi afferma di essere quotidianamente testimone degli effetti del cambiamento climatico o delle disuguaglianze sul mondo che li circonda, o di entrambi. È quanto emerge da un’ampia consultazione di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, pubblicata in vista di una serie di importanti incontri dei leader mondiali.

Il questionario, diffuso dall’Organizzazione tra maggio e agosto di quest'anno a oltre 42.000 bambini e ragazzi di 15 Paesi, tra cui anche l’Italia, fa parte di una serie di consultazioni più ampie che hanno coinvolto più di 54.000 bambini e ragazzi in 41 diversi Paesi. I bambini e i ragazzi da ogni regione del mondo hanno condiviso le loro osservazioni e le loro esperienze sui cambiamenti meteorologici e le catastrofi naturali descrivendo nel dettaglio i danni e i pericoli che queste provocano nelle loro vite e in quelle degli altri.

La maggior parte degli intervistati (73%) ritiene che gli adulti – compresi i governi, le imprese e i leader delle comunità, molti dei quali parteciperanno alle riunioni del G20 e della COP27 – dovrebbero fare di più per affrontare questi problemi. Krishna ha 17 anni e vive in uno slum alla periferia della città di Patna, nello Stato del Bihar, in India. A 13 anni è diventato il leader di un gruppo di giovani attivisti del suo quartiere che si battono per i diritti dei bambini. Nell’agosto del 2019 una devastante inondazione ha colpito la sua comunità, distruggendo le case e tutto quello che le persone avevano, privandole dei beni di prima necessità per due giorni. "Quando sono arrivate le inondazioni ci siamo tutti inzuppati. L'acqua è entrata nelle case all'improvviso nel cuore della notte, mentre tutti dormivano. Per una settimana le nostre case sono state piene d'acqua e anche la scuola è stata chiusa. Abbiamo preparato da mangiare su uno sgabello che superava il livello dell’acqua e dormivamo seduti. Viviamo in una baraccopoli e non abbiamo un tetto in muratura ma di latta. Quando il sole lo scalda, l'aria calda circola all'interno e anche se il ventilatore è acceso non si respira. In inverno, invece, sentiamo molto freddo", ha raccontato. Le esperienze vissute da alcuni bambini e ragazzi hanno provocato in loro sentimenti di rabbia per la mancanza di azioni concrete e di paura per il futuro: i loro racconti dimostrano in modo toccante l’impatto che tutto questo ha sul loro benessere mentale.

In Africa e in Medio Oriente gli intervistati hanno tracciato un collegamento tra il cambiamento climatico e l'aumento della fame, in particolare per i suoi effetti sull'agricoltura. I bambini dei Paesi che sono stati particolarmente colpiti dall'attuale crisi alimentare vedono e sperimentano cose che alla loro età nessun bambino dovrebbe mai vedere: morti, suicidi, lavoro minorile e matrimoni precoci. Hanno inoltre fatto riferimento all'aumento del costo del cibo e della vita, evidenziando il nesso tra questo fenomeno e la crisi climatica. I ragazzi pensano che ci sia un nesso anche con l’aumento di alcune malattie – come, ad esempio, l’aumento della diffusione del colera – causati dall'esposizione al calore e dalla mancanza di accesso all'acqua. Anche l'inquinamento, la qualità dell'aria e i rifiuti sono stati tra le principali preoccupazioni sollevate a livello globale. "Quando avevo sei mesi, pioveva molto e l'acqua si accumulava sui rifiuti attirando le zanzare. A quel tempo, la dengue era molto diffusa e molti bambini sono morti. Anche io l’ho presa e ho rischiato di morire. Ho contratto la febbre emorragica da una puntura di zanzara e il medico ha detto a mia madre di dirmi ‘addio’ perché non c’era più niente da fare”, ha raccontato Oriana*, 15 anni, fuggita dalla violenza in Venezuela con la sua famiglia quando era piccola e che ora vive in un villaggio alla periferia di una città colombiana vicino al confine con il suo Paese d’origine.

Alcuni dei bambini e dei ragazzi che hanno partecipato alla consultazione, hanno evidenziato i legami/le connessioni tra povertà, disuguaglianze ed emergenza climatica, “aggrovigliati insieme come una ciotola di spaghetti", come ha detto un quattordicenne nel Regno Unito. Per un ragazzo indiano, invece, "la povertà è sorella del cambiamento climatico". A livello globale, i giovani hanno notato che alcuni sono più a rischio di altri: quelli provenienti da famiglie a basso reddito, le bambine, i disabili e quelli sfollati dalle loro case sono stati, infatti, citati più frequentemente come più vulnerabili. Anche i bambini, le bambine, gli adolescenti e i giovani intervistati in Italia ritengono che coloro che vivono in condizioni di povertà siano tra i più colpiti dai cambiamenti climatici. Per la maggior parte di loro, questa forma di disuguaglianza rappresenta un grande problema (63%) o un problema (25%).

Cosa dicono i ragazzi in Italia?
In Italia, i partecipanti alla consultazione (317 di età compresa tra i 10 e i 25 anni) identificano nelle ondate di calore estremo (78%), nella siccità (68%) e negli incendi (44%) i principali disastri climatici che colpiscono la propria comunità. I 2/3 vedono chiaramente un peggioramento nella condizione delle famiglie di accedere a beni essenziali, quali vestiti e carburante e il 53% un peggioramento nell’accesso ad acqua pulita. Inoltre, Il 91% ha dichiarato di notare un peggioramento in Italia per quanto riguarda i cambiamenti meteorologici e l’84% per il degrado ambientale. Inoltre, i partecipanti hanno indicato tra i gruppi più colpiti dal cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche coloro che vivono in condizioni di povertà. L’84% di coloro che hanno risposto al questionario ha dichiarato di osservare un peggioramento nel benessere mentale di bambine, bambini e adolescenti (ad esempio: ansia, depressione e stress) in relazione ai cambiamenti climatici e alle diseguaglianze. Il 61% dei partecipanti al questionario pensano che i cambiamenti climatici colpiscano anche bambine, bambini e adolescenti in altri Paesi. Il 77% ritiene che alcuni Paesi abbiano più responsabilità rispetto ad altri e la maggior parte identifica i Paesi più ricchi come quelli maggiormente responsabili. Ben il 90% degli intervistati nel nostro Paese ritiene che gli Stati debbano lavorare insieme per fronteggiare il cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche. “Dovrebbero riunirsi per parlare dei problemi economici e aiutare prima i Paesi che sono in difficoltà, successivamente aiutare la gente povera che vive nei Paesi più ricchi”, spiega il diciassettenne Giulio. Tuttavia, sono molti coloro che pensano che il cambiamento non solo sia necessario ma anche possibile. In Italia 3 bambini e ragazzi su 4 tra quanti hanno preso parte alla consultazione ritengono che alcuni Paesi abbiano più responsabilità rispetto ad altri e che siano i Paesi più ricchi quelli maggiormente responsabili. “Collaborare”, infatti, è la risposta che più frequentemente hanno dato per descrivere che cosa gli Stati dovrebbero fare, seguita dal bisogno di fare di più e agire concretamente, e di supportare le famiglie e minori più poveri. La maggior parte dei ragazzi e giovani è già attiva (34%) su queste tematiche o vorrebbe esserlo (47%). Al contempo sperano di essere aiutati per poter dare il proprio contributo concretamente, chiedendo un maggior supporto nel fare ascoltare le loro richieste ad altri adulti, soprattutto ai politici (58%), seguito dall’interesse di essere messi in contatto con esperti (46%). Tra le risposte più frequenti emerge anche la necessità di essere aiutati nel capire questi problemi (37%), supportati con delle formazioni (34%) o finanziamenti (32%) ed avere degli spazi sicuri per potersi incontrare (33%). Il 26% chiede di essere messo in contatto con dei loro coetanei.

Le richieste di Save the Children
"I bambini stanno sopportando il peso maggiore della crisi climatica e delle disuguaglianze. I loro punti di vista, le loro azioni e le loro richieste di cambiamento sono tra le più audaci e tenaci. Il loro diritto a partecipare alle decisioni che li riguardano è sancito anche dalla legge internazionale sui diritti dell'infanzia. Molti di quelli con cui ci siamo confrontati sono frustrati dal fatto di essere ignorati e ritengono che i governi, le imprese e gli adulti delle loro comunità non stiano facendo abbastanza”, ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International. "Tutti gli adulti – ha aggiunto – hanno il dovere di mantenere la speranza nei confronti dei bambini. I leader dei Paesi più ricchi del mondo hanno il potere particolare di trasformare questa speranza in azione, riducendo le emissioni di carbonio a casa propria e sbloccando i finanziamenti che sono urgentemente necessari per sostenere i Paesi che stanno soffrendo maggiormente la crisi climatica e le disuguaglianze ma che ne sono responsabili in minor misura. Le disuguaglianze e l'emergenza climatica sono alla base della crisi alimentare globale che sta lasciando tre miliardi di persone senza accesso a cibo nutriente e a causa della quale 811 milioni di persone vanno a letto affamate ogni notte. Dobbiamo agire con urgenza, se non vogliamo che emergenze di questa portata si moltiplichino nei prossimi anni". I risultati delle consultazioni sono stati raccolti in un nuovo rapporto innovativo sui cambiamenti climatici e le disuguaglianze che sarà diffuso da Save the Children il 26 ottobre 2022. “Generation Hope: 2,4 miliardi di ragioni per porre fine alla crisi globale del clima e delle disuguaglianze” esaminerà l'intersezione tra povertà e rischio climatico e il suo impatto sui bambini di tutto il mondo, incorporando le risposte dettagliate dei bambini e dei ragazzi. Save the Children chiede ai leader mondiali di ascoltare le richieste dei bambini e di intensificare, in linea con gli obblighi internazionali, le proprie azioni per affrontare la crisi climatica e delle disuguaglianze e il suo impatto sproporzionato sui bambini. L'Organizzazione è particolarmente preoccupata perché i Paesi più colpiti dalla crisi climatica globale e dalle conseguenti disuguaglianze stanno affrontando costi crescenti per il rimborso del debito a causa delle turbolenze economiche globali che impediscono loro di investire nella protezione e nei servizi vitali per l’infanzia, compresa la protezione dai disastri climatici e dalla crisi alimentare globale. La prossima settimana i ministri delle Finanze delle maggiori economie mondiali del G20 si incontreranno a margine delle riunioni annuali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, Save the Children li esorta a concordare misure per intervenire sul sistema globale di riduzione del debito e per aumentare l'ambizione e mobilitare con urgenza finanziamenti umanitari, di sviluppo e climatici.

*I nomi sono stati modificati per proteggere le identità.


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