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Cooperazione & Relazioni internazionali

Io russa manifesto per la libertà degli ucraini

L'intervento di Fatima, donna russa alla manifestazione per chiedere ilcessate il fuoco promossa dal Mean: «Ordinare di uccidere dei civili per Putin e per le sue forze è una cosa all’ordine del giorno. Uccidere senza scrupoli pur di ottenere quello che vuole, ad ogni costo. Non dimentichiamoci che fu fatta la stessa cosa con i Ceceni, poi con la Georgia e infine con la Siria, tutte dinamiche identiche che hanno portato allo stesso risultato: una guerra crudele. Per fortuna ora l'Europa si è risvegliata»

di Redazione

Nella manifestazione promossaa dal Mean di giovedì scorso a Castro Pretorio a Roma, è intervenuta anche Fatima, donna di nazionalità russa che da mesi si batte per esprimere la propria vicinanza e la propria solidarietà nei confronti del popolo ucraino, ecco le sue parole:

Nel 2004 la strage di Beslan costò la vita a più di 300 persone, tra le quali 186 bambini, con oltre 700 feriti. Perché parlare dei morti di Beslan a una manifestazione contro la guerra in Ucraina? È semplice: vi ricordate il bombardamento che fece l'esercito russo nel teatro di Mariupol? Vi ricordate che, vicino al teatro, c'era una scritta a caratteri cubitali 'Bambini', per farli risparmiare dai bombardamenti?

𝗘𝗰𝗰𝗼, 𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗣𝘂𝘁𝗶𝗻 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗲 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗲 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗮𝗹𝗹'𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼. 𝗨𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗰𝗿𝘂𝗽𝗼𝗹𝗶 𝗽𝘂𝗿 𝗱𝗶 𝗼𝘁𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝘂𝗼𝗹𝗲, 𝗮𝗱 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗼.

Oggi decidere da quale parte stare non è semplice per chi vive in Russia, dove ogni cenno di dissenso può essere visto come un'insubordinazione rispetto al regime e ogni disobbedienza viene pagata con anni di carcere.

Io sotto questo aspetto mi sento fortunata perché vivo da tanti anni in Italia e ho avuto la possibilità di scegliere con la mia testa da che parte stare: 𝗲 𝗶𝗼 𝗵𝗼 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝘂𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗼, un popolo che sta vivendo una sofferenza atroce, in una sorta di refrain della II Guerra Mondiale. Le fosse comuni, le torture, le fucilazioni di massa, pensavamo fossero questioni relegate al secolo scorso e ai libri di storia.

𝗟𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘂𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮 𝘃𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗱𝗮 𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼, quando Putin fece il discorso alla nazione la sera prima della guerra – utilizzo questa parola a ragione invece di "operazione speciale" – parlò di popoli fratelli e di una vecchia origine comune delle tradizione e della cultura ucraina e russa.

Ciò è vero ma quello che ha omesso di dire è che nei secoli la cultura ucraina si è stratificata, creando un popolo e una nazione indipendente dagli altri. All'indomani della fine dell'URSS l'Ucraina si sentì pronta a seguire il proprio percorso di vita proclamando una propria indipendenza e riconoscendosi come nazione autonoma. Una nazione giovane, forte, composta da persone fiere nell'animo e nello stile di vita. Tale volontà di indipendenza è stata riaffermata nelle manifestazione a Maidan.

Già in quell'occasione l'occupazione russa della Crimea rappresentò un atto criminale che doveva essere punito dall'Europa. Il seme di questa guerra fu gettato in quel momento, quando nessuna potenza straniera si pose in un atteggiamento di distacco dalla posizione russa, che dall'altra parte lesse questa non-posizione come una debolezza, un lasciapassare per andare oltre. Con la scusa della tutela dei russofoni si giunse alle posizioni che hanno scatenato la guerra attuale, una scusa per accendere la miccia della guerra. Mai – e sottolineo MAI – l'Ucraina ha posto in essere persecuzioni nei confronti dei russofoni ma, nonostante ciò, la Russia ha innescato un meccanismo di odio durato ben 8 anni che ha portato alle condizioni attuali.

Dopo tanti anni di conflitto sul confine le vittime civili stavano drasticamente riducendosi e, quando tutto si era quasi placato, il Cremlino, che dal 2014 destabilizzava il Donbass con armi e militari russi presenti nel territorio ucraino, ha sentito il bisogno impellente di denazificare e demilitarizzare l'Ucraina.

𝗡𝗼𝗻 𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗼𝗰𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗳𝘂 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝗖𝗲𝗰𝗲𝗻𝗶 𝗲 𝗽𝗼𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝗚𝗲𝗼𝗿𝗴𝗶𝗮, 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗶𝗻𝗮𝗺𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗼, 𝗰𝗶𝗼𝗲̀ 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮, 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗱𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗰𝗿𝘂𝗱𝗲𝗹𝘁𝗮̀. Per fortuna ora l'Europa si è risvegliata, ha capito che ora a rischio sono i suoi stessi sistemi democratici e l'Ucraina rappresenta l'ultima frontiera che separa la cultura millenaria democratica dai sistemi autoritari e autarchici dell'Asia.

𝗢𝗿𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝘀𝗮𝗹𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝘂𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗼.

Spesso si sente parlare di pace, parola troppo usata come scudo dietro il quale non schierarsi. Tutti vogliamo la pace ma non tutti vogliono un mondo giusto e una pace giusta, sembra che per alcuni la pace sia una specie di osso da lanciare dietro al cane per continuare a condurre la propria vita. Una posizione stupida: una pace non giusta produrrà solo altro odio e altre guerre in una spirale senza fine.

𝗡𝗼𝗶 𝗴𝗿𝗶𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗰𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗮𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗨𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗴𝘂𝗶𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗻𝗲, 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼. 𝗔𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮, 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮, 𝘀𝗮𝗿𝗮̀ 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗰𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗮, 𝘀𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗱𝘂𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗮 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗶𝗻𝗰𝗵𝗲́ 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝗰𝗰𝗮𝗱𝗮𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗶 𝗽𝗶𝘂̀.

𝗣𝘂𝘁𝗶𝗻, 𝗴𝗶𝘂̀ 𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹'𝗨𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗮, 𝗿𝗶𝘁𝗶𝗿𝗮 𝗹'𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝘂𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗶, 𝗿𝗶𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗹𝗲 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗼𝗿𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟰, 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼 𝘂𝗰𝗿𝗮𝗶𝗻𝗼 𝗲̀ 𝗺𝗮𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗲𝗴𝘂𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗶𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼!

Le foto sono di Giampaolo De Siena, per gentile concessione Mean


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