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Robot al servizio degli anziani: stimolano emozioni e fanno compagnia

Alpha Mini, Ubkit e Dinerbot T8 sono i tre robot che a Bari dialogano con gli anziani, tirano fuori le loro emozioni, fanno eseguire attività motoria. La robotica sociale al servizio del Terzo settore per migliorare la qualità degli interventi di assistenza socio-sanitaria nei confronti delle persone con più di 65 anni

di Emiliano Moccia

Un robot che dialoga con gli anziani, che tira fuori le loro emozioni, capace anche di raccontare una barzelletta, rispondere alle loro domande e, all’occorrenza, di insegnare esercizi fisici per garantire la loro attività motoria. Sono solo alcune delle attività che hanno come protagonisti i tre robot umanoidi al servizio degli over 65 progettati da PLD Artech, con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Informatica dell’Università “Aldo Moro” di Bari, che la cooperativa Aliante di Monopoli mette a disposizione degli anziani e delle anziane quale «modalità di assistenza innovativa che punta a prevenire la solitudine e la depressione nelle persone anziane e soprattutto a migliorare la qualità delle cure essenziali».

Alpha Mini, il primo dei tre robot, serve ad allenare le capacità verbali e ad insegnare la lingua inglese. Ubkit, invece, aiuta negli esercizi di manualità. Dinerbot T8, l’ultimo arrivato, è in grado di stimolare, in una relazione tra due persone, le emozioni degli anziani per favorire l’incontro con gli altri, ricordando agli stessi alcuni gesti come l’abbraccio o il saluto. Offre anche un sostegno nello svolgimento delle azioni quotidiane, comprese le prescrizioni di una dieta alimentare personalizzata.

La robotica sociale e l’intelligenza artificiale, dunque, come strumenti a disposizione del Terzo settore per migliorare la qualità degli interventi di assistenza socio-sanitaria nei confronti delle persone con più di 65 anni. Come nel caso del progetto “SCIAM” – Spazio Comune Invecchiamento Attivo Multidimensionale, promosso dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari e gestito dalla cooperativa Aliante.

Con un’altezza che varia dai 30 ai 55 centimetri, i tre robot con sembianze umane raccontano che tecnologia e domotica possono favorire una maggiore autonomia delle persone in condizioni di fragilità, intervenire nei contesti socio-sanitari, facilitare l’inclusione sociale e contrastare le solitudini. Anche per questo, le realtà del Terzo settore coinvolte nei campi delle non autosufficienze, della disabilità, della cura delle persone anziane, guardano con maggiore interesse le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale.

«Il valore aggiunto è quello di mantenere le abilità cognitive, ma non solo. Con i robot abbiamo fatto dei percorsi sulle emozioni e nelle persone over 65 che vivono situazioni di solitudine abbiamo notato dei miglioramenti a livello di comunicazione visiva e facciale. Con l’introduzione dei robot abbiamo raggiunto quasi trecento iscritti al programma, che comprende attività per il miglioramento delle abilità cognitive, ambito nel quale abbiamo notato grandi miglioramenti da parte di alcune persone anziane, e laboratori emozionali, nel corso dei quali percepiscono le emozioni comportandosi di conseguenza» ha spiegato Marilena Pastore, presidente della cooperativa Aliante, ente gestore “SCIAM”. «Anche attraverso l’uso del kit, gli anziani hanno potuto stimolare le loro abilità manuali e oculari nell’assemblaggio dei pezzi che compongono il robot primordiale: per costruirlo c’è bisogno della cooperazione tra loro e quindi del lavoro in gruppo».