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Maestre e maestri d’Italia: Pasolini, il maestro inaspettato

Il settimo episodio della serie podcast Maestre e maestri d’Italia, è dedicato a Pier Paolo Pasolini. La vita del grande scrittore, cineasta e poeta è passata anche per un periodo in cui ha lavorato come insegnante. In due luoghi d’Italia: a Casarsa della Delizia in Friuli e a Ciampino, vicino a Roma. Diceva: “Può educare solo chi sa cosa significa amare”

di Alessandro Banfi

Il settimo episodio della serie podcast Maestre e maestri d’Italia, ideata da Riccardo Bonacina e da me realizzata con Chora media per Vita.it, grazie al sostegno della fondazione Cariplo, è intitolato IL MAESTRO INASPETTATO ed è dedicato a Pier Paolo Pasolini. La vita del grande scrittore, cineasta e poeta è passata anche per un periodo in cui ha lavorato come insegnante. In due luoghi d’Italia: a Casarsa della Delizia in Friuli e a Ciampino, vicino a Roma. Goffredo Fofi ha appena pubblicato con La Nave di Teseo il saggio Per Pasolini, nel quale un capitolo intero è dedicato proprio al Pasolini educatore. Fofi lo accosta ai grandi pedagogisti italiani: da Maria Montessori, a don Lorenzo Milani, a Mario Lodi… e scrive: “Forse il suo capolavoro pedagogico è stato la lettera a Gennariello, poi in Lettere luterane, un trattatello pedagogico, purtroppo incompiuto scritto intorno al 1975, di cui resta abbastanza per apprezzarne l’ardire e la profondità”.

Che cosa vuol dire essere stati allieve e allievi del grande intellettuale? In questo settimo episodio ne parlano alcuni testimoni diretti. Come Elio Ciol, famoso fotografo italiano, che ha conosciuto Pasolini quando lui aveva 10 anni e lo scrittore 18. Ciol ricorda il primo incontro: un cortile assolato a casa di Nico Naldini, cugino dello scrittore e suo amico di infanzia. Pasolini gli appare come un giovane di 18 anni che disegna un San Sebastiano su un grande foglio appoggiato su un cavalletto. Qualche anno dopo sarà Elio Ciol a scattare le prime foto di gruppo dell’Academiuta della lenga furlana, un cenacolo di poesia in dialetto messo in piedi dal professore.

Sì perché allora Pier Paolo Pasolini è soprattutto un insegnante. Scrive, nel 1943, il suo primo libro Poesie a Casarsa, che recensisce in modo molto favorevole Gian Franco Contini, segnando per sempre il suo destino di scrittore. Nel 1944 Pasolini scrive anche un’opera teatrale, Turcs tal Friùl, I Turchi in Friuli, che sarà pubblicata solo dopo la sua morte e che racconta l’invasione ottomana della regione davvero accaduta nel 1499. E che Pasolini rievoca proprio durante l’occupazione nazista.

In questi anni di guerra insegna in scuole improvvisate nelle case, mettendo insieme gli allievi di diverse classi elementari.

Racconta nel podcast Giuseppe Bertolin, detto il Nini: “Noi allievi di terza quarta e quinta eravamo tutti assieme, piazzati nella stanza dove Pier Paolo e sua madre dormivano, mangiavano e vivevano. Una mattina entriamo e troviamo sulla lavagna una poesia, sotto il titolo “Gli scolaretti di Versutta”. Era la prima poesia che Pasolini ci proponeva. Era un altro mondo… io fino ad allora avevo fatto la terza elementare, quella fascista. Era tutto un viva l'Italia, i Balilla… quelle cose del regime. Presi un quaderno e incominciai a scrivere. Pier Paolo passò di lì, ho chiarissimo questo ricordo, notò che buttavo giù dei versi e mi disse: “Bene, tieni questo quaderno per le poesie”.

Nel dopoguerra Pasolini insegna regolarmente nella scuola media di Valvasone fino al 1949. Di quell’esperienza racconta bene nel podcast Maria Anna Lenarduzzi, oggi 87 anni, che compose una poesia sulle “campane della dottrina”, le campane della chiesa di Casarsa che suonavano al pomeriggio. A rompere l’incantesimo con la terra friulana è lo scandalo di Ramuscello, un paese vicino a Casarsa, dove, ad una sagra, Pasolini si apparta con tre giovani. La circostanza provoca scandalo e ben due processi per atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minore che finiranno in un’assoluzione, ma solo tre anni dopo. La vicenda, che nasce da una denuncia anonima (scrivono i Carabinieri alla Procura di aver appreso i fatti “dalla voce comune”) porterà alla sospensione dall’insegnamento nella scuola pubblica e all’espulsione di Pasolini dal Partito comunista, di cui era segretario di sezione a San Giovanni. In seguito allo scandalo in paese, il 28 gennaio 1950 Pier Paolo e la madre Susanna partono da Casarsa con il treno delle cinque di mattina, con destinazione Roma.

E qui c’è la seconda esperienza del Pasolini professore. A Ciampino, nella scuola paritaria messa in piedi dai coniugi Ballotta, insegna nelle scuole medie dal 1951 al 1954. Oggi il vecchio edificio scolastico ha lasciato il posto ad un palazzone anonimo. E’ stata recentemente messa una targa in ricordo di quell’insegnamento, che recita: “Può educare solo chi sa cosa significa amare”.

Fino alla fine della vita, Pasolini ha pensato all’educazione, ai giovani, alla scuola. Lo testimonia la già citata Lettera a Gennariello. Ma anche la partecipazione ad un’ Assemblea con studenti e professori di un Liceo di Lecce, quindici giorni prima di essere ucciso. Partecipazione poi trascritta e pubblicata solo il titolo Volgar’eloquio.

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