Economia & Impresa sociale 

Sociale & ambiente, l’integrazione possibile

Classificando socialmente a livello Ue, si orienteranno gli investimenti verso una giusta transizione. Un intervento del direttore esecutivo Forum per la Finanza sostenibile

di Francesco Bicciato

Fra il 10 e il 30 novembre, fra Milano e Roma, il Forum per la Finanza sostenibile organizza le Settimane dell'investimento responsabile. Da VITA magazine di ottobre, dedicato agli Esg, pubblichiamo l'intervento del direttore esecutivo del Forum.

Tenere in considerazione i fattori sociali nelle scelte di investimento è fondamentale per realizzare un modello di sviluppo sostenibile. Come ha sottolineato il Forum per la Finanza Sostenibile nella sua lettera-appello ai rappresentanti delle forze politiche in vista delle ultime elezioni, è cruciale che la transizione ecologica a cui siamo chiamati sia “giusta”, coniugando gli obiettivi ambientali con quelli sociali. L’emblema è l’ambito occupazionale, in cui a fronte della perdita di posti di lavoro si possono creare nuove opportunità occupazionali nei settori delle rinnovabili e delle tecnologie pulite, anche grazie alla riqualificazione della forza lavoro. La finanza sostenibile può dare un importante contributo alla transizione, sia sul fronte degli investimenti privati, sia della finanza pubblica, allineandosi agli obiettivi del Pnrr.

Nel percorso di transizione, una delle sfide dell’integrazione dei fattori sociali negli investimenti riguarda la misurazione degli impatti sociali: la maggiore difficoltà di quantificazione rispetto agli impatti ambientali rappresenta sicuramente un ostacolo, ma non può essere il pretesto per rinunciare a prendere in considerazione questi aspetti. Un’altra sfida è la realizzazione di una tassonomia sociale, a cui la Commissione europea sta lavorando.

Questo sistema di classificazione dovrebbe identificare le attività economiche in grado di contribuire al raggiungimento di obiettivi sociali quali lavoro dignitoso, qualità della vita e comunità sostenibili e inclusive. Si tratterebbe di uno strumento prezioso a disposizione degli operatori finanziari sostenibili, per guidarli e incoraggiarli a prendere decisioni di investimento orientate a una transizione giusta.

Allo stesso tempo, la tassonomia sociale sarebbe anche un primo passo per aumentare la trasparenza degli investimenti sui temi legati al fattore “esse”. Sul fronte delle aziende, sarà importante il loro allineamento alla tassonomia, tenendo in considerazione anche la sostenibilità della supply chain, della filiera (come previsto dalla proposta di direttiva sulla Corporate sustainability due diligence).

Dal nostro punto di osservazione cogliamo segnali positivi: la comunità degli operatori finanziari sostenibili è attiva da tempo, e in maniera crescente a seguito della pandemia, nell’integrazione del fattore sociale nei portafogli. Il loro lavoro dimostra che il conseguimento di obiettivi sociali non limita, ma anzi rende più sicuri gli investimenti, contribuendo ad aumentarne gli impatti positivi e ridurne i rischi.

*direttore esecutivo Forum per la Finanza sostenibile


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