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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il terremoto in Siria e il paradosso degli aiuti internazionali

«Le sanzioni internazionali contro il governo siriano, in vigore dallo scoppio del conflitto 12 anni fa, limitano fortemente l’accesso e la circolazione delle risorse materiali e finanziarie del Paese», spiega l'associazione Missioni Don Bosco. «La solidarietà internazionale si è mobilitata ma non trova sempre la via per arrivare ai destinatari ultimi». I salesiani sono presenti nella capitale Damasco e ad Aleppo

di Redazione

«Le sanzioni internazionali contro il governo siriano, in vigore dallo scoppio del conflitto 12 anni fa, limitano fortemente l’accesso e la circolazione delle risorse materiali e finanziarie del Paese», spiega l'associazione Missioni Don Bosco. «Sta qui il paradosso che i salesiani della Siria mettono in evidenza in questo momento drammatico dopo il terremoto che ha colpito Turchia e Siria, mentre la solidarietà internazionale si è mobilitata ma non trova sempre la via per arrivare ai destinatari ultimi».

Padre Alejandro León, salesiano, missionario dal Venezuela e responsabile dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente, si trovava sulla strada da Kafroun a Damasco quando ha avuto notizia del terremoto, e ha subito deviato per Aleppo. La sua comunità religiosa in questa città non conta vittime né danni significativi alle strutture. Nell’arco della giornata di lunedì ha così potuto dare accoglienza nell’oratorio a 450 persone che si erano improvvisamente trovate senza tetto.

L’affluenza degli aiuti umanitari è rallentata anche per la condizione di perifericità dei territori da soccorrere oltre che per lo stato di guerra in corso. Solo le organizzazioni già presenti sono in grado di attraversare le aree del conflitto armato e delle contese politiche. «Questo terremoto viene purtroppo a rimarcare una situazione di debolezza del Paese. La natura è un aggravante dei comportamenti scellerati dei signori della guerra», commenta don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco.

«È stata fatta una raccolta di beni tra la gente di Damasco per sostenere i connazionali ad Aleppo. La nostra casa ha raccolto i doni e, come di consueto, chi ha meno ha dato di più», sottolinea padre Alejandro. «Cibo, medicinali, vestiti, coperte… Sono un segno che scalda il cuore e una fonte di speranza».

«Anche dalla diaspora siriana stanno affluendo aiuti economici che, affidati a chi non si improvvisa soccorritore dell’ultima ora, potranno tradursi nell’acquisto dei beni di prima necessità per la nuova ondata di sfollati che si presenterà nei prossimi giorni», scrive l'associaizone. «I salesiani sono presenti nella capitale Damasco (4 confratelli) e ad Aleppo (5 confratelli); si sta decidendo sulla possibilità di utilizzare la casa di Kafroun (dove si svolgono i campi estivi del Movimento Giovanile Salesiano) ma lì si presenta la difficoltà di accesso trattandosi di un’area montagnosa, con strade non facilmente percorribili soprattutto alle condizioni meteorologiche attuali».

«Missioni Don Bosco ha relazioni continuative con i salesiani di Siria e segue da dentro, possiamo dire, l’evolversi della situazione. Siamo pronti a intervenire con gli aiuti che saranno richiesti», spiega don Antúnez. «Il nostro compito è adesso quello di accompagnare le famiglie a ricomporsi, a sopravvivere nel breve periodo in una condizione di mancanza di propri mezzi di sussistenza. Le autorità, governative e non, intervengano subito secondo il loro mandato: quando l’emozione internazionale inizierà a calare (lo stiamo vedendo per l’Ucraina) noi ci saremo per ripartire con i giovani e le loro famiglie». I missionari salesiani si sono adoperati per convertire allo scopo emergenziale la struttura organizzativa che ordinariamente si occupa dei progetti di sviluppo in Medio Oriente. Questa è diretta da un missionario italiano, il veneto don Pietro Bianchi.


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