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La trasgressione che manca a Elly Schlein

L'editoriale del direttore che apre il numero di VITA magazine di aprile è dedicato alla nuova leader del Partito democratico: «A quasi due mesi dalla sua elezione dello scorso 27 febbraio occorre però chiedersi se davvero Schlein possa incarnare quel fattore di rottura capace non solo di riportare al Nazareno qualche voto di sinistra mettendo nell’angolo Giuseppe Conte e il suo sgangherato Movimento 5 Stelle, ma di modificare l’agenda politica di un Paese che fa tremendamente fatica ad affrontare i nodi reali che ne determinano il futuro»

di Redazione

L’arrivo alla segreteria del Partito democratico di Elly Schlein (che Maurizio Crippa mette magistralmente nel mirino nella sua rubrica che trovat a pagina 16 del magazine) è stata salutata dai media come una grande boccata di aria fresca. Un coro a cui, con intonazioni naturalmente diverse, hanno partecipato sia i media di governo sia quelli di opposizione. Donna, dichiaratamente bisex, radicalmente progressista, tre passaporti… un profilo che non poteva non far venire l’acquolina ai tanti ritrattisti e retroscenisti che riempiono i palinsesti della nostra comunicazione pubblica su giornali, siti e tv. Finalmente il Pd si dotava di un personaggio mediatico da contrapporre a un’altra donna che oggi viaggia sugli scudi, il presidente del consiglio Giorgia Meloni. Tutto un altro film rispetto ai predecessori Maurizio Martina, Nicola Zingaretti ed Enrico Letta.

A quasi due mesi dalla sua elezioni dello scorso 27 febbraio occorre però chiedersi se davvero le cose stanno così. Se davvero Schlein possa incarnare quel fattore di rottura capace non solo di riportare al Nazareno qualche voto di sinistra mettendo nell’angolo Giuseppe Conte e il suo sgangherato Movimento 5 Stelle, ma di modificare l’agenda politica di un Paese che fa tremendamente fatica ad affrontare i nodi reali che ne determinano il futuro. Finora la neo segretaria si è rintanata in un conformismo piuttosto scontato. Eppure è proprio quella trasgressione che in molti associano al suo profilo umano che dovrebbe portare nell’agone politico. Tre esempi, fra i molti che si potrebbero fare.

Partiamo da un tema che Schlein ben conosce per aver speso un bel pezzo del suo impegno politico degli ultimi anni in Europa, ma anche coltivando rapporti significativi con le reti della società civile: l’immigrazione. Schierarsi alla parte del diritto umanitario delle ong di salvare vite umane non solo merita applausi, ma è sacrosanto soprattutto in una fase dove al Viminale siede un personaggio totalmente fuori bolla come il ministro prefetto Matteo Piantedosi. Ma è un posizionamento in qualche modo “confortevole” e atteso che non spariglia il campo e soprattutto non costringe la politica a mettersi in discussione e ad affron tare i tre veri nodi dell’immarcescibile “emergenza” sbarchi: il piano Africa, lo Ius Scholae e la revisione dei meccanismi di integrazione e inclusione sociale nel nostro Paese oggi basati su un sistema di realtà sociali su cui si è investito poco e male. «Liberi di scegliere se migrare o restare», ha detto papa Francesco annunciando il tema della Giornata del migrante. Quali iniziativa intende mettere a punto Schlein su questo punto? Di questo poco o nulla si sa nel concreto.

Per nulla “trasgressive” sono state anche le dichiarazioni della leader rispetto alla guerra russa in Ucraina. Non mettere in discussione l’atlantismo italiano è conditio sine qua non, ma non sufficiente. Occorre uscire dagli asfittici perime tri della discussione “interventisti vs pacifisti” per aprire il dibattito su come attivare fin da subito politiche pacificatrici sostenendo per esempio azioni di contatto e ascolto con la società civile di Kiev come stanno facendo da un anno tanti attivisti come quelli del Mean (Movimento europeo non violento). Come farlo? Per esempio rilanciando i corpi civili di pace in Italia e in Europa. Chi potrebbe dire di no oggi a una proposta del genere? Non lo sapremo mai, finché un politico di primo piano non avrà il coraggio di proporlo con convinzione.

Ci sono poi altri terreni da arare per costruire una vera alternativa allo stagno politico in cui siamo immersi sempre più indigesto agli elettori. Uno di questi è la promozione di modelli di governance fondati sui principi dell’amministrazione condivisa, della co-programmazione e della co-progettazione fra amministrazioni pubbliche ed enti del Terzo settore. A marzo su vita.it abbiamo pubblicato un documentato j’accuse della cooperazione toscana impegnata nei servizi sociali e di welfare. In una regione dove il Partito democratico detta ancora legge e malgrado sulla carta le norme regionali promuovano la collaborazione fra pubblica amministrazione e Terzo settore le prassi continuano a ignorare le innovazioni volute dal legislatore. Un cortocircuito che va a scapito della qualità dei servizi sociali di cui fruiscono cittadini ed elettori. Cosa ne pensa la “trasgressiva” Elly Schlein?


Foto: Ag. Sintesi


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