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Asili nido, la ricetta per non sprecare i fondi Pnrr

L’Italia rischia di sprecare i fondi che l’Europa ha stanziato per costruire nuovi asili nido. Il problema, spiega Emmanuele Pavolini (Università di Macerata), è che «in molti Comuni mancano professionisti competenti in questa materia». Queste amministrazioni non sanno come fare per sfruttare il denaro in arrivo. La soluzione? «I comuni più competenti aiutino quelli più in difficoltà, con più fondi per il personale messi a disposizione dal Governo. Non c’è alternativa»

di Sabina Pignataro

In questo preciso momento, l’Italia rischia di sprecare i fondi che l’Europa ha stanziato per costruire nuovi asili nido. Ieri il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto durante l’informativa in Parlamento, ha detto: «stiamo lavorando per salvare gli asili dal rischio che il non raggiungimento dell’obiettivo al 30 di giugno li possano mettere in discussione».

Tra gli obiettivi a rischio per la quarta rata del piano di ripresa di giugno – 16 miliardi di euro – c’è infatti l’aggiudicazione dei lavori per costruire nuovi asili nido. Per la precisione, 1857 asili e 333 scuole materne entro il 2026, per un totale di 264.480 nuovi posti. L’obiettivo è ambizioso e strategico: si tratta praticamente di raddoppiare i posti nido pubblici disponibili.

Il nodo del problema lo spiega con chiarezza Emmanuele Pavolini, ordinario di sociologia economica Università di Macerata e uno dei portavoce dell’Alleanza per l’Infanzia: «il Governo precedente e questo Governo hanno detto alle amministrazioni comunali: “vi aiutiamo a costruire i nidi e a sostenere i costi di gestione, utilizzando sia i fondi Pnrr che prevedendo risorse anche in Legge di Stabilità».

«Il problema però – evidenzia l’esperto- è che molti Comuni non hanno personale, nel senso di risorse umane, con competenze e l’esperienza necessarie per dedicarsi alla progettazione in maniera efficace, in linea con quanto stabilito dai bandi. In alcuni casi, non è solo un problema qualitativo, ma anche semplicemente quantitativo. Nel decennio passato le politiche di austerity hanno portato profondi tagli al personale dei Comuni»

Qual è la conseguenza? Che le Amministrazioni comunali che avevano già esperienza (perché avevano sul proprio territorio già un buon numero di nidi), grazie alle risorse economiche in arrivo riusciranno ad accrescere ancora di più la propria offerta. Gli altri, quelli che offrivano alle famiglie pochi nidi o praticamente non ne avevano, non avendo né esperienza, né personale competente su questo specifico ambito, rischiano di non utilizzare queste risorse. Il rischio è che paradossalmente aumenterà l’offerta di nidi a livello italiano, e allo stesso tempo la distanza fra Comuni con nidi e Comuni senza nidi».

La metafora non la usa Pavolini, la usiamo noi, ma per questi ultimi Comuni il problema è quello di ritrovarsi di fronte alla possibilità di avere una grande quantità di pane (cioè risorse economiche), senza avere i denti, (cioè la capacità di gustarselo e beneficiarne).

Come spiegava Pavolini in questa intervista, «il Pnrr rischia di ampliare ulteriormente il gap che oggi esiste sui territori, aggiungendo posti e servizi là dove ci sono già (che per carità è sempre una cosa buona) ma senza affrontare e risolvere il tema della riduzione delle diseguaglianze».

A questo punto quali sarebbero le soluzioni?

«Per evitare di perdere e disperdere i fondi Pnrr – spiega Pavolini- serve urgentemente trovare più risorse umane (persone, non soldi) da distribuire in quelle Amministrazioni Comunali che sono più inesperte». Apparentemente non è una soluzione facile. «Serve uno scatto di orgoglio nazionale che incoraggi i Comuni più bravi in questo ambito a mettere la propria competenza a favore dei Comuni che invece faticano». Detto più semplicemente: «serve che alcuni funzionari pubblici facciano da tutor ad altri. E laddove i comuni hanno pochissimo personale, è necessario che Governo, Regioni ed Anci si mettano d’accordo per allocare nuove risorse economiche per assumere personale. Inoltre, rispetto a quanto finora fatto nell’ultimo anno e mezzo, il Governo attuale deve investire più risorse a livello centrale per assumere professionisti che possano essere messi a disposizione dei Comuni in difficoltà».

Questa soluzione «è già stata sperimentata ad esempio nel settore della sanità fra Regioni». E, ad ogni modo, conclude Pavolini: «è l’unica percorribile. Altrimenti, a pagarne le conseguenze sarebbe l’intero sistema paese. Quella che abbiamo davanti, attraverso i fondi Pnrr, è un’opportunità unica per avvicinare il nostro paese ai migliori standard europei e, in parallelo, per ridurre le ampie disparità interne».


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