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Le tende e i sacchi a pelo

Nelle stesse ore e nelle stesse città dove sta divampando la giusta protesta degli studenti contro il caro-affitti, sono sempre più visibili persone senza fissa dimora che dormono per strada. I primi hanno conquistato le passerelle mediatiche più in vista. Delle seconde si parla sempre meno. C'è qualcosa che non torna

di Redazione

La foto che vedete pubblicata in apertura di questo articolo è stata postata su Facebook da un amico cooperatore, Massimiliano Monetti. Siamo nei pressi della Stazione Termini di Roma. Lo scatto è dell’11 maggio. Nota Monetti: «Oggi a Roma in zona stazione Termini ho visto questo! Un crescendo di ospiti negli ultimi mesi. Un luogo dì qualità architettonica ma per Roma di “basso valore” (un posto come tanti). Un “vuoto” senza più funzioni (il bar è chiuso).Una immagine che vi invito ad ingrandire e guardare con attenzione. Guardate bene, c’è una logica ed un ordine che prova a essere composto e dignitoso».

Le stesse immagini, gli stessi sacchi a pelo ordinati e riparati da un viadotto, da un ponte o da una gallerie le ho ritrovate in questi stessi giorni oltre che a Roma in tante altre città italiane, fra cui Milano, Pavia, Padova, Venezia, Bologna, Perugia, Firenze. Le otto città che oggi campeggiano su tutti i media perché costituiscono l’epicentro della protesta degli studenti contro il caro-affitti.

Una protesta sacrosanta, considerati folli prezzi in particolare di Milano o di Roma. Ma in questo caso il punto è un altro. Perché le tende conquistano le copertine e le passerelle televisive più quotate (per dirne una: Myrta Merlino ha portato una tende in studio, vi si è coricata dentro ed è andata in onda da lì per dimostrare la sua solidarietà con gli studenti)? Perché le tende sono trendy e i sacco a pelo no? Difficile che sia una questione di numeri. I calcoli non sono certi, ma in Italia si contano intorno a 591mila studenti fuori sede. Se supponiamo che fra loro uno su sei abbia problemi a trovarsi un tetto, arriviamo a poco meno di centomila persone, ovvero il numero di chi vive per strada in Italia.

Di chi sono infatti i sacchi a pelo? In una recente rilevazione l’Istat al 31 dicembre 2021 ha calcolato 96.197 senza fissa dimora. Una stima per difetto. Quelli censiti dall’istituto infatti sono le persone che vivono nelle convivenze anagrafiche, quelle che risiedono in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei, e le persone senza tetto e senza fissa dimora. In pratica, i senza dimora che sono iscritti all’anagrafe in un indirizzo di residenza fittizio e presso l’indirizzo delle associazioni che operano in loro sostegno, e coloro che, pur non avendo un luogo di dimora abituale, eleggono il proprio domicilio presso il Comune dove dimorano abitualmente. Verosimilmente però sono di più. «Da un punto di vista quantitativo la rilevazione censuaria, adottando come fonte i soli dati anagrafici, rischia da una parte di sottostimare il numero di persone che possono più propriamente considerarsi senza dimora» dice Cristina Avonto, presidente della Fiopsd, la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora. Avonto aggiunge anche che: «Sicuramente questi dati sono importanti perché ci danno una prima conferma rispetto a quello che i nostri centri hanno registrato, e cioè l’aumento della grave condizione di povertà in Italia che ci spinge a non perdere l’attenzione su questo tema».

Giusto, giustissimo, scandalizzarsi e sostenere la protesta migliaia di studenti universitari che non riescono a sostenere il costo di una casa.

Ma siamo sicuri che una tenda valga di più di un sacco a pelo? Che la condizione di povertà in cui sono precipitate in questi ultimi anni migliaia di persone e di famiglie meriti la sostanziale indifferente sopportazione che in larga parte le stiamo riservando come Paese, come politica e società? Perché a pochi chilometri di distanza uno dall’altro una tenda di un giovane universitario della Sapienza mobilita e fa gridare allo scandalo e il sacco a pelo di un giovane senza casa alla stazione Termini in fondo è normale?


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