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Rocca Sinibalda, il coraggio della visione politica

«Se ti candidi per fare ordinaria amministrazione, è meglio che resti a casa», questa la scelta politica fatta dal sindaco Stefano Micheli per riportare alla luce Rocca Sinibalda, borgo medievale in provincia di Rieti che un tempo era crocevia strategico della Sabina orientale e che oggi è un piccolo comune che soffre lo spopolamento

di Gabriella Debora Giorgione

Tappa nel Lazio, per la nostra rubrica che, con oggi, è alla ventisettesima puntata. La politica si annida nelle scelte coraggiose e non è affatto vero che nei piccoli comuni sia facile avere coraggio, perché il peso della responsabilità è concentrato su una sola persona: il sindaco. Oggi conosciamo un punto di vista importante: la differenza politica tra centro storico e aree periferiche.

I capelli sale e pepe legati dietro alla nuca, la corsa in auto per prendere la bambina da scuola e portarla a lezione di arte. Piove a dirotto, a Rocca Sinibalda, e il sindaco Stefano Micheli corre in auto perché è in forte ritardo, ma riesce a mantenere una bella lucidità nel racconto, mista ad una calma invidiabile. Siamo qui per una segnalazione che ci è arrivata su questo piccolo comune in provincia di Rieti, abitato da meno di 900 abitanti che hanno apena confermato il 49enne sindaco uscente. L'idea complessiva che ne riportiamo è di un territorio storicamente ben posizionato, autorevole, che lotta per non perdere definitivamente identità e prestigio, radicamento e futuro.

Fresco di rielezione, sindaco Micheli…
Sì, il 15 maggio ho iniziato il secondo mandato come sindaco, ma nei cinque anni precedenti il primo mandato ho fatto il vicesindaco. Storicamente siamo in continuità anche se abbiamo impresso un forte rinnovamento. Ma ho una vita passata nella militanza politica: ho fatto per la prima volta il consigliere comunale a 22 anni, era il 1995. Sono stato iscritto dal 1999 al 2012 al Partito “Comunisti Italiani” di Diliberto e poi molta militanza nella sinistra, da poche settimane mi sono iscritto nel Pd, dopo la vittoria della Schlein.

In cosa è cambiata secondo lei la militanza?
Rispetto a come l’ho vissuta io, oggi manca molto il senso di “appartenenza politica”, ormai si bada un po' troppo alla leadership e troppo poco all'organizzazione politica, cioè alla capacità materiale e reale di stare in mezzo alla gente anche attraverso i partiti. Si pensa spesso che la politica sia solo “amministrazione”, invece la politica vera richiede un'attività che è anche volontaristica e che è la vita di partito. Purtroppo oggi viene meno quello che era un corpo sociale che mediava gli interessi delle varie categorie. Ora c'è solo una mediazione di interessi, per cui si fa carriera se si è più vicini al leader e quindi è una politica escludente chi ha meno possibilità come un operaio che difficilmente riesce a fare carriera politica.

Vabbè, sindaco, Cipputi non c’è più, nella classica identificazione sociale…
Sicuramente è cambiata la stratificazione sociale classica con cui siamo abituati a vedere il mondo del lavoro, anche perché c'è un precariato diffuso che investe tutti i settori. In questo senso sì, sono d’accordo con lei, “Cipputi” oggi è dappertutto e quindi oggi un partito della sinistra dovrebbe avere la capacità di reinterpretare questa composizione sociale. Invece c’è molto ritardo e questo ha fatto perdere radicamento nelle periferie a vantaggio della “sinistra dei centri storici”, quella delle classi medio-alte. E questo nei territori dei piccoli comuni è ancora più evidente.

Rocca Sinibalda, 900 abitanti circa, è un’area interna con una posizione particolare, direi…
Siamo un piccolo paese interno della provincia di Rieti situato all'ingresso della Valle del Turano, una delle due valli gemelle in cui sono posizionati due laghi artificiali, Turano e Salto, che alimentano il sistema acquedottistico ed energetico creato negli anni trenta. Rocca Sinibalda ha una posizione strategica all'interno della Valle e del territorio complessivo della provincia perché è un crocevia con una storia importante: è uno dei pochi comuni mandamentali, era sede di Prefettura, al centro delle vie di comunicazione della Sabina.

Questo non le ha consentito di conservare abitanti, però, giusto?
Noi abbiamo subìto meno, ma come gli altri risentiamo dello spopolamento. Il problema è il lavoro. Negli anni si è avuta necessità di lavori diversi dall'agricoltura e allora man mano che ci si trasferiva altrove per lavoro si portava via anche tutta la famiglia. Nel Turano, inoltre, negli anni quaranta hanno inciso molto la realizzazione della diga e l’inondazione della vallata che hanno creato un esodo di massa: le persone si sono trasferite a Roma e l’effetto anche nei paesi della vallata è stato di lunga durata. Il territorio è stato trasformato, ma non ha prodotto reddito superiore, anzi ha espulso cittadini dalla valle. In questi anni, quello che ha inciso sulle scelte sono stati i servizi: non si è riusciti a garantire scuola, sanità, trasporto pubblico e banda larga e quindi è andato tutto in palla. Rocca è ad 80 km da Roma, avere la fibra e un minimo di trasporti adeguati consentirebbe a molti di rimanere qui e andare a lavorare a Roma. Questa nuova azione amministrativa che è riuscita a far conoscere la bellezza e la qualità della vita di comunità di Rocca Sinibalda sta avendo buoni effetti: il mercato immobiliare è tornato vivace e molta gente, anche di livello medio alto, si trasferisce qui a Rocca, insomma stiamo cercando di invertire la tendenza.

Ci sono tante case disabitate?
Allora, questo è un tema particolare: abbiamo cinque frazioni per capoluogo su un territorio molto vasto con molte località sparse che sono quelle più abitate e dove si coltivano i terreni e sono nate piccole aziende agricole. I paesi sono disabitati, Rocca ha un centro storico deserto: le case sono di privati che non vendono né affittano anche se c’è molta richiesta di case. È un tema che vorrei affrontare in questo secondo mandato.

Scuole e bambini: come siamo messi?
Abbiamo materna, elementare e media, in tutto circa 60 bambini, me li vado a prendere col pulmino anche dai comuni vicini. Prossimamente grazie al PNRR apriremo un nido. Siamo riusciti a partecipare a molti bandi grazie agli 11 dipendenti del Comune. Quando siamo arrivati abbiamo affrontato pensionamenti e nuove assunzioni, ma adesso abbiamo costruito davvero una bella squadra che va dai progettisti agli operai che guidano gli scuolabus. Il segretario è in convenzione, viene una sola volta alla settimana, ma lui è molto bravo e in un giorno facciamo tante cose. Il Consiglio comunale è composto da sette persone, la giunta da tre.

Sulla gestione dell’acqua pubblica lei ha fatto molto, vero?
Noi politicamente abbiamo fatto vent'anni di battaglie per avere l'acqua pubblica, cioè gestita da una società completamente pubblica. Nel 2015 è partita l'organizzazione di una società composta dagli 80 comuni che compongono l’Ambito Territoriale Ottimale-Ato che hanno iniziato a conferire alla società il servizio e quindi anche noi finalmente nel 2020 siamo riusciti a conferire la gestione dell'acqua ad "Acqua pubblica Sabina". Questa dell’acqua, come la scelta della compostiera di comunità o la raccolta differenziata, sono scelte scomode. Ma sei il sindaco e le devi prendere. Bisogna essere determinati e senza ansie sennò non si esce vivi, soprattutto nella gestione dell'amministrazione perché il rapporto con i dipendenti può essere snervante: l'importante è stabilire una forma di collaborazione che parte dal rispetto dei vari ruoli e noi in questo abbiamo avuto un ottimo risultato.

Il sistema di welfare di Rocca Sinibalda come funziona?
Abbiamo un consorzio sociale “Rieti 1”, costituito da 25 comuni tra i quali anche Rieti, che gestisce i servizi sociali a livello di piano di zona: attiviamo i servizi in base alle necessità. Sul disagio psichico abbiamo borse lavoro, abbiamo un servizio civico comunale col fondo povertà, nel 2019 abbiamo attivato i Puc del reddito di cittadinanza. Nel 2015 abbiamo provato ad avviare uno Sprar-Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati, però poi abbiamo interrotto perché non ci fu grossa risposta da parte dei cittadini.

Eh, immagino, su questi temi ci vuole coraggio, a fare il sindaco…
Ci vuole coraggio perché le norme sono troppo stringenti a discapito dei sindaci che hanno responsabilità enormi. Se stai a posto con la coscienza puoi anche incorrere in un errore, però sai di non aver commesso reati perché hai lavorato nell’interesse collettivo. Di fondo, ci vuole amore per la propria terra e ci vuole visione. Il cittadino ha necessità basiche: il lampione, la buca, il taglio dell'erba. Ma se ti candidi per fare ordinaria amministrazione, è meglio che resti a casa.


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