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Assessore Doria, se c’è, batta un colpo

Nell'Isola esplode la contestazione di cittadini, organizzazioni di settore e associazioni dei pazienti. Le cause? Chiusura di reparti ospedalieri, riduzione dei posti letto, carenza di medici (anche di medicina generale e pediatria), infermieri e Oss, lunghe liste d’attesa per le visite specialistiche, prevenzione quasi inesistente, maggiori risorse per la sanità privata. Ma l'assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, dribbla le richieste di confronto e persino le interviste

di Luigi Alfonso

Veniva visto come il salvatore della patria. Anzi, della Nazione sarda. In tanti riponevano in lui fiducia e speranza, dopo la discussa esperienza di Mario Nieddu alla guida dell’assessorato dell’Igiene, sanità e assistenza sociale della Regione Sardegna. Quando Carlo Doria, professore ordinario al dipartimento di Medicina, chirurgia e farmacia dell’Università degli studi di Sassari (e direttore della Clinica ortopedica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari), è stato chiamato a sostituire il compagno di partito Nieddu (entrambi fanno parte della Lega-Partito Sardo d’Azione) era il 29 novembre 2022. Forse lo stesso presidente della Giunta regionale, Christian Solinas, sperava in un cambio di passo quando ha varato il mini rimpasto atteso e richiesto da due anni. Così non è stato. Anzi, in molti iniziano a rimpiangere Nieddu che, da febbraio 2023, è responsabile regionale del dipartimento Sanità della Lega. Se non altro, affermano in tanti, il medico dentista cagliaritano si confrontava con le parti sociali, salvo poi decidere in autonomia. Ma questa è un’altra storia.

Con l’ex senatore sassarese Doria, non solo la situazione è rimasta pressoché in stallo ma si è pure complicata. Difficilissimo incontrarlo di persona, è restio a concedersi anche alle interviste, per le quali richiede domande scritte per dare risposte scritte. Con i suoi tempi, naturalmente. Che solitamente sono piuttosto lunghi. La sua agenda è zeppa di impegni, al punto che trascorrono lunghi mesi prima di dare risposte alle richieste (via Pec, mail ordinaria o telefonata alla sua segreteria) delle organizzazioni di categoria. Noi stessi, passando per l’ufficio stampa della Regione, non siamo riusciti ad avere udienza: la prima richiesta ufficiale risale al 12 dicembre, quando ci fu risposto che “prima di Natale non sarà possibile”. Comprensibile, erano le prime settimane dal suo insediamento in Giunta e l’assessore Doria doveva prendere in mano le redini, per potersi esprimere su una situazione complessa. Solo che, nel frattempo, è passato il Natale e pure l’Epifania e la Pasqua. E la nostra, nuova richiesta di intervista (l’ultima risale al 25 maggio scorso) ancora attende un suo cortese riscontro.

È molto impegnato, ci dicono. Sarà pur vero. Ma è ugualmente strano: solitamente i politici non respingono le interviste. Qualcuno magari confida in domande compiacenti, la maggior parte però è sufficientemente navigata per affrontare il periglioso mare della comunicazione. E lui, 57 anni compiuti lo scorso febbraio, non è esattamente di primo pelo.

Ma non è solo un problema di interviste. Doria sta sistematicamente rinunciando agli inviti a partecipare a confronti pubblici, soprattutto da parte di quelle organizzazioni che potrebbero fargli domande scomode. È capitato anche lo scorso 23 maggio a Cagliari, in occasione degli Stati generali di Federsolidarietà Sardegna. Avrebbe dovuto partecipare al “laboratorio di pensiero” su “Le Politiche nazionali per il welfare tra rappresentanza e sviluppo: la sfida del nuovo Codice dei contratti pubblici e di nuovi mercati privati per la cooperazione sociale”, previsto nella tarda mattinata. Ebbene, appena mezzora prima ha inviato un messaggio, scusandosi di non poter partecipare “causa improrogabili impegni istituzionali”. I presidenti nazionale e regionale di Federsolidarietà, rispettivamente Stefano Granata e Antonello Pili, non l’hanno presa bene. Anche perché, guarda caso, l’organismo settoriale di Confcooperative, insieme a Legacoopsociali e Agci, da oltre dodici mesi chiede ripetutamente all’Assessorato (prima a Nieddu, poi a Doria) risposte precise su una serie di questioni, alcune aperte persino da anni: una riguarda i servizi dei Centri di salute mentale, che da tempo vanno avanti in regime di proroga, con tutte le incertezze del caso. Di questo, con lui, avremmo voluto parlare anche noi: giusto per capire quando saranno date risposte chiare alle centrali cooperative e soprattutto alle migliaia di operatori e alle loro famiglie, per non parlare dei cittadini (anziani, minori, persone con fragilità varie) che sono ospitati nelle strutture di tutta l’Isola.

Le domande rimaste in sospeso in verità sono tante. Nelle scorse settimane, per esempio, è deflagrata la drammatica situazione dei dializzati: quelli sardi e quelli che vorrebbero recarsi in Sardegna per trascorrere un periodo di vacanze. I Centri dialisi sono alla paralisi per carenza di personale, soprattutto infermieristico. E il bando pubblicato dall’Azienda regionale della salute – Ares (tardivamente, secondo Asnet e Aned Sardegna) è andato deserto. Due volte: perché il primo prevedeva un rimborso di 35 euro lordi all’ora, poi si è resa necessaria una rettifica “per un mero errore di trascrizione” che ha fatto salire la tariffa a 45 euro lordi. Non riuscendo ad avere risposte dalle Asl territoriali, i presidenti di Asnet e Aned (che rappresentano parecchie centinaia di nefropatici emodializzati e trapiantati) hanno cercato ripetutamente di ottenere un incontro urgente con l’assessore Doria. Il quale, attraverso la sua segreteria, ha accettato soltanto dopo che le due associazioni hanno convocato una conferenza stampa per esporre un problema che è di vitale importanza per i pazienti.

Martedì 30 maggio è stata convocata in Assessorato una riunione interna per discutere dei Centri di salute mentale. Forse qualcosa si sta muovendo. Per ora, di certo c’è che non sono state coinvolte le parti sociali. Sono particolari che avremmo voluto domandare all’esponente della Giunta (e dello stesso partito di) Solinas. E anche sul versante tariffe delle dipendenze, c’è stata una battuta d’arresto, ma stavolta a causa di un malore dell’assessore regionale del Bilancio che avrebbe dovuto incontrare i capigruppo in Consiglio regionale. Insomma, causa di forza maggiore.

La pentola ribolle e si moltiplicano le iniziative di protesta: l’ultima della serie porta la firma del Coordinamento dei comitati sardi per la sanità pubblica, il quale promuove per il prossimo 24 giugno una manifestazione pubblica a Cagliari. Si chiedono risposte sui temi già noti: chiusura di numerosi reparti ospedalieri, riduzione dei posti letto, carenza di medici, infermieri e Oss, interminabili liste d’attesa per le visite specialistiche, prevenzione ridotta al lumicino, carenza di medici di medicina generale e pediatria nei territori, maggiori risorse per la sanità privata rispetto a quella pubblica. E i dati del 2021 sui Lea (Livelli essenziali di assistenza), che davano la Sardegna tra le regioni fanalino di coda dopo Molise, Calabria e Basilicata, pare che nel frattempo siano peggiorati.

Assessore Doria, continuiamo a restare in attesa delle due risposte alle nostre domande. Ma è di certo più urgente che lei fornisca le stesse risposte alle organizzazioni che rappresentano malati e cittadini sardi. Se c’è, batta un colpo.