Politica & Istituzioni

Su Pnrr e partecipazione troppi passi indietro

Come rendere l'azione pubblica più rispondente ai bisogni di cittadini e comunità: il punto e le proposte dell'Osservatorio civico Pnrr, del Forum Disuguaglianze e Diversità e della campagna #datibenecomune

di Redazione

La partecipazione dei cittadini alla gestione e amministrazione dei beni pubblici è un tema di grande attualità. La sua diffusione nasce da una domanda crescente di informazione e dall’affermarsi di un modello di governance a più livelli che coinvolge attori istituzionali e non. Non solo. Il maggiore coinvolgimento dei cittadini costituisce un’opportunità fondamentale e una risorsa decisiva per le istituzioni stesse: perché aumenta la visibilità dell’operato pubblico e perché è spesso condizione per l’efficacia delle scelte pubbliche, in una sorta di circolo virtuoso di responsabilizzazione reciproca. Eppure i recenti provvedimenti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vanno in una direzione opposta. È quanto lamentano le organizzazioni dell’Osservatorio civico PNRR, del Forum Disuguaglianze e Diversità e della campagna #datibenecomune che hanno fatto il punto della situazione al Senato.

Abolito il Tavolo di Partenariato

«Entro il 31 agosto 2023 – ricorda l’Osservatorio – il governo italiano dovrà presentare alla Commissione europea il proprio capitolo Repowereu, ad integrazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con #ItaliaDomaniDatiOggi, campagna sottoscritta da tante organizzazioni e reti civiche, e i richiami di Datibenecomune e Osservatorio Civico, abbiamo richiesto un maggiore coinvolgimento in fase di redazione del Piano e nella sua realizzazione. Ma dal punto di vista della partecipazione non vi sono stati passi in avanti, per esempio la recente abolizione del Tavolo di Partenariato, unico organismo della governance del Pnrr che garantiva, almeno sulla carta, un presidio della società civile nell’implementazione del Piano».

Se oggi abbiamo messo in piedi un convegno come questo è perché quello che si sta facendo oggi in tema di partecipazione non basta: constatiamo una regressione forte delle norme. Non ci sono gli spazi per fare riferimento ad una vera società democratica. Dobbiamo ripartire da una fiducia reciproca, che è venuta meno – Katia Scannavini, vice segretaria generale Actionaid Italia, Osservatorio Civico PNRR

Partecipazione qualificata e utile

Non solo un punto. Le stesse associazioni hanno messo nero su bianco una serie di proposte che riguardano nel dettaglio: il PNRR e il dibattito pubblico. La premessa? Non ci può essere ripartenza senza trasparenza. Né senza partecipazione qualificata. A sottolinearlo è Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, che rimarca come i cittadini abbiano la «legittimità costituzionale di essere attori di politiche pubbliche», rimandando al dettato dell’Articolo 118 della Costituzione. Le modifiche legislative, dice, «sono però solo un pezzo del problema, occorre avere pratiche di partecipazione di qualità, con il riconoscimento del ruolo dei cittadini come paritario. I criteri per la qualità? Inclusività, accountability, partecipazione come effetti di cambiamento non solo formale, ma soprattutto disponibilità a cedere potere, soprattutto quando si parla di opere pubbliche che impattano pesantemente sulla vita dei cittadini».

PNRR più partecipato e trasparente

Le organizzazioni promotrici dell'iniziativa chiedono un «Pnrr più partecipato e trasparente». Che garantisca, in accordo con la Raccomandazione del Consiglio UE rivolta all’Italia all’atto della decisione di approvazione del Piano, che «tutti gli interessati possano essere coinvolti in tutte sue le fasi anche per assicurarne la necessaria responsabilizzazione». Chiedono che venga rispettata la scadenza (21 giugno 2023) di approvazione del DPCM sulla definizione dei soggetti che potranno partecipare alle sedute della Cabina di Regia e che, tra essi, siano ricompresi i membri del precedente Tavolo di Partenariato economico, sociale e territoriale.

«Le riunioni – si sottolinea – devono essere pubbliche, le sue conclusioni accessibili a tutti i membri e devono essere convocate in modalità plenaria almeno due volte l’anno. Un PNRR più trasparente, attraverso la pubblicazione su Italia Domani, con cadenza almeno semestrale e in formato open, di tutti i dati sui progetti del Piano, sui loro avanzamenti, comprensivi degli indicatori e delle priorità trasversali del Pnrr (genere, giovani, territorio)».

Dibattito pubblico, trasparenza e neutralità

Il dibattito pubblico, sostengono le associazioni, dovrebbe seguire i principi di «indipendenza e neutralità, trasparenza, partecipazione e inclusione, e argomentazione». I dibattiti pubblici devono essere svolti in modo da garantire «la neutralità e l’indipendenza della procedura attraverso, ad esempio, il ripristino della Commissione Nazionale per il Dibattito Pubblico e della terzietà del responsabile del dibattito pubblico». Devono essere gestiti in modo «trasparente» in modo da garantire il massimo accesso alle informazioni sull’opera. Tutti i cittadini e le cittadine, sia singoli che in forma associata, «devono poter richiedere l’attivazione in maniera semplificata di questa procedura, ampliando le tipologie di opere per le quali il Dibattito pubblico è obbligatorio». Inoltre, si spiega, «la procedura deve prevedere momenti di confronto dialogico tra le parti che permetta ai partecipanti di esprimere un punto di vista argomentato sui propri interessi, esigenze e preoccupazioni in merito all’opera oggetto di discussione».

Processi trasparenti e partecipativi possono aiutare a ristabilire quei legami (saltati) fra cittadinanza, politica e amministrazione – Davide Del Monte, #datibenecomune

Piano nato non partecipato

Sulle difficoltà a riportare al centro della partecipazione i cittadini ha parlato Sabina De Luca, del Forum Diseguaglianze e Diversità. «Assistiamo – dice con chiarezza – ad un peggioramento grave e ad una riduzione degli spazi di partecipazione. Abbiamo visto molti passi indietro della politica, molti di più di quanti ne siano stati fatti in avanti, inoltre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è nato in modo partecipato, con il ruolo della partecipazione confinato solo in una parte della missione: era anche facoltativa».

La foto di apertura è di Hanna Busing per Unsplash. Le altre immagini sono dalla diretta del canale Youtube del Senato


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