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Fondo per i Centri Estivi: è l’ora della stabilizzazione

Il decreto Lavoro, ora all'esame del Senato, istituisce un Fondo per le attività socio-educative a favore dei minori, con una dotazione di 60 milioni di euro. Per Elena Bonetti, che nell'estate 2020 da ministra mise in campo per la prima volta questo supporto ai Comuni a sostegno dell'educazione non formale dei ragazzi, «lo strumento ha dimostrato la sua efficacia, ora gli si dia una stabilizzazione definitiva»

di Sara De Carli

Nelle ore in cui la scuola sta finendo, il Senato sta ancora esaminando il Dl Lavoro, che all’articolo 42 istituisce un Fondo per le attività socio-educative a favore dei minori, con dotazione di 60 milioni di euro. Le risorse sono destinate ai Comuni, per il finanziamento di attività socio-educative e il potenziamento di centri estivi, servizi socio-educativi territoriali e centri con funzione educativa e ricreativa. In realtà le attività possono svolgersi per tutta la seconda parte dell’anno, fino al 31 dicembre. È vero che il meccanismo ormai è rodato e i Comuni procederanno spediti, ma se da un lato resta un po’ il paradosso di una misura che arriva dopo l’avvio dei servizi che va a finanziare, dall’altro la scelta del Governo di dare continuità a una misura relativamente nuova e decisamente innovativa dice l’importanza di investire sull’educazione non formale di bambini e ragazzi.

«Questo intervento dà continuità ad una misura fondamentale che abbiamo introdotto nel 2020, dopo la pandemia. È stato in quel momento che per la prima volta la politica nazionale ha parlato di centri estivi», ricorda Elena Bonetti, deputata di Italia Viva e all’epoca ministra per la Famiglia. «Il successo di questi anni ha confermato l’importanza di sostenere in modo strutturale la valorizzazione e promozione di accordi fra Comuni e Terzo settore, riconoscendo il ruolo del Terzo settore nell’educazione non formale. Anche l’esperienza che ne è conseguita nei vari progetti “EduCare” è un modello da consolidare».

Il fondo per sostenere i Centri estivi debuttò per la prima volta nel 2020, dopo il lockdown, quando l’allora ministra Bonetti volle fortissimamente (e controcorrente, diciamocelo) una misura per i bambini e i ragazzi che erano stati duramente penalizzati dalle restrizioni che per tutta la primavera avevano previsto più risposte per le esigenze dei cani e dei loro padroni che per quelle dei bambini e dei loro genitori. Era un sabato sera quel 16 maggio in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una delle conferenze stampa quasi notturne a cui eravamo abituati, disse che «dal 15 giugno sarà a disposizione dei nostri bambini un ventaglio di offerte varie a carattere ludico-ricreativo e qui devo ringraziare ancora una volta gli enti locali per aver collaborato proficuamente all’elaborazione di questo ventaglio di attività e di offerta». Per i centri estivi e le attività educative dei bambini e dei ragazzi vennero investiti 135 milioni di euro, che i Comuni potevano utilizzare per realizzare attività come per ridurre le rette a carico delle famiglie. Nel 2021 lo stanziamento per i Centri estivi fu ancora di 135 milioni di euro, nel 2022 venuta meno l’emergenza pandemica di 58 milioni di euro, ora siamo a quota 60 milioni.

«Il Family Act prevede un sostegno strutturale per queste attività, così come per la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie per i centri estivi», rilancia Bonetti, che sottolinea come «anche le verifiche ex post che sono state fatte dal Dipartimento sull’utilizzo di queste risorse da parte dei Comuni conferma come questo stanziamento di risorse sia stato straordinario ma efficiente, è stata una novità che ha dato buoni frutti».

L’altro elemento che Bonetti evidenzia è la positività dell’esperienza di coprogettazione sui territori fra enti locali e Terzo settore: «Nella scorsa legislatura abbiamo dato attuazione alla valorizzazione alle proposte di educazione non formale del Terzo settore e le abbiamo sostenute con bandi particolari quali EduCare, che con 35 milioni ha finanziato 328 progetti, EduCare insieme che ha stanziato 15 milioni per 99 progetti a cui abbiamo aggiunti altri 50 milioni per nuovi progetti, EduCare in Comune con 15 milioni di euro di cui 5 erogati lo scorso agosto e gli altri in erogazione adesso. Il passo da fare ora è la presa in carico di tutte quelle azioni, dando stabilità alle risorse e al metodo. La prospettiva di lavoro ora è utilizzare il modello che abbiamo introdotto in questi anni per definire non solo una continuità dei finanziamenti ma anche rendere strutturale la coprogettazione con il Terzo settore. Anche l’esperienza che è stata fatta nell’Osservatorio Infanzia e Adolescenza, con le linee guida per il coinvolgimento dei ragazzi nella definizione dei progetti e delle politiche che li riguardano, deve avere una sua strutturalità e non dipendere dalla sensibilità di un governo o di un ministro. Si tratta di fare un investimento sull’elemento educativo, che non è solo quello scolastico: non ci sono politiche per natalità o per le pari opportunità efficaci se non si fondano su una sfida educativa».

E le comunità educanti, tanto celebrate e invocate in questi anni, ma così difficili da realizzare? «Il riscontro che ho, nei dialoghi e dall’utilizzo delle risorse, dice che l’aver dato indicazione per l’utilizzo delle risorse destinate ai centri estivi di costruire un rapporto tra Comuni e Terzo settore, ha innestato dei meccanismi virtuosi di coprogettazione, anche nei territori piccoli, coinvolgendo soggetti già esistenti ma che non erano connessi. Questa è la cifra principale del senso dell'intervento e della sua stabilizzazione».

Foto Unsplash


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