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Cooperazione & Relazioni internazionali

Libia: Ecco i numeri del nostro business “armato” con Gheddafi

di Giulio Albanese

Ciò che sta accadendo in Libia come in altri Paesi del mondo arabo è sintomatico del fallimento della globalizzazione. Un fenomeno su scala planetaria con diverse caratterizzazioni: dallo sfruttamento delle masse impoverite, alla legittimazione di non poche autocrazie. Tutto questo in nome di un business senza regole che ha delegittimato la politica occidentale a favore dell’alta finanza e più in generale dalle grandi banche. Ecco che allora il boomerang lanciato dal Primo Mondo ora torna indietro investendo Paesi come il nostro che hanno avuto l’ardire di fare business con personaggi inaffidabili del calibro di Muammar Gheddafi. E mentre continuano a pervenire dalla Libia drammatiche notizie sulla violenta repressione ad opera del regime, appare utile ricordare alcune informazioni che mi ha inviato il professor Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali “Archivio Disarmo” di Roma.

Forse non tutti sanno che Tripoli è un partner commerciale importante per l’Italia anche nel settore militare. Infatti in questo Paese è diretto circa il 2% delle esportazioni totali dell’Italia, ponendosi come l’undicesimo paese importatore delle armi italiane. Tra l’altro, dopo un leggero calo tra il 2005 e il 2007, nel 2008 il valore delle spese militari libiche ha ricominciato a crescere, raggiungendo la cifra di 1,1 miliardi di dollari nel 2008, aprendo quindi prospettive interessanti alle esportazioni di armi. In base ai Rapporti del Presidente del Consiglio dei Ministri sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, il valore delle esportazioni di armi italiane alla Libia è in costante crescita a partire dal 2006, anno in cui riprendono i flussi commerciali tra i due Stati. Le autorizzazioni alle esportazioni italiane in Libia per il 2009 sono state pari a circa 111,8 milioni di euro, in aumento rispetto ai 93 milioni circa del 2008 (in particolare bombe, siluri, eazzi, aeromobili e apparecchiature elettroniche). È utile ricordare che negli ultimi dieci anni diversi sono stati gli accordi stipulati con il regime di Gheddafi:

1)    La Agusta Westlands, una società del Gruppo Finmeccanica, ha venduto 10 elicotteri AW109E Power tra il 2006 e il 2009, per un valore di circa 80 milioni di euro. L’azienda, inoltre, afferma di avere venduto quasi 20 elicotteri negli ultimi anni, tra cui l’aereo monorotore AW119K per le missioni mediche di emergenza e il bimotore medio AW139 per le attività di sicurezza generale.

2)    Joint-venture: la Libyan Italian Advanced Technology Company (LIATEC), posseduta al 50% dalla Libyan Company for Aviation Industry, al 25% da Finmeccanica e al 25% da Agusta Westlands. LIATEC offre servizi di manutenzione e addestramento degli equipaggi dei velivoli AW119K, AW109 e AW139, tra cui servizio di assistenza tecnica, revisioni e fornitura di pezzi diricambio.

3)    Nel gennaio 2008 Alenia Aeronautica, un’altra società del Gruppo, ha firmato un accordo con la Libia per la fornitura di un ATR-42MP Surveyor, un velivolo adibito al pattugliamento marittimo. Inoltre, nel contratto, del valore di 31 milioni di euro, sono compresi l’addestramento dei piloti, degli operatori di sistema, supporto logistico e parti di ricambio.

4)    Itas srl, una società di La Spezia (secondo il Servizio Studi – Dipartimento affari esteri della Camera, doc.140-21/05/2010) cura il controllo tecnico e la manutenzione dei missili Otomat, acquistati a partire degli anni Settanta dal governo di Tripoli. L’Otomat è un missile a lunga gittata antinave.

5)    A seguito degli accordi contenuti nel Trattato di Bengasi, nel maggio 2009, la Guardia di Finanza ha proceduto alla consegna delle prime tre motovedette alla Marina libica per il pattugliamento nel Mar Mediterraneo, seguite nel febbraio 2010 da altre tre imbarcazioni (da una di queste sono state sparate raffiche di mitragliatrice contro un peschereccio italiano nel 2010).

6)    La Finmeccanica ha stipulato accordi con società libiche: A) Nel 2009 ha firmato un Memorandum of Understanding per la promozione di attività di cooperazione strategica con la  LIA (Libyan Investment Authority) e con la LAP (la Libya Africa Investment Portfolio).  B) SELEX Sistemi Integrati, società del Gruppo Finmeccanica, ha firmato nell’ottobre 2009 un accordo del valore di 300 milioni di euro per la realizzazione di un grande sistema di protezione e sicurezza dei confini.

Ha davvero ragione Simoncelli quando scrive nella sua missiva che “Solo ora, di fronte alla rivolta popolare che si sta diffondendo nei Paesi nordafricani, si scopre che questi regimi sono illiberali, mentre i governi occidentali li hanno appoggiati a lungo, fornendo armamenti in cambio di materie prime e opportunamente “distraendosi” sui temi fondamentali del rispetto dei diritti umani e delle elementari libertà civili conculcate in questi paesi, come nel caso libico”.


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