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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il processo Meredith, metafora delle relazioni Nord-Sud

di Giulio Albanese

Non vi nascondo, cari amici lettori, che il caso Meredith, per come è stato gestito dai media italiani e stranieri, mi ha terribilmente infastidito. Abbiamo assistito alla mercificazione di un dramma che ha coinvolto un’intera famiglia. Premetto, per chiarezza, che non mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere su questa vicenda se la conclusione del processo di secondo grado non avesse avuto in questi mesi così tanta risonanza sulla stampa… una stampa, duole doverlo scrivere, alla disperata ricerca del “Monstrum” di turno da consegnare al pubblico ludibrio.

Sta di fatto che per Amanda Knox e Raffaele Sollecito la sentenza è stata assolutoria D’altronde, chiunque avesse avuto modo di accedere agli atti processuali avrebbero arguito che il delitto di Meredith era collegato a più persone. E, inizialmente, i giudici togati e popolari non avevano manifestato dubbi a tale proposito. Poi però è subentrata, col tempo, una disparità tra le istanze di un povero ivoriano che non aveva neppure i soldi per farsi assistere alle udienze e quelle di due personaggi, di censo assai diverso, in grado di difendersi con legali d’alto rango. Il colpevole, alla fine, sarebbe una sorta di plebeo, Rudy Guede, condannato in via definitiva, per concorso in omicidio, a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato. E se da una parte è inopportuno e sconveniente schierarsi a favore dell’innocenza o della colpevolezza di Amanda e Raffaele – che dovranno comunque confrontarsi sempre con la voce delle loro rispettive coscienze – ciò che occorre evidenziare è la disparità di mezzi tra chi oggi è ancora in carcere e coloro che sono tornati invece in libertà. La mancanza dei mezzi necessari per reperire avvocati principi del foro con l’aggravante d’essere extracomunitario, ha comportato un serio svantaggio al ventitreenne ivoriano. Dopo un processo con rito abbreviato, oggi Rudy sconta una pena per concorso in omicidio. Ma cosa sarebbe successo se il giudizio avesse seguito il corso ordinario dei tre gradi?

La verità è che tra le forme di discriminazione è particolarmente grave anche quella che deriva dall’inadeguatezza del nostro sistema giuridico nel trattare i migranti come gli altri cittadini. Aggravato, nella fattispecie, da logiche più vicine al potere del denaro o di presunte verità mediatiche. In questo senso, la sentenza assolutoria nei confronti di Amanda e Raffaele può essere letta come la metafora del divario esistente, in termini di giustizia, tra il Nord e il Sud del mondo, tra i ricchi e poveri.


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