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Cooperazione & Relazioni internazionali

Durban: da domani conferenza Onu sui cambiamenti climatici

di Giulio Albanese

A Durban, in Sudafrica si cercherà da domani di trovare una soluzione per evitare che il pianeta si riscaldi con conseguenze catastrofiche per tutti. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, le possibilità che si trovi una soluzione sono scarse, anche a causa dell’attuale crisi economica globale, dopo i fallimenti delle conferenze di Copenaghen (2009) e Cancun (2010). Sta di fatto che il 1° gennaio 2013 scade il primo periodo di applicazione del Protocollo di Kyoto, e l’Europa vorrebbe una sorta di “road map”, auspicando magari l’ingresso di Stati Uniti e Cina, che da soli emettono il 50% dei gas che provocano il riscaldamento climatico. Le piccole isole del Pacifico promettono battaglia se non si giungerà a un risultato concreto, e già pensano ad una protesta come quella di “Occupy Wall Street” contro l’alta finanza. In effetti, sancire la morte di Kyoto sarebbe pura follia: gli attuali livelli di emissioni di gas serra stanno mettendo seriamente a repentaglio il futuro dell’umanità. Una cosa è certa: il coraggioso impegno europeo di ridurre le emissioni del 20% entro il 2020 ha senso solo se la volontà sarà planetaria. Servono comunque miliardi di euro d’investimenti pubblici che, allo stato attuale, è difficile reperire. Personalmente, condivido pienamente l’appello lanciato oggi da all’Angelus da Benedetto XVI che si è rivolto a coloro che parteciperanno alla conferenza di Durban: “Auspico che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”.


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