Media, Arte, Cultura

Achille Lauro canta le nostre “passioni tristi”

di Lorenzo Maria Alvaro

Un’amica ieri mi ha scritto su Whatsapp «la canzone di Achille Lauro è stupenda. Mi fa venire voglia di ballare e mi fa piangere allo stesso tempo. È una canzone molto drammatica ed è ancora più drammatico il fatto che la gente non lo capisca».

Che è in qualche modo la stessa cosa che Morgan spiegava in una divertente intervista con “Tv Sorrisi e Canzoni” quando chiariva «Ad un certo punto il pezzo diventa serio. E diventa struggente quando diventa una preghiera. “Dio ti prego salvaci da questi giorni. Tieni da parte un posto e segnati sti nomi”. La chiave è lì, come si può pensare che sia un pezzo superficiale?».

La mia amica sicuramente sarà rimasta colpita anche da altri passaggi del pezzo. Quando ad esempio Lauro canta “Non è follia ma è solo vivere, non sono stato me stesso mai, no non c’è niente da capire, Ferrari bianco si Miami Vice, Di noi che sarà”. Un attenzione al pezzo dovuto alla visione del video ufficiale che inzia con una citazione di Coco Chanel: “La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo”.

Personalmente trovo il brano bruttino. Nel senso che musicalmente mi risulta abbastanza insignificante. Ammiro però la scelta di Lauro di portare a Sanremo un brano pop punk cambiando completamente genere e lasciando in disparte la trap che è il suo mondo di riferimento, anche come funbase. Ma il fatto che l’esecuzione più convincente sia quella fatta in featuring con Morgan che, con la sua anarchia, ha dato credibilità alla canzone dimostra in qualche modo questa debolezza.

È certamente vero in ogni caso il fatto che sia un pezzo drammatico, serio e intelligente che, giocando sull’edonismo e l’esibizionismo tipici della nostra società, fa emergere tutto il dramma di queste giovani generazioni caratterizzate, come insegna Miguel Benasayag, da quelle che definisce “passioni tristi”.

Al netto delle polemiche assurde sui cattivi messaggi delle nuove leve della musica italiana, Achille Lauro con questo brano dimostra come, spesso, dietro a personaggi e maschere di scena si nascondano le inquietudini, le paure e i desideri di giovani e meno giovani. Sarebbe serio ascoltarle.


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